Vaporwave

Tra nostalgia del passato, estetica e distopia.

Gli anni Dieci del nuovo secolo sono stati caratterizzati dall’esplosione delle forme espressive più disparate sulle piattaforme di comunicazione del web. Tra le nuove correnti estetiche rese possibili dalla diffusione di programmi di editing grafico e musicale user friendly e dall’accesso a una connessione internet veloce, la Vaporwave si presenta come una delle più enigmatiche e intriganti.

La testa di una statua greca appare in primo piano e si impone su un reticolo in prospettiva che sembra allontanarsi all’infinito. Sullo sfondo si staglia un paesaggio deserto e malinconico, illuminato dalla luce violacea di un crepuscolo inoltrato. Non c’è traccia di presenza umana: l’immagine sembra raffigurare un luogo abbandonato dove regna il silenzio. Non si tratta di un quadro di De Chirico, ma bensì della copertina di un album musicale. Questo linguaggio visuale, che trova il suo archetipo nell’album Floral Shoppe (2011) dell’artista Machintosh Plus, accompagna spesso i brani di musica Vaporwave e ha trovato una grande diffusione sulle pagine Facebook e Reddit dedicate al genere. Agli elementi appena citati se ne aggiungono molti altri che contribuiscono a rendere queste immagini sempre più criptiche e allo stesso tempo estremamente eclettiche e accattivanti: scritte in giapponese, foto di computer e consolle di prima generazione, palmeti che ricordano il set di Miami Vice, frasi malinconiche ad effetto, filtri violacei e sgranati che ricordano la qualità video delle videocassette col nastro rovinato.

Cliccando su queste immagini e aprendo il link correlato, la singolarità di questa strana esperienza estetica non fa che aumentare. La Vaporwave è un genere di musica elettronica che campiona un certo tipo di suoni che caratterizzano la vita quotidiana del consumatore e dello spettatore televisivo medio, con una spiccata predilezione per gli elementi musicali provenienti dagli anni Ottanta e Novanta. Possiamo così trovare vecchi jingle pubblicitari, musica da ascensore, la musica ambient dei centri commerciali, quella di sottofondo delle televendite e stralci di testo di grandi hit del passato, come anche la musica dei videogiochi in 8 bit, il motivo di avvio della Playstation 1 o del sistema operativo Windows 95, come accade ad esempio all’inizio dell’album Blank Banshee 0 di Blank Banshee. Queste basi campionate vengono distorte, rallentate in maniera esasperata e integrate in un’atmosfera musicale eterea e surreale. Agli ascoltatori della Vaporwave – per lo più utenti esponenti della millennial generation attivi sui social network e su Reddit – viene dunque offerta l’opportunità di una fruizione nostalgica e straniante dei suoni e delle immagini che hanno accompagnato la loro infanzia o adolescenza: quel rumore di fondo che permeava la quotidianità proveniente dalla TV e dalla radio, presente ovunque negli spazi pubblici.

Ma che cos’è la Vaporwave? E qual è il suo proposito? Nel libro Babbling Corpse lo scrittore statunitense Grafton Tanner cerca di analizzare più a fondo questo fenomeno, evidenziando come le scelte estetiche di molti artisti Vaporwave siano da mettere in connessione con una critica a diversi elementi sociali e culturali che caratