Piccola storia di una grande impresa. A Venezia nelle ultime settimane un gruppo di cittadine e di cittadini ha deciso di tentare di impedire che l’ennesimo pezzo di città, messo all’asta dal Demanio, venisse privatizzato dal ricco imprenditore di turno.
Così, da un gruppo di amici al bar – forse addirittura quattro e, a questo punto, sicuramente “che volevano cambiare mondo” – è nata l’idea di un’associazione di acquirenti (99 euro per 99 anni), aperta a chiunque volesse condividere la realizzazione di un desiderio concreto: restituire alla città uno dei polmoni verdi della sua laguna. In poche ore, attraverso un passaparola che ha viaggiato tra gli imbarcaderi dei vaporetti e le pagine facebook di centinaia di persone, la neonata associazione Poveglia per tutti ha raccolto un’ondata di consensi e contributi scavalcando in modo straordinario non solo le aspettative ma anche i confini del Comune della città.
L’idea che non solo Venezia – una delle città più turistiche del mondo – avesse effettivamente una popolazione residente (cosa che molto spesso stupisce il turista medio) ma per giunta, avesse dei residenti innamorati della propria terra disposti a lanciarsi in un’avventura tanto utopica, ha fatto il giro del globo in pochissimi giorni seducendo chiunque ne venisse a conoscenza. Così, dall’intenzione di “quattro amici al bar”, Poveglia per tutti è diventata l’impresa straordinaria di migliaia di persone dentro e fuori Venezia che hanno deciso di sostenere non tanto un desiderio, quanto più un atto di volontà: acquistare per novantanove anni un’isola abbandonata da decenni, per restituirla alla città e ai suoi abitanti avviando le basi per un progetto no-profit ed eco-sostenibile. Bonificare l’isola, trasformare una porzione di terra in orti urbani, rendere parco pubblico le zone dove la vegetazione è più rigogliosa e riqualificare la parte edificata.
Oggi alle 11, il Demanio renderà pubblica la lista dei concorrenti all’asta (che si svolgerà online) a cui parteciperanno anche le migliaia di cittadine e cittadini riunitisi sotto la sigla Poveglia per tutti. Sulla base di un criterio unicamente economico, verranno selezionate le cinque migliori offerte che il 13 maggio concorreranno alla seconda fase dell’asta.
Per disporre di maggiori elementi per seguire da vicino l’evoluzione delle prossime ore e per provare a raccogliere almeno una parte del senso di questa esperienza, è a questo punto necessario cambiare passo e ripercorrere più in profondità alcuni dei tratti più significativi di questa storia.
A seconda della stagione ogni luogo ha un suo odore che, giorno dopo giorno, si acuisce o attutisce. Mescolati ai corpi più o meno grigi delle città, tante volte sono le piante e i fiori a dirci dove siamo e in che mese. Si tratta di un insieme di corrispondenze che sappiamo riconoscere a pieno quando ci sentiamo a casa. Una casa di quelle che non necessariamente hanno a che fare con il posto in cui siamo nate e nati. La capacità di riconoscere gli odori di un luogo, a differenza del possesso dei documenti, costituisce una possibilità democratica di conferimento di diritto di cittadinanza a una persona perché intrinsecamente legata all’amore, alla presenza, alla costanza del ritorno e al desiderio della cura che si nutre e con cui ci si dedica a quello stesso luogo.
A Venezia il senso del tempo passa dal punto d’incontro tra l’aria della laguna e quella del legno arrugginito delle barche. Ci sono delle volte in cui, camminando o attraversando un canale in barca, rallentando, socchiudendo gli occhi, alzando la fronte al cielo e respirando a fondo, i polmoni si riempiono di un sapore di legno salato e scottato dal sole: “È la primavera che si fa estate”, ci si dice, mentre si gode dello stordimento che dà sentire come quell’intreccio intenso e scheggiato di odori esplode nelle vene.
Domenica scorsa mentre la darsena di Malamocco, al lido di Venezia, si riempiva di persone che arrivavano via terra e via mare, per partecipare alla festa dell’associazione Poveglia a ridosso della conclusione della campagna di sensibilizzazione in vista dell’asta di oggi, l’odore di laguna salata misto a quello del legno scottato dal sole, regnava nell’aria. È un fatto recente quello che ci racconta di una Venezia capace di raccogliersi attorno a un principio di condivisione non escludente e soprattutto capace di prescindere dal mito delle origini. Letteralmente invasa quotidianamente dal doppio dei suoi residenti, Venezia nel corso degli ultimi decenni, in assenza di politiche istituzionali capaci di incentivare e sostenere nuove forme di residenzialità e cittadinanza, necessarie a bilanciare maggiormente l’insostenibile disequilibrio tra abitanti e stranieri di passaggio, ha finito per arroccarsi su posizioni identitarie ed escludenti.
