
Basaglia tra le righe: per un’analisi del...
Pubblichiamo un estratto da “Lavoro totale. Il precariato cognitivo nell’età dell’auto imprenditorialità e della Social Innovation” di Maurizio Busacca (CheFare / Doppiozero).
Pubblichiamo un estratto da “Lavoro totale. Il precariato cognitivo nell’età dell’auto imprenditorialità e della Social Innovation” di Maurizio Busacca (CheFare / Doppiozero).
L’intervista concessa da Daniel Zamora alla rivista Ballast è stata recepita alternativamente come una coraggiosa operazione di profanazione nei confronti di una figura divenuta intoccabile o come uno scaltro maquillage di vecchi spunti critici pretestuosi finalizzato soprattutto a strategie di auto-promozione.
[Condividiamo oggi l’articolo pubblicato da Il quinto stato sugli effetti della riforma del lavoro approvata alla Camera il 27 giugno. Riteniamo oggi più che mai necessario dedicarsi ad un rafforzamento delle reti dei lavoratori indipendenti che in questo paese rappresentano la sintesi più realistica e faticosa dello stato di salute di una cultura sempre più vessata.] di Il quinto stato Con 393 si, 74 no e 46 astenuti, l’eufemistica riforma del “mercato del lavoro in una prospettiva di crescita” è stata approvata il 27 giugno dalla Camera in ossequio della scadenza imposta dall’appuntamento del consiglio europeo di oggi. Un titolo beffardo per un Paese che entra nel quarto trimestre consecutivo di recessione, in cui l’unica cosa che cresce è il tasso di disoccupazione, prossima ufficialmente all’11%, ma se misurata realmente sfiora il 20%, mentre quella giovanile è già intorno al 35%. E’ un successo assai misero per una maggioranza governativa da grande coalizione, chiamata ad approvare “riforme di struttura” e “salvare il Paese”. La sincope impressa ai tempi di approvazione di un provvedimento che, è stato detto da tutte le forze di maggioranza oltre che dallo stesso presidente del Consiglio Mario Monti, “verrà modificata”, può essere spiegato in vari modi. Penalizzare il […]
Prospettive di cambiamento non convenzionale del mondo del lavoro Domani, a partire dalle 17.30 il lavoro culturale sarà a Forte Marghera (Venezia), a parlare di lavoro precario, indipendente e nuove possibili forme di mercato assieme a La Repubblica degli Stagisti, la Nuvola del Lavoro /Corriere.it, Global Project, e Re:fusi (giornalisti veneti freelance). Nel tempo del “non lavoro” L’Assessorato alle Politiche giovanili del Comune di Venezia, con il suo Informagiovani, ha scelto di dare voce ai giovani che il lavoro vogliono riprenderselo. L’iniziativa è rivolta a tutti i precari, lavoratori atipici e co.co.pro. che vogliono confrontarsi e informarsi sul mondo del lavoro che sta cambiando. Ad approfondire le tematiche sul mondo degli stage, sul precariato, sulla maternità e sui tratti salienti della riforma del lavoro saranno: Eleonora Voltolina – La Repubblica degli Stagisti Fabio Savelli – la Nuvola del Lavoro /Corriere.it Marco Baravalle –Global Project Silvia Jop – il lavoro culturale Antonella Scambia – Re:fusi (giornalisti veneti freelance) Qui l’ evento su facebook L’iniziativa è organizzata anche con: Associazione Lunaria, Coperativa Co.Ge.S, Coperativa Sumo e la collaborazione di: MarcopoloSystem, Controvento, Laperiferia, La Nuvola del lavoro, Repubblica degli Stagisti, H2O Teatro non potabile, Venetiae Alumni. Info & Contatti: www.veneziagiovane.info 041-5346268 informagiovani [at] comune.venezia.it (informagiovani)
[continuano in nostri articoli in vista dei seminari del 16 e 17 maggio; oggi torniamo a seguire le riflessioni su lavoro intellettuale e mondo digitale]
Mio padre, Renato, era saldatore tubista. Uno che aveva iniziato a lavorare a quattordici anni e che già a quaranta aveva subito l’invasione degli ultracorpi (metalli pesanti) e non ci sentiva per i tonfi del cantiere. Un lavoro per lui doveva essere qualcosa per cui ti facevi il culo. Quelli che stavano a un tavolino e non sudavano, non lavoravano. Qualsiasi cosa fossero, ragionieri avvocati o professori, facevano parte di un’unica categoria: i preti. Gente che non aveva voglia di lavorare. Un giorno gli lessi queste parole di Bianciardi da Il lavoro culturale – attribuite a un tal Corinto, muratore invalido e poi bidello stalinista, ma figlio d’anarchici. Fu una rivelazione: gli apparve Mao e rimase a bocca aperta: Viene uno e dice che vuol fare il ragioniere. “Tu”, dico io allora, “vuoi fare il ragioniere, vero?”. “Sì”, risponde quello. “Proprio il ragioniere?” “Sì”, dice lui, “il ragioniere”. “Allora”, dico io, “guarda. La ragioneria è al secondo piano. Lo vedi quel sacco lì, nel cortile?”. “Sì”, fa il ragioniere. “È pieno di polvere di marmo”, faccio io. “La ragioneria è al secondo piano. Ora tu, caro ragioniere, al secondo piano, dove c’è la ragioneria, ci porti il sacco pieno di […]
Il lavoro non paga di Simone Ghelli [*] Il lavoro non paga apre un ciclo di approfondimenti dedicati ai riflessi di Bianciardi nel mondo dell’editoria, del precariato intellettuale, della letteratura e nella cultura visiva, tra cinema e documenti video.