Proposta per un nuovo Teatro Valle

Riprendiamoci il Valle

[Pubblichiamo il comunicato stampa presentato dagli occupanti nel corso della conferenza di martedì 5 luglio]

www.teatrovalleoccupato.it

 Il 14 giugno un gruppo di lavoratrici e lavoratori dello Spettacolo, cinema/teatro/danza, artisti/tecnici/operatori, hanno occupato il Teatro Valle per salvarlo da un futuro incerto e da un bando pubblico che lo affiderebbe a un privato. Gli occupanti hanno lanciato un appello firmato da oltre 8000 persone. Cittadini, artisti, addetti ai lavori, operatori, personalità della cultura italiana e internazionale, hanno partecipato alla vita del Teatro Valle, che si è affermato come spazio dal forte valore simbolico a livello nazionale, luogo di condivisione di idee ed esperienze, elaborazione di pensiero politico e critico, secondo una scelta di cittadinanza attiva.

Dal confronto nato nelle assemblee di queste settimane è emerso chiaramente che il Teatro Valle deve rimanere pubblico, ed essere riconosciuto e tutelato come un bene comune, con un diritto soggettivo ed un finanziamento dedicato alla gestione delle attività, nelle forme giuridiche di ente o di fondazione. Circa la sua vocazione artistica si è affermata l’idea di creare un centro dedicato alla drammaturgia italiana e contemporanea.

Nel 150° dell’Unità d’Italia è fondamentale la nascita di un teatro dedicato alla scrittura teatrale, attento alla formazione e capace di interloquire alla pari con i suoi omologhi esistenti e operanti all’estero: il Royal Court Theatre di Londra, il Thèatre de la Colline di Parigi, la Schaubuhne di Berlino.

Il teatro dove debuttarono i Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello, rivoluzionando ed affermando al tempo stesso la drammaturgia italiana è naturalmente il posto più indicato a svolgere tale funzione. Thomas Ostermeier, direttore artistico dello Schaubuhne ha incoraggiato, con una lettera, l’iniziativa.

A fianco della sua vocazione alla scrittura teatrale italiana, data la particolare natura del palcoscenico del Valle e la storia e la preparazione delle sue maestranze, proponiamo che il Teatro diventi un centro di formazione per tecnici di palcoscenico, valorizzando un’arte italiana riconosciuta in tutto il mondo.

Il Teatro Valle è un luogo importante della vita teatrale del nostro Paese. Gli occupanti chiedono che rimanga pubblico perché l’esigenza di metterlo a profitto rischierebbe di snaturarne la vocazione artistica. Si chiede che la Repubblica si assuma la responsabilità di salvaguardare tale vocazione rispettando il suo impegno di “tutela del patrimonio storico e artistico della Nazione” così come stabilito dalla costituzione.

Gli occupanti hanno inviato una lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per chiedergli di sostenere l’iniziativa.

Gli occupanti sono consapevoli delle difficoltà economiche e finanziarie del Paese, proprio per questo ritengono che la situazione vada affrontata non più con una cieca politica di tagli, ma con progetti lungimiranti che riducano gli sprechi e valorizzino i talenti artistici che costituiscono una risorsa fondamentale e trainante per tutto il paese.

Un futuro rinnovato del Teatro Valle rappresenterebbe un punto d’inizio importante per tutti, inaugurando una nuova stagione delle politiche culturali italiane che riporti al centro del sistema sociale l’arte, il sapere e la creatività attraverso riforme radicali che garantiscano efficienza e autonomia nella gestione pubblica, consentano un intervento virtuoso dei privati e restituiscano dignità ai professionisti del settore con leggi che ne riconoscano le specificità e i diritti.

Con il contributo di Ugo Mattei, docente di diritto civile all’Università di Torino e autore del quesito referendario sull’Acqua, si stanno immaginando forme nuove di gestione etiche che prevedano la possibilità di una direzione artistica plurale con la garanzia di un turn over; un principio “ecologico” che garantisca l’equilibrio nella distribuzione delle risorse fra piccole e grandi produzioni, tra formazione e ospitalità; l’equità nelle paghe, stabilendo una forbice tra minime e massime; una politica dei prezzi, accessibile e progressiva; organismi di controllo indipendenti; trasparenza e leggibilità dei bilanci attraverso la pubblicazione in rete; elaborazione di un codice etico, modello per tutti i teatri e le compagnie.

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