L’incendio della Grenfell Tower e l’ingiustizia dei disastri

Pubblichiamo la traduzione italiana di un articolo apparso su The Conversation sull’incendio della Grenfell Tower, avvenuto a South Kensington, Londra, il 14 giugno.

Nell’incendio muoiono almeno 79 persone e varie risultano ancora disperse. L’incendio aiuta a capire come i disastri nascano e si sviluppino in contesti di ingiustizia e differenze di classe. La versione originale in inglese è disponibile in fondo alla pagina.

Decenni di gentrificazione a Londra e in altre città europee (come Parigi, Barcellona, Roma e Istanbul) hanno condotto a una sorta di “pulizia sociale” che ha allontanato i cittadini più poveri e marginalizzati da alcuni quartieri della città, separando le classi abbienti dai più poveri ed esasperando diseguaglianze sociali preesistenti. L’area di Hammersmith in cui si trova la Grenfell Tower è uno dei quartieri londinesi ad aver subito gli effetti della gentrificazione negli scorsi decenni, trasformandosi da area di proletariato urbano a quartiere residenziale per le classi medie, sebbene vi siano ancora alcuni edifici residenziali popolari.

Per garantire il decoro dell’area, la Grenfell Tower viene ristrutturata nel 2014. Proprio l’utilizzo del materiale di rivestimento è ora sotto inchiesta per il suo ruolo potenziale nell’incendio, sebbene restino anche dubbi sull’adeguata comprensione della dimensione sociale degli standard di costruzione e delle misure di sicurezza. Inoltre, le preoccupazioni da parte dei residenti della Grenfell Tower circa un possibile disastro, atteso da un momento all’altro, sono state ignorate.

Un tweet che riassume le preoccupazioni dei residenti su un eventuale rischio incendio della Grenfell Tower, Grenfell Action Group.

Manifestazioni di dolore e rabbia sono emerse sia da parte delle persone colpite che dell’opinione pubblica, e la tensione resta alta. Mentre alcuni media criticano chi provi ad additare le responsabilità delle classi dirigenti, è necessario sottolineare una verità molto semplice: i disastri sono socialmente – e politicamente – costruiti.

Alle radici del disastro

I disastri sono spesso erroneamente considerati come “naturali”, o semplicemente come eventi estremi e tragici. Tale prospettiva si basa su un paradigma ormai ultracentenario che tende a considerare i disastri come fenomeni naturali rari e imprevedibili, “atti di Dio”, o derivanti da un malfunzionamento tecnologico indipendentemente dal contesto sociale quotidiano. Ciononostante, nulla è naturale nei disastri; piuttosto, essi hanno cause originarie legate a fattori di vulnerabilità solitamente taciuti, ma che tuttavia riflettono l’organizzazione quotidiana della società: diseguaglianze, povertà, ideologia politica ed economica, differenze di classi, relazioni di potere. Tali cause sono le stesse a Londra, New York, New Orleans, Port-au-Prince e Manila – giusto per menzionare alcune delle città recentemente colpite da gravi disastri.

Il Grenfell Action Group non poteva essere più esplicito nel lanciare avvertimenti sul pericolo incendi – questo post è del novembre 2016, Grenfell Action Group.

I disastri che accadono quotidianamente hanno spesso origine nelle stratificazioni storiche di una società. Le conseguenze di colonialismo, schiavitù, conquiste militari e discriminazione sulla base di genere, classe, etnia e religione sono oggi visibili: centinaia di milioni di persone sia in paesi ricchi che in “via di sviluppo” soffrono ora ingiustizie strutturali. Come l’incendio della Grenfell Tower ha dimostrato, tutto questo si rivela un’ottima ricetta per i disastri.

Le ingiustizie strutturali creano vulnerabilità

L’incendio è stato uno shock per la società inglese. Nonostante le cause sociali e politiche (sebbene talvolta non esplicitamente discusse) siano forse quelle maggiormente visibili in quanto è coinvolto un centro di ricchezza e di potere come Londra, è necessario sottolineare come siano le ingiustizie a porsi al centro di quasi tutti i disastri. Sia nel caso della Grenfell Tower che globalmente, i poveri e i marginalizzati pagano le conseguenze maggiori dei disastri.

Tale ingiustizia non è accidentale, ma strutturale. Non esistono infatti disastri in grado di uccidere persone in un luogo specifico o abbattere tutti gli edifici di un’unica area. Le risorse che consentono di resistere agli impatti di un evento estremo sono generalmente disponibili a livello locale, ma sono accessibili solo a chi gode già di privilegi e non vive ai margini.

Vulnerabilità e disastri, pertanto, rispecchiano la distribuzione ineguale di potere e risorse nei sistemi sociali. Sempre più spesso i disastri hanno conseguenze non perché manchino le conoscenze per affrontare i disastri, ma perché tali conoscenze non vengono applicate. Anche le scelte politiche, pertanto, mettono a rischio le vite umane. La parlamentare inglese Chi Onwurah ha correttamente riassunto queste affermazioni quando ha scritto:

I residenti della Grenfell erano poveri in un quartiere ricco. Erano quelli respinti dal mercato, un onere per un quartiere che a quanto pare aveva deciso che i ricchi non avrebbero dovuto pagare per eliminare le costrizioni dei poveri.

È da decenni che la classe politica britannica ha ormai fallito nel rappresentare in maniera adeguata gli interessi dei cittadini più vulnerabili. Che le persone siano destinate a vivere in tali condizioni in un paese ricco è quantomeno un tradimento fatto dallo Stato alle persone maggiormente vulnerabili. Alcuni definirebbero tutto questo come criminale, e non sono solo i Tories (il partito dei conservatori, al governo), pertanto, a dover ingoiare il boccone amaro.

Le città come campi di battaglia

È evidente come le città contribuiscano a esasperare le diseguaglianze. L’incendio della Grenfell Tower è il prodotto della profonda divisione sociale britannica, che vede la ricchezza sempre più concentrata nella mani di una sparuta minoranza. La gentrificazione rende quelle persone già marginalizzate invisibili e non degne di attenzione. Essa avvantaggia chi opera nel mercato immobiliare e supporta l’attuale agenda urbana di classe, negando diritti e opportunità a coloro che ne hanno maggiormente bisogno. Queste persone perdono le poche risorse disponibili, diventano invisibili nelle politiche pubbliche e ancor più deboli nella vita pubblica. Tutto questo, ovviamente, non fa che accrescerne la vulnerabilità.

Se le città puntano davvero a ridurre il rischio di eventi futuri come l’incendio della Grenfell Tower, è necessario che si concentrino su uno sviluppo urbano socialmente giusto. I suoi benefici dovrebbero dare priorità a coloro che hanno di meno e garantire dignità alle persone indipendentemente da reddito o provenienza. Le città in grado di fornire opportunità ai propri cittadini saranno anche quelle in grado di valorizzare le diversità, invece di puntare all’omogeneità.

L’incendio della Grenfell Tower rivela l’ingiustizia dei disastri, e deve servire da lezione sulla quale costruire azioni future. Relegare le persone ai margini e renderle inutili è ciò che, alla fine, le rende soggetti vulnerabili.

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