Voci lontane, voci straniere, voci d’arte. Voci di Fonte

Al via l’ottava edizione del festival Voci di Fonte che, promosso da laLut insieme al Comune di Siena, si svolgerà dal 18 al 24 giugno.

Il festival rappresenta da sempre un importante momento d’incontro culturale e artistico per la città e quest’anno l’ampia offerta del cartellone è caratterizzata da eventi diversi tra loro, ma legati dai temi del lavoro, dell’identità e della creolizzazione che faranno da filo conduttore, a cominciare dalla presenza del progetto europeo Playing Identities, coordinato dalla Scuola Superiore Santa Chiara di Siena. Dal progetto, ispirato al lavoro dello studioso Edouard Glissant a cui è dedicata questa edizione, è nata la performance itinerante condotta da Balletto Civile che sarà presentata il 20 e 21 giugno al Santa Maria della Scala e che metterà in scena il prodotto degli incontri avvenuti attraverso le residenze artistiche nei paesi partner del progetto.

Lavoro e identità sono anche i temi rispettivamente di Fabbrica, lo spettacolo che Ascanio Celestini ha creato dalle testimonianze raccolte da operai di tutta Italia, e del concerto L’amico di Cordoba, di Servillo/Girotto/Mangalavite, risultato dell’incontro tra diverse esperienze musicali e culturali italo-argentine.

L’arte come traduzione di identità, ma anche come stimolo per un “punto di vista” sempre nuovo. Questo l’obiettivo di Voci di Foto, le due esposizioni fotografiche che inaugurano il Festival sabato 18 giugno al Santa Maria della Scala. Daniela Neri in Playing Identities/Creolimage ha seguito le tappe del Creole Performance Cycle raccogliendo la sfida di restituire il linguaggio di scena attraverso la fotografia. La mostra è la messa in forma della sguardo del testimone sulla scena e una riflessione sulla fotografia come mezzo che “parla” il palcoscenico. Transmediterranea è invece un reportage di storie individuali e di gruppi che Mattia Insolera ha raccolto viaggiando per i porti del Mediterraneo per raccontare la geografia umana del mare “nostrum”, luogo di scambio per eccellenza.

Il festival, fin dalla sua prima edizione, abita i luoghi più suggestivi della città come le Fonti di Pescaia ed il Santa Maria della Scala, e quest’anno porta l’arte anche nel centro storico, con l’istallazione in Piazza Salimbeni di Luca Baldini, Studio Q-bic di Firenze. La piazza non è solo un luogo di passaggio, ma torna ad essere il punto di incontro e di scambio di idee. L’opera è la carcassa di un’auto rottamata che dà vita ad un albero, simbolo di speranza per un futuro e una città sempre più in accordo con la natura.

Voci di Fonte come crocevia di culture e linguaggi creativi e incontro con le realtà più vive della città. Quest’anno a collaborare con lo staff ci saremo anche noi de Il Lavoro Culturale. Il nostro progetto nasce come spazio di riflessione sulle responsabilità delle scienze umane nei confronti del contemporaneo, ha animato l’ateneo senese con un calendario di incontri seminariali e continua a imperversare sul web. Abbiamo organizzato e curato alcuni eventi nel cartellone di Voci di Fonte come il reading Spinoza. Una risata vi disseppellirà e la performance Il lavoro di Bianciardi. Durante questa settimana saremo un osservatorio del festival, un punto di vista privilegiato da cui seguire gli eventi e uno spazio aperto di circolazione e di scambio di idee.

 

Di seguito l’intervista a Gianni Berardino, direttore artistico di Voci di Fonte insieme ad Angelo Romagnoli.
Quest’anno i termini chiave del festival sono identità, creolizzazione e lavoro, in che modo i termini animano gli eventi in cartellone?

Questa edizione nasce sotto il segno del progetto Playing Identities, nato tre anni fa quasi per caso. Occupandoci di emigrazione, io ed Angelo Romagnoli, ci siamo avvicinati al lavoro di Edouard Glissant, e da lì è nata l’idea di presentare un progetto europeo in collaborazione con diverse figure intellettuali. Nel titolo è presente la parola play che si riferisce al gioco dell’identità, ma anche all’arte della messa in scena. Il sottotiolo Migrazione, Creolizzazione, Creazione mette in risalto proprio la volontà di sperimentare attraverso le pratiche artistiche. Da qui nasce il laboratorio Creole Performance Cycle, che è anche il fulcro di questa edizione di Voci di Fonte.

Ecco che i temi portanti dell’edizione si ritrovano nelle performance di Balletto Civile, in Fabbrica di Ascanio Celestini, ma anche in Joy di Davide D’Antonio e Roberto Capaldo che costruisce l’identità attraverso l’appropriarsi o il disfarsi di oggetti materiali. Grande risalto si è voluto dare anche alla Compagnia dei Girasoli, in scena con Silenzio e formata da utenti e operatori dei servizi psichiatrici della Val d’Elsa, che mettono sul palco un’arte “pura”, quasi del tutto priva del processo di immedesimazione.
Il progetto prevede allora una commistione culturale, identitaria ed artistica, ma questo approccio è caratteristico di Voci di Fonte anche a livello strutturale. Il festival, oltre che abitare il luoghi più affascinanti di Siena, coinvolge infatti anche molte realtà cittadine, tra cui quest’anno anche Lavoro Culturale. Come è nata e quali sono le aspettative di questa collaborazione?

Il senso profondo del nostro intento va ricercato nella nascita di Voci di Fonte, avvenuta nel 2002, quando laLut “occupa” le Fonti di Pescaia per costruire un progetto culturale legato prima di tutto allo spazio. Come qualsiasi forma di vita, la cultura per nascere ha bisogno prima di tutto dell’ambiente e del territorio. Questo non riguarda solo le risorse finanziarie, ma soprattutto le reti sociali e comunicative. La cultura non è mai eccezionale, deve invece risiedere in un territorio, nelle persone che lo abitano e nella comunità. Costruire questo tipo di ambiente significa anche creare un rapporto col pubblico e formarlo, attraverso una sinergia di identità: operatori, artisti, pubblico e istituzioni. La sfida principale è inoltre quella di intercettare il movimento culturale del luogo e qui entra in gioco Lavoro Culturale, che si inserisce, attraverso le diverse figure intellettuali che lo animano, contribuendo a creare un ambiente fertile per il futuro.

Il nostro obiettivo quindi era anche quello di entrare in dialogo con chi si interessa della cultura dal punto di vista dell’osservatore, attraverso l’analisi e la mediazione proprie della figura dell’intellettuale.
Voce di Fonte mira a creare collaborazione e dialogo con il tessuto culturale cittadino anche attraverso il progetto Festival di Siena. In cosa consiste l’idea e quali sono le prospettive future?

L’idea è nata da me ed Alessio Rosati (fondatore del Festival Contemporaneamente Barocco) a partire dall’idea che, se il territorio non cresce culturalmente, può farlo forse unendo le risorse e le idee più lontane. Allora l’obiettivo è un cartellone unico di eventi a Siena, che mira dare un’offerta artistico e culturale molto ricca . Il progetto prevede la collaborazione di tutte le realtà creative della città per un evento totale: istituzioni come la Chigiana, il Siena jazz o anche Lavoro Culturale, potrebbero giocare un ruolo fondamentale, per creare un happening artistico dentro e fuori le mura senesi.

Lo sforzo che necessita questo progetto è grande, ma siamo pronti a raccogliere la sfida.

Print Friendly, PDF & Email
Close