metafora

Sui confini d’Europa #11

Nel cimitero dei barconi di Lampedusa: il sublime come metodo Negli ultimi due anni, ogni volta che sono atterrato a Lampedusa – per una ricerca etnografica in corso e che verte sulla gestione medica e sanitaria delle frontiere europee – la prima cosa che ho fatto, appena lasciato il bagaglio in camera, è stata puntualmente andare al cosiddetto cimitero dei barconi, dove vengono ammassate le imbarcazioni dei migranti che tentano la traversata del Mediterraneo. La prima e immediata tappa era sempre quella, come fosse un parente permaloso da andare a salutare senza perdere tempo. Ma perché? Una volta può capitare, certo, ma alla seconda e terza volta che lo fai, e che lo fai senza averlo deciso prima, è spia di una volontà involontaria, o dell’esistenza di qualcosa che spinge a farlo. Ma cosa? Ho una risposta imbarazzante: la constatazione che ciò che provavo in quel luogo, insieme alla cupa tristezza di quei relitti e l’angoscia per l’incerto destino di chi li aveva utilizzati, era un certo senso di bellezza. E la constatazione che fossero sensazioni profondamente e problematicamente inestricabili. E, nell’ansia di dare un volto a quell’imbarazzante garbuglio emotivo, il codice che il mio immaginario mi offriva per dare […]

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