Oggi invece, assieme alla lotta contro il passaggio delle Grandi Navi in laguna, il percorso socio-culturale che sta prendendo corpo attorno all’esperienza dell’associazione Poveglia per tutti, apre una nuova finestra sulla città e nella città. Da un lato, con il comitato #NoGrandiNavi – più caratterizzato da una cultura politica di matrice movimentista – negli ultimi anni si è riattivato il tessuto connettivo tra alcune delle realtà associative più attive sul territorio che a loro volta sono entrate in relazione con altre esperienze di movimento nel resto del paese. Dall’altro, con il percorso costituente dell’associazione Poveglia per tutti – seppur attraverso un approccio meno radicale – la città sembra darsi la possibilità di pensarsi nuovamente a partire dalla ridefinizione dei propri principi fondanti. A fronte di almeno trent’anni nel corso dei quali le pratiche di patrimonializzazione che hanno investito la città ne hanno favorito la s-vendita (realizzando quindi la degenerazione massima di una cultura del patrimonio indirizzata al consumo di un bene anziché alla sua tutela ai fini di una sua valorizzazione), l’esperienza realizzatasi attorno all’isola messa all’asta sembra aver spinto in una direzione differente. Seppur sempre nel dominio di una compravendita e delle contraddizioni che ne conseguono, Poveglia per tutti costringe tutte e tutti noi a farci carico di una responsabilità – rispetto alla quale le autorità competenti sembrano gravemente mancanti – : quella della qualità della vita che non può esimersi dal rispetto delle persone con cui viviamo e con cui condividiamo acqua, terra e aria.
Assieme ai punti enunciati nella carta costituzionale redatta dai fondatori dell’associazione che mirano a mettere in evidenza l’importanza del carattere etico con cui nasce e si sviluppa l’intenzione di acquistare l’isola, a fare la differenza sono state le modalità di conduzione del processo.
Parallelamente a una raccolta fondi/tesseramento realizzata in tantissime parti della città, sono state organizzate assemblee di presentazione del progetto in molte aree del Comune che, ad oggi, per un motivo o per un altro, erano state spesso trascurate. La tendenza, sopra menzionata, a trincearsi dietro al mito della purezza, ha portato la città a percepire la propria unità sempre più frammentata e di conseguenza ha fatto sì che certi preconcetti o snobismi di una parte sull’altra finissero per ossificarsi: raramente qualche cosa che nasce nel cuore del centro storico viene portata sulle isole e/o a Mestre e viceversa. Questa volta invece, l’entusiasmo per l’avventura assieme a un senso di condivisione basato sulla volontà della cura e della tutela verso un luogo e la sua frequentazione, hanno spostato l’asse dell’equilibrio dell’impresa in un centro più diffuso: Venezia centro, Mestre, il Lido, la Giudecca, Castelfranco.
Il valore aggiunto di questa capacità di presa sul territorio risiede nell’intenzione, realizzata, di raccogliere, assieme al consenso e al contributo, anche partecipazione attiva da parte di tutta la popolazione. Questo atteggiamento, serio e partecipativo, ha fatto sì che l’associazione, in poco più di venti giorni, sia stata in grado di accogliere un centinaio di volontari organizzatisi in gruppi tecnici di lavoro – definiti in base alle competenze specifiche di ognuno – dedicati da un lato alla gestione della campagna di sensibilizzazione e dall’altro alla strutturazione del progetto con cui concorrere all’asta. Questa fase del percorso si è conclusa lunedì sera con l’assemblea dei soci durante la quale quattrocento persone si sono ritrovate per discutere le modalità con cui partecipare all’asta.
Il percorso di Poveglia per tutti si inscrive nel tessuto di un’Italia compressa tra le macerie di un dispositivo di istituzioni al collasso all’ombra delle quali la società civile si trova costretta a re-inventare, giorno dopo giorno, l’architettura della propria esistenza. Tenendosi alla larga dal rischio di una supplenza perenne da parte dei cittadini nei confronti delle istituzioni, la convivenza tra quel vuoto amministrativo e questo pieno di cittadinanza, in bilico sul filo del paradosso, potrebbe al tempo stesso generare, proprio ora, nuove forme di istituzioni del comune fondate su un diritto che per essere tale ci chiede di essere sempre vivo. La realtà ci sta mettendo davanti a un dato di fatto: sta a noi ora imparare a raccoglierlo oppure lasciarcelo sfuggire. A Venezia intanto le cittadine e i cittadini hanno lanciato il loro amo, vedremo il pesce più grosso cosa deciderà di fare…
[Da qui si può contribuire a Poveglia per tutti]