Come sta il cinema italiano? L’abbiamo chiesto a Simone Catania

Produttore, montatore, regista, sceneggiatore, artista visivo e formatore, Simone Catania nel 2007 ha co-fondato Indyca, dove tra gli altri sono nati SmoKings di Michele Fornasero, Ninna Nanna prigioniera di Rossella Schillaci e Ibrahimovic: Diventare Leggenda di Fredrik e Magnus Gertten.

In queste settimane sta girando Drive me home, co-prodotto con la Inthelfilm di Giampietro Preziosa e Marco Puccioni e interpretato da Alessandro Borghi e Marco D’Amore. Simone Catania è uno dei professionisti cui abbiamo chiesto di raccontare la propria esperienza e di commentare la nuova legge sul cinema, approvata lo scorso 3 novembre.

Sessanta case di produzione contattate, per poi decidere di lasciarsi alle spalle i diffidenti e autoprodursi

Non puoi in verità decidere quando è davvero arrivato il momento di fare il tuo film, lo senti e basta. Quando è capitato a me è semplicemente stata una scelta di forma per raccontare qualcosa a cui tenevo. Per iniziare avrei potuto scrivere una canzone, un testo, un libro oppure usare l’arte cosiddetta contemporanea in cui mi sono formato attraverso i miei studi prima a Brera e poi all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. La prima opera importante è stata MONday-il mio giorno, un cortometraggio sperimentale scritto da Giulia Manelli, in cui mi sono divertito a sperimentare con il suono e con il montaggio. Era la prima volta che mi cimentavo con il cinema non amatoriale, era il 2003 quando iniziammo a cercare i finanziamenti sia pubblici che privati. Allora non avevo ancora fondato la mia casa di produzione Indyca, per cui provai a coinvolgere una casa di produzione che volesse realizzare il mio film. Avevo avuto la fortuna di convincere Alessandro Gassman a fare il protagonista (per caso incontrato in un caffè a Roma), insieme all’allora emergente Giorgia Cardaci: avevo un buon cast, un buon dossier impacchettato bene, ma nessuna di queste buone cose convinse alcuna delle sessanta case di produzione che contattai via email. Demoralizzato, decisi allora di cercare finanziamenti da solo, mi servivano circa 40mila euro, non poi tanti, solo ora posso comprendere che quei soldi bastano appena per pagare il lavoro burocratico… Convinsi una associazione (specializzata nel trovare casa agli studenti, per cui ben lontana dal mondo del cinema) a presentare una domanda di finanziamento al Fondo Regionale del Piemonte per l’audiovisivo e l’ottenemmo. Fu la prima conferma, l’incentivo che mi permise di continuare a crederci. Contattammo mille imprenditori e tra i tutti la Italgas investì abbastanza per pagare il cibo alla crew. Infine riuscimmo anche a trovare una casa di produzione romana che presentò domanda di finanziamento al Ministero, ma non andò a buon fine: la produzione era in fallimento e quindi non poteva essere eleggibile.

Insomma, realizzare questa prima opera non è stato per nulla facile, alla fine riuscii a mettere insieme circa 20mila euro investendo tutti i miei risparmi e fui fortunato perché misi insieme una troupe di persone e amici che, per poche lire o nulla, credettero in me e nel progetto: senza di loro nulla sarebbe stato possibile. Fu così che realizzai, alla fine, quello che allora pensavo avrebbe cambiato la mia vita. Ed in effetti, a distanza di anni posso dirlo, quella scelta ha sicuramente determinato una direzione precisa: fare cinema, produrlo, realizzarlo e distribuirlo. La cattiva esperienza produttiva di MONday mi aveva portato, però, a diffidare dal mondo della produzione. Negli anni successivi decisi allora di formarmi all’interno di diverse case di produzione, in Italia e all’estero (in particolare a Londra), e nel 2007, con la convinzione di poter realizzare ottimi film opere prime e dare la possibilità a coloro che come me faticano a trovare un supporto, fondai Indyca (Independent Cinema) insieme ai miei soci Michele Fornasero e Giandomenico Musu. Scegliemmo Torino, città in cui risiedo e che amo profondamente per la sobrietà, fermento e umiltà: un luogo perfetto per creare qualcosa di sperimentale. Ben presto scoprimmo le difficoltà burocratiche e l’impossibilità di soddisfare tutti “coloro che faticano a trovare un supporto”.

Fare produzione non è facile, d’altronde non è facile nemmeno fare regia, arte, scrivere, ecc. È complesso, sì, ma è anche vero che spesso la complessità diventa complicanza quando non si fa un buon lavoro analitico del mercato e della natura del fondo pubblico o privato a cui si vuole chiedere finanziamento.

Sulla nuova Legge cinema

Faccio parte del board di Doc/it e come associazione, abbiamo cercato di difendere i “piccoli”. La nuova legge prevede un automatismo importante che sicuramente vedrà un vantaggio per molti grandi produttori cinematografici e televisivi, ma per i piccoli e i beginners sarà dura, perché (tax credit a parte) tutti competeranno nell’unico fondo selettivo cui è destinata una piccola parte dell’intero budget (fino al massimo del 18% dell’intero ammontare del Fondo, con cui si dovranno finanziare anche la Biennale di Venezia, l’Istituto Luce e il Centro Sperimentale di Cinematografia…). Si dovranno aspettare i decreti attuativi per comprendere come verrà ripartito il Fondo e quindi quali effetti avrà la legge, ma essa ha già segnato un cambiamento e determinerà di sicuro il percorso di molti, nel bene e nel male.

[Il budget per i contributi selettivi non può essere inferiore al 15 per cento e superiore al 18 per cento del Fondo medesimo

Con il nuovo Fondo per il cinema e l’audiovisivo saranno beneficiari di sostegno statale anche il Museo nazionale del cinema di Torino Fondazione Maria Adriana Prolo, la Fondazione Cineteca di Bologna e un nuovo Museo italiano dell’audiovisivo e del cinema (MIAC)].

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