Il “Bollettino 900” sul New Italian Epic

Recensione di “NIE – New Italian Epic”, a cura di Claudia Boscolo, in “Bollettino ’900” (2012).

new-italian-epicDalla primavera del 2008, da quando cioè Wu Ming I ha dato in pasto alla rete il suo memorandum sul cosiddetto New Italian Epic, è trascorso qualche anno. Nel mezzo, tra la ricezione fredda della comunità accademica e l’entusiasmo dei fruitori del web, si è assistito alla nascita di un vero e proprio fenomeno New Italian Epic: un fenomeno nuovo nella proposta messa in campo a livello di critica letteraria e, soprattutto, nuovo nelle modalità e nei luoghi di pratica di tale metodologia critica. Commenti, polemiche, contributi si sono succeduti affidandosi a varie piattaforme multimediali ed hanno lavorato alla creazione di un dibattito sul NIE che oggi continua a dimostrarsi fertile per proposte ulteriori di analisi.

Prova della continuazione di una riflessione che si dipana seguendo le linee guida tracciate dal memorandum di Wu Ming I (nonché dall’edizione cartacea arricchita del documento, uscita nel 2009 per la collana Stile Libero di Einaudi) è la sezione curata da Claudia Boscolo inserita nell’ultimo numero di Bollettino 900. Sei percorsi di lettura di opere narrative considerate neoepiche o di fatti salienti ascrivibili all’ambito letterario italiano degli ultimi anni redatti dalla stessa Boscolo, Dimitri Chimenti, Monica Jansen, Srecko Jurisic, Emanuela Piga, Flavio Pintarelli. Ognuno di questi contributi fa proprio l’universo terminologico e teorico di Wu Ming I parlando di transmedialità, ibridazione dei generi, scavalcamento del postmoderno, individuazione di UNO (Unidentified Narrative Object), sensibilità epica, obliquità dello sguardo; a dimostrazione che l’eccentrico “canone” individuato dal componente del collettivo bolognese quattro anni fa è rimasto un ottimo strumento per analizzare il movimentato scenario della narrativa italiana contemporanea.

La transmedialità è una delle caratteristiche principali delle opere inseribili all’interno della nebulosa NIE.  «La storia che prosegue in modi ulteriori, il mondo di un libro che si estende su altre “piattaforme”», per dirla con lo stesso Wu Ming I, è il fulcro dell’intervento di Claudia Boscolo sul particolare utilizzo della rete 2.0 fatto dai narratori della generazione precaria. Adottando come case study quello del blog Scrittori Precari, Boscolo individua nell’aggregazione autoriale sul web una nuova forma di resistenza alla frammentarietà e intermittenza imposte dal linguaggio dei media.

Da parte sua, Dimitri Chimenti si cimenta con l’analisi del caso letterario aperto da Gomorra. Il testo di Roberto Saviano, di fronte al quale la critica monolitica di parte dell’accademia italiana è caduta in un impasse interpretativo epocale, da buona opera NIE, sfugge alle categorie e ai preconfezionamenti, si fa beffa dei generi letterari ed apre alla contaminazione. Chimenti individua tre pratiche fondamentali in Gomorra: innesto, inserto e prelievo, pratiche che ne fanno un’opera totalmente originale, alla faccia dei tanto decantati riferimenti al New Journalism.

Monica Jansen fa invece i conti con l’analisi di Daniele Giglioli riportata in Senza trauma, testo che indaga le direttrici della scrittura del nuovo millennio. Giglioli, pur non citando Wu Ming I, tiene aperto un dibattito che riallaccia molte delle sue tesi al discorso già iniziato con il memorandum e Jansen ne individua abilmente i riferimenti confutando la tesi di fondo secondo la quale la spinta autoriale sarebbe oggi da rintracciare nell’assenza del trauma storico, quello stesso trauma su cui invece gli studiosi della nuova epica italiana insistono per teorizzare la fine del postmoderno.

Di seguito, Srecko Jurisic individua in alcuni testi dello scrittore siciliano Andrea Camilleri veri e propri “oggetti narrativi non identificati”, UNO che hanno diritto d’accesso alla nebulosa NIE per il loro carattere eversivo in termini di adesione al contenitore del genere letterario. Ecco quindi che La strage dimenticata, La bolla di componenda, La biografia del figlio cambiato e Le pecore e il pastore completano l’elenco di testi camilleriani neoepici e si aggiungono ai già menzionati La presa di Macallé, Il re di Girgenti e Il colore del sole.

Una delle più innovatrici tra le autrici di testi NIE, Helena Janeczek, è invece richiamata da Emanuela Piga che propone un’indagine sull’afflato epico di Le rondini di Montecassino, terzo romanzo della scrittrice italo-tedesca. Piga ricostruisce l’articolato intreccio di realtà e finzione che Janeczek utilizza nella sua opera ed individua nel testo le trame di una riflessione profonda sul ruolo giocato dal concetto di verità nelle narrazioni di eventi storici e autobiografici.

In conclusione, Flavio Pintarelli si destreggia con il magma allegorico che domina Altai, ultima fatica dei Wu Ming e romanzo che del New Italian Epic assorbe e rilancia tutte le categorie. Dallo sguardo obliquo alla narrazione di storie potenziali, fino alla messa in controluce di eventi storici della contemporaneità, in Altai il memorandum si è fatto opera a tutti gli effetti.

 

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