Uno spirito si aggira per il mondo…

Uno spirito si aggira per il mondo e poche persone se ne accorgono. Quello di cui parlava Marx nel manifesto si aggirava per l’Europa. Aveva forma spettrale e cominciava ad essere conosciuto. Quasi tutti si preparavano a combatterlo. Il fantasma che circola nell’inizio del terzo millennio è ovunque, in tutti i continenti ma non fa paura a nessuno.

Fabrizio Sabelli [*]

Uno spirito si aggira per il mondo e poche persone se ne accorgono. Quello di cui parlava Marx nel manifesto si aggirava per l’Europa. Aveva forma spettrale e cominciava ad essere conosciuto. Quasi tutti si preparavano a combatterlo. Il fantasma che circola nell’inizio del terzo millennio è ovunque, in tutti i continenti ma non fa paura a nessuno.

Esso è quasi ignorato, forse, perché non ha un nome, non ha un programma, non ha una ideologia.

Lo spirito che si aggira per il mondo è nel corpo di centinaia di migliaia di persone che hanno tutti lo stesso nome: gli “occupanti indignati”.

L’espressione designa un fenomeno culturale e politico che la maggior parte degli osservatori, non esclusi i giornalisti, non riescono a comprendere e ancor meno ad analizzare. Perché la maggior parte degli osservatori sembrano spaesati nel giudicare e nel valutare l’importanza del fenomeno? E perché le tante persone che seguono le vicende degli “occupanti indignati” si interessano per lo più agli eventi provocati dai loro metodi di comunicazione irregolare e spesso sorprendente e non percepiscono se non intuitivamente i loro messaggi, considerandoli chimerici anche se suggestivi? La spiegazione più diffusa: perché non è possibile inquadrare questo movimento negli schemi dell’agire sociale e politico ai quali siamo abituati da due secoli. È forse vero. Ma esiste un’altra risposta più convincente a questo interrogativo: le parole del fantasma che si aggira nelle nostre città sono poco ascoltate perché svelano la realtà così come è; tentano di smascherare il mondo ricreato illusoriamente da una narrazione di tipo religioso, la dottrina neo-liberale, (credenza unica, autorità supreme, dogmi, meritocrazia, promesse di felicità, miracoli economici, accettazione obbligatoria del sacrificio, ecc.) che ha modificato a poco a poco la percezione collettiva della realtà nella quale viviamo.

Il linguaggio dell’indignazione è poco comprensibile perché nella condizione neo-liberale la visione dell’individuo e quella delle sue relazioni con gli altri e con il suo ambiente hanno quasi totalmente cancellato la sua vera natura di animale sociale; perché scoprire il mondo come è e non come è rappresentato comporta delle scelte che appaiono più costose di quelle imposte in condizione di cecità mentale. Ecco perché lo spettro che gli “occupanti indignati” incarnano non fa paura, come fu il caso della rivoluzione comunista.

Quando i manifestanti della Puerta del sol a Madrid dicono al mondo intero che i popoli non sono vittime di una crisi ma di una truffa planetaria sapientemente organizzata insinuano un dubbio nelle certezze radicate nella coscienza di milioni di persone, soprattutto quelle che subiscono le conseguenze della ingiustizia senza conoscerne la ragione. “L’abitudine della disperazione è più terribile che la disperazione stessa”, scriveva Albert Camus.

L’infinito nel tempo e nello spazio che il cristianesimo ha introdotto nella religione, il capitalismo nella sua versione neo-liberale lo reinventa nell’economia. I movimenti di capitale in quanto auto-movimento “meccanico” del valore, la ricchezza monetaria che genera ricchezza, l’indebitamento che crea indebitamento sono processi senza fine che si nutrono vicendevolmente. Il merito degli “occupanti indignati” non è di spiegare la complessità di questo ordine insensato e suicida, ma di farne intravedere l’assurdità con gli strumenti ed i metodi messi a disposizione dalla tradizione culturale ed artistica.

I messaggi sintetici che circolano nei luoghi occupati, come “le banche mentono, i vostri soldi non ce li hanno più” (traduzione dal francese “Les banques mentent! Votre argent n’existe pas”), non hanno lo scopo di spiegare la complessità nel nostro mondo economico. Sono “caramelle” linguistiche da gustare con lentezza fino a scoprirne tutti i sapori. Sono missive poetiche, come “l’avvenire appartiene a chi crede nella bella bellezza dei suoi sogni”, che non scuotono l’intelligenza analitica ma la sensibilità emotiva. In molti casi, come sta avvenendo i molte città statunitensi, la diffusione delle missive è effettuata con altri strumenti di traduzione dei contenuti, frutto di atti di creazione artistica nel campo della grafica, della fotografie, della video-arte, della danza contemporanea e del teatro. Per la prima volta nella storia, stanno cadendo le frontiere che, salvo rare eccezioni, hanno separato il mondo della creazione da quello della riflessione sulla politica.

La pratica dell’“occupare” sta così diventando un atto al tempo stesso fisico e metaforico. Si prende possesso di luoghi per “visitare” la testa delle persone, facendo leva sulla loro sensibilità e la loro predisposizione à sognare un cambiamento di vita e di società.

Il metodo di comunicazione del movimento è basato sul principio che quasi tutti i destinatari dei loro messaggi (99% della popolazione) sono predisposti a recepirne il senso. Se l’ipotesi di questa “predisposizione” è frutto di una semplice intuizione sociologica, la sua validità è stata confermata da moltissimi osservatori della economia e della finanza, fra i quali alcuni premi Nobel. L’efficacia comunicativa del metodo è in gran parte dovuta al fatto che gli autori del messaggio non incarnano alcuna autorità; che la diffusione delle informazioni, nel presentarsi nella forma di “atti di creazione”, è assimilata a un dono totalmente gratuito e svincolato da qualsiasi genere di attesa di un “ritorno” interessato. Insomma, l’”occupare”, inteso in questo senso, appare come un “anti-marketing”: un dare senza intenzione di ricevere.

L’avvenire del movimento degli “occupanti indignati” si gioca sullo sviluppo e l’arricchimento di questa forma di “amabile e rispettosa penetrazione” nella testa delle persone vittime di quel terribile morbo che è la cecità mentale , che il contagio neo-liberale ha diffuso nel mondo da ormai trenta anni. Come dice Pierre Bourdieu, “osservare il mondo per pensarlo” è il primo atto di una rivoluzione culturale ed artistica che, per il momento, è stata solo annunciata sulle piazze del mondo.

[*] Antropologo e giurista

Print Friendly, PDF & Email
Close