Elaborazione. Esplorazione tra i lavori cognitivi in Italia

Segnaliamo il progetto di ricerca sui lavoratori della conoscenza di IRES Emilia-Romagna, IRES Toscana e IRES Veneto.

A cosa pensiamo quando parliamo di lavoro cognitivo

In questa fase storica, quello del “lavoro della conoscenza” rischia di diventare una configurazione archetipica del nostro immaginario: tutti ne parlano e tutti lo invocano, benché pochi lo conoscano e sia quasi impossibile convergere su come identificarlo. Chiamato in causa continuamente come l’alfa e l’omega per lo sviluppo del paese, ci appare, infatti, praticato da lavoratori in buona parte invisibili e s-conosciuti – o, quel che è peggio e ne consegue, non ri-conosciuti –, lavoratori che esercitano professioni e attività il più delle volte non adeguatamente valorizzate. Per esplorare quello che è oggi un territorio dai confini non definiti e per sperimentare nuove chiavi di lettura, IRES Emilia-Romagna, IRES Toscana e IRES Veneto hanno intrapreso un percorso di ricerca che ha l’obiettivo di interrogarsi sul fenomeno rivolgendosi direttamente ai soggetti che, con le loro esperienze e con i loro saperi, costruiscono quotidianamente un patrimonio inestimabile di lavoro e di conoscenza.

Le tappe della ricerca

Il percorso di ricerca ha previsto una prima fase, già conclusa, durante la quale sono state condotte più di 100 interviste individuali a figure considerate tipiche del lavoro cognitivo, giunta a tracciare un primo quadro delle questioni più rilevanti, assunto quale base empirica per i quesiti del questionario online della seconda fase, che fa capo al più ampio programma cui abbiamo dato il nome significativo di “elaborazione”.

Il questionario si rivolge alle migliaia di soggetti che popolano la galassia del lavoro cognitivo e si propone di farli parlare direttamente per comprendere chi sono, come lavorano, in quali condizioni, come la pensano, quali sono i loro bisogni e le loro aspirazioni, allo scopo di ottenere un quadro sufficientemente rappresentativo di un fenomeno che richiede nuovi codici di lettura. La scelta dell’indagine diretta e diffusa a largo raggio è perciò uno degli elementi di maggiore novità del progetto, ne costituisce il valore aggiunto rispetto alla numerose indagini, analisi, studi finora condotti sul tema.

Chi sono i lavoratori cognitivi?

Il lavoro, sia manuale sia cerebrale, richiede l’applicazione di conoscenze e saperi, essendo, per definizione, una mediazione/intervento compiuta dal soggetto che opera/agisce sull’oggetto/materia. Tuttavia, le modalità, i gradi e l’intensità di tale applicazione configurano, oggi, attività lavorative che danno luogo a inedite esperienze occupazionali ed esistenziali a fronte di “prodotti” e “risultati” difficili da circoscrivere per l’alto valore cognitivo, simbolico, relazionale di cui sono portatori e per le molteplici forme in cui trovano espressione. Possiamo dire che gli output di attività di questo tipo hanno forte contenuto di conoscenze incorporato che può essere immateriale – informazione, comunicazione, modelli di management, ecc. – ma anche materiale – un software, una verdura biologica o un ritrovato innovativo della meccanica. Perciò i soggetti cui ci rivolgiamo sono i più vari: il ricercatore a contratto, il giornalista free lance, l’informatico, il creativo, il gestore di pagine social network, l’imprenditore agricolo o l’organizzatore di eventi e tanti altri sia che lavorino in proprio, che come dipendenti.

Questa indeterminatezza non è un limite, ma risponde a una precisa opzione metodologica. Come spesso accade in indagini di tipo quali-quantitativo, il nostro è un disegno di ricerca che costituisce parte integrante della ricerca stessa. È un disegno, per così dire, “emergente”, si delinea per step successivi, parallelamente e in concomitanza alla raccolta dei dati e sarebbe fuorviante stabilire un panel definito di soggetti quali destinatari del questionario. In questo la complessità, e la sfida, che ci pone l’“elaborazione” che si va delineando. Il questionario è perciò rivolto a tutti coloro che si riconoscono per contenuti professionali e per investimento personale come impegnati a svolgere attività di tipo cognitivo, senza limiti geografici, di età o altro.

I primi risultati dal questionario on-line (in itinere)

Già dalle prime risposte emerge un mondo lavorativo che abbraccia trasversalmente quasi tutti i settori produttivi, con una prevalenza nei servizi informativi e comunicativi (39%) e nei settori della ricerca pubblica e privata, che assieme pesano per circa il 40% del totale.

Emerge un’identità e un approccio lavorativo dove quasi per tutti (96%) la carriera professionale o lavorativa deve essere il frutto di una scelta libera ed autonoma, e dove il lavoro rappresenta ancora il principale ambito di riconoscimento sociale (86%).

La richiesta di supporto e promozione va in primo luogo allo Stato (79%), ma anche il sindacato viene considerato un interlocutore necessario (54%)[1].

Le maggiori aspettative riguardano, su una scala da 1 a 5, la crescita delle competenze (4,36), il miglioramento della condizione reddituale (4,33), il miglioramento nella gestione del tempo di lavoro (4,01) e la ricerca di ambienti professionali cooperativi (3,97).

Altri dati sono:

– l’81% ha un titolo di studio pari o superiore alla laurea;

– il 72% dichiara di essere occupato in forme di lavoro autonomo o a termine;

– il 43% afferma di aver vissuto esperienze di lavoro non regolare;

– il 36% ha vissuto periodi senza percepire redditi o compensi;

– il 36% dichiara di svolgere la propria attività/professione per più di un committente.

Tutto il materiale raccolto, agli inizi del 2014, approderà a un rapporto che verrà utilizzato per un confronto all’interno della CGIL, ma condiviso anche con tutti i soggetti interessati, a partire ovviamente dagli stessi lavoratori cognitivi.

 

Note

 

[1] La domanda era a risposta multipla.

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