
Il video a 360 gradi
Una nuova frontiera dell’esperienza cinematografica.
Sismografie ha ospitato lo scorso 6 maggio un articolo in cui Alessandro Cattunar parlava di In/visible cities, un festival in cui la multimedialità si connetteva a contesti urbani e memoria del territorio. Ospitiamo oggi una riflessione di Emanuela Di Guglielmo e Marina Brancato a partire dalla loro partecipazione al festival.
Si apre a Gorizia oggi, 6 maggio 2016, quarantesimo anniversario del terremoto del Friuli, la seconda edizione del Festival “In\visible cities”. Si tratta di un incontro virtuale e reale allo stesso tempo tra il patrimonio urbano e i linguaggi artistici, digitali e interattivi che possono descrivere e raccontare le città.
La multimedialità, ossia l’uso integrato di tecniche, strumenti e forme espressive fino a pochi anni fa distinti o incomunicanti, caratterizza da cima a fondo l’esperienza della narrazione in Rete.
La pertinenza semiotica dei fenomeni espressivi e di comunicazione generati dall’affermazione delle nuove tecnologie, e caratterizzati in particolare da multimedialità e da interattività, può essere esplorata attraverso la ripresa e la messa in gioco di un concetto classico come quello di enunciazione.
Il contributo intende ricercare, al di là delle più apparenti, e talvolta corrive, distinzioni, alcune fondamentali differenze tra le forme antiche della narrazione e quelle più attuali, supportate dalle odierne tecnologie della comunicazione.
Una recensione all’ultimo libro di Pietro Montani “Tecnologie della sensibilità. Estetica ed immaginazione interattiva” (Cortina, 2014).