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Lavoroculturale#10. Ieri oggi e domani

Quello che pubblichiamo oggi è il secondo articolo di uno speciale sul lavoro culturale oggi. Si tratta di una tavola rotonda collettiva con alcune/i dei redattori e delle redattrici del blog (la lista è in fondo).

Il lavoro culturale ai tempi della malaria

Brividi improvvisi e tremori intensi, mentre sale la temperatura e cala il sostegno della ragione. La malaria, si sa, esaurisce il senso del domani mentre distoglie l’attenzione dall’oggi. Nessun proposito, nessuna memoria o spessore del tempo: ogni riflessione, ogni confronto d’opinioni, ogni energia critica è persa. Il lavoro culturale al tempo della malaria è come un atto di resistenza, prima di tutto a se stessi, nel tentativo di osteggiare l’inerzia, allontanare il senso della fine e il piacere che provoca. Dentro le università, qualcuno lo diceva da tempo: morte dell’arte, del teatro, del cinema e della letteratura, morte della cultura, dell’impegno e del mondo. Credendo di annunciarla come un presagio, della fine non erano altro che sintomi. Al tempo della malaria, se la cultura è sensibile e per prima ne risente, la società tutta non sta affatto bene. Ma c’è chi teme un peggioramento, un contagio reciproco, e si tende a evitare ogni incontro: meglio lasciarle separate. Che chi ha l’ambizione di studiare non s’immischi con le cose del mondo; che i libri restino chiusi in se stessi. Questione di pubblica sicurezza. Al tempo della malaria, se la società tutta non sta affatto bene, dentro le università non è che […]

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