Se Sofia si scatena

Intervista a Federica Giardini su Iaph Italia in occasione della nascita del nuovo sito dell’Associazione internazionale delle filosofe.

Far circolare la passione per il pensiero, in particolare per i saperi femministi, tra l’università e i luoghi più diversi in cui le donne si incontrano, è l’aspirazione di Iaph Italia, sezione italiana dell’Associazione internazionale delle filosofe che in questi giorni presenta, a Roma, il suo nuovo sito web. Federica Giardini, filosofa e femminista, docente all’Università Roma Tre, tra le fondatrici di Iaph Italia, ne racconta origini, percorsi e progetti.

Iaph Italia si propone come un luogo di incontro tra accademia ed esperienza. Come nasce questa esigenza?

La radice prima è la passione per il sapere, che ha accumunato me, che non ho dimenticato di essere stata studentessa e cosa significa questo in termini di desiderio nei confronti di quello che si studia, cosa può significare per se stesse e per i propri rapporti con il mondo, e quello che sono riuscita a intravedere grazie a donne con cui sono entrata in contatto attraverso l’università. Università che purtroppo, dagli anni immediatamente precedenti l’avvio di Iaph Italia, coltiva sempre meno il desiderio per il sapere, per l’uso delle parole, delle idee, dei concetti per aprire la realtà.

Poi, ci sono le coincidenze propizie che a volte si danno, in questo caso gli incontri con le donne che hanno costituito il primo nucleo della redazione di Iaph. Questi incontri sono avvenuti in anni di pienezza politica, penso al movimento dell’Onda, anni in cui il passaggio generazionale sembrava forse più semplice di oggi, di moltiplicazione di luoghi del sapere, potevano essere gruppi, collettivi universitari, collettivi femministi, altre riviste, campagne politiche, seminari aperti anche a chi non fosse nell’età canonica di studio.

Così molto presto Iaph è diventato un luogo di diffusione del sapere per le donne, per provare a offrire una strumentazione, attraverso i vari contenuti raccolti nel database, dai profili delle autrici, non solo filosofe di professione, alle recensioni, dalle segnalazioni di corsi e master alla pubblicazione di testi, spesso inediti.

In questi anni, dalla creazione nel 2010 ad oggi, avete portato Iaph Italia anche fuori dalla dimensione virtuale, attraverso seminari e convegni. Che cosa vi ha mosso verso questa ricerca di confronto in presenza e che riscontri avete avuto rispetto a queste attività?

Il confronto in presenza ha sempre caratterizzato Iaph Italia. Anche se l’uso del sito avveniva online, molti contenuti sono stati prodotti a seguito di iniziative pubbliche, la relazione in presenza c’è sempre stata anche attorno a un luogo virtuale come il sito web. Poi questa attitudine è diventata volontà con i seminari, con l’idea di allargare il lavoro di confronto che si faceva come redazione a chi lo desiderasse e su dei nodi chiave per leggere il presente. Non a caso il primo seminario, nel 2012, è stato dedicato al tema della sessualità.

Il desiderio di allargare il confronto anche fuori dalla redazione, nato da una curiosità, è diventato poi un bisogno di aumentare l’intensità dell’esperienza che stavamo facendo. Effettivamente questo desiderio è stato un filo rosso, tanto che dalla fase iniziale, con il primo seminario svolto alla Casa internazionale delle donne di Roma, siamo passate ad organizzare il secondo ciclo di incontri, su Il secondo sesso di Simone De Beauvoir, all’università. Questo non tanto per portare Iaph nell’università, ma per coltivare l’università come luogo di incontro di giovani donne, con provenienze più diverse rispetto alla Casa delle donne, che in qualche modo seleziona chi ha già una volontà nei confronti del pensiero femminista, delle politica delle donne.

Lì, durante il seminario su Simone De Beauvoir, si è posta di nuovo la questione di come comunicare, di quale linguaggio e di quali strumenti utilizzare con giovani che non necessariamente erano già entrate in rapporto con i saperi femministi. Si tratta di una questione che il sito si è posto fin dall’inizio, nell’offrire strumenti introduttivi, percorsi ragionati di lettura.

Quali sono i progetti per il futuro di Iaph Italia, dopo il lancio del nuovo sito web?

I progetti sono moltissimi. Rimanendo sul desiderio di comunicazione e diffusione, c’è un seminario che partirà a novembre di lineamenti del pensiero femminista, di genere e della differenza. E’ un seminario pensato proprio per offrire strumenti di base a giovani donne che possono non essere già avvertite del lavoro che il femminismo ha fatto in Italia, e si articolerà su alcune parole chiave.

Sempre nello spirito del sito, è anche in programma un seminario che partirà a settembre/ottobre, sull’opera di Angela Putino, la pensatrice napoletana, in vista sia di un approfondimento del lavoro su di lei, sia con un intento introduttivo.

E’ poi prevista la pubblicazione di una serie di lavori di donne tra i 20 e 30 anni, molti avanzati, in alcuni casi lavori di tesi con un taglio femminista, ma anche altri testi, in linea con quanto fatto nel 2014 con il primo annuario Iaph.

Un’altra linea di attività è agli inizi, si tratta di interventi sul territorio, portata avanti da alcune componenti della redazione che utilizzano in altro modo la strumentazione maturata con Iaph, per dare inizio a nuovi luoghi di pensiero e di azione.

 

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