I gigli della memoria non è un libro sul terremoto ma è il racconto del terremoto nelle parole di chi l’ha conosciuto, sperimentato, incontrato, vissuto.
Il terremoto di chi quelle ore immediatamente successive alle 3.32 del 6.4.2009 ha avuto la forza di raccontarle e condividerle. Qualcuno per tirar fuori il dolore, qualcun altro per aiutare la consapevolezza a farsi strada, altri ancora, forse, per provare a mettere un punto. Tutti, però, con l’obiettivo di lasciare una testimonianza di quanto accaduto, di alimentare il ricordo.
“I gigli della memoria”, a cura della scrittrice aquilana Patrizia Tocci, è infatti una narrazione collettiva che prende forma attraverso 55 testimonianze. Gli autori raccontano le prime dodici ore durante e dopo il terremoto del 6 aprile del 2009 che ha sconvolto L’Aquila e il suo territorio: ne derivano sette sezioni in cui, pagina dopo pagina, stili ed esperienze diverse riescono a fondersi dando vita a un’unico filo narrativo che parla di noi. Di noi tutti che, a L’Aquila o in qualsiasi altro posto nel mondo, abbiamo visto un giorno terminare la nostra prima vita. Senza preavviso.
E’ possibile definire questo libro condiviso in tutte le sue fasi. Singolari infatti le modalità in cui il volume ha avuto origine, strettamente legate alle nuove tecnologie che, dall’indomani del sisma, hanno rappresentato – e rappresentano tutt’oggi a più di quattro anni di distanza – uno spazio simbolico e sociale, spesso l’unico, dove la comunità aquilana, perduti i reali luoghi di aggregazione, riesce talvolta ad incontrarsi. Patrizia Tocci, alcuni mesi dopo il terremoto, ha creato un gruppo su facebook, La banca della memoria chiedendo ai suoi contatti virtuali se volessero condividere questo progetto. “Volevo che fosse la nostra voce di abitanti dell’Aquila e dei paesi del cratere a raccontare quest’esperienza che rinnegava le parole. Sono sempre stata convinta che scrittura e terapia vadano insieme”. La scrittrice racconta come non sia stato facile ottenere e poi mettere insieme i vari pezzi. Poi, “stando insieme, i pezzi hanno cominciato a coalizzarsi, a riconoscersi… e così sono nate le sette sezioni del libro: Numeri, La lista, A piedi nudi, Qui è ancora notte, Voci, L’esodo e gli Intrusi”. “Tutte queste testimonianze parlano la mia stessa lingua, quella dell’esilio. Ho cercato, in questo modo, di dare voce a una comunità dispersa, che ha perso i luoghi dell’incontro, il concetto di prossimità ma non la necessità, né il desiderio di condividere il momento, per cementare la speranza del ritorno”.
La seconda parte del libro è composta da testi scritti da Patrizia Tocci sul dopo, la seconda vita, il tempo trascorso da quel momento fino ad oggi, in una stancante altalena di speranze e delusioni, incastonate in una permeabile precarietà materiale e simbolica, tra vie silenziose. Parole che trasudano amore per la Città. La postfazione è del giornalista e scrittore Paolo Rumiz, che ha visitato la Zona Rossa dell’Aquila accompagnato dalla stessa Patrizia Tocci, affinchè vedesse quelli che possono essere considerati dei simboli della città: i gigli in ferro battuto, posti alla fine delle catene di ferro che sorreggevano i muri maestri dei palazzi aquilani.
Laudomia Bonanni, la nota scrittrice aquilana di cui Patrizia Tocci è fervida studiosa, sosteneva che questi gigli fossero stati messi sulle case e sui muri che rimasero in piedi dopo il devastante terremoto del 1703. A futura memoria. Da qui, il titolo del libro: allo stesso modo, infatti, ogni racconto è un giglio che detiene il valore simbolico del ricordo ed è in grado di riannodare i fili della memoria di un’intera comunità.
Il libro “I gigli della memoria”, edito da Edizioni Tabula fati, è stato presentato per la prima volta a L’Aquila nel dicembre 2012 e successivamente in varie città italiane, tra cui Roma, Pistoia, Giulianova. I diritti d’autore per la vendita del libro sono interamente devoluti al Gruppo volontari donatori sangue (Vas) dell’Aquila.
[Fabrizia Petrei è aquilana, si occupa di comunicazione pubblica e sociale; autrice e nostra collaboratrice per Sismografie, collabora con Urban Center Bologna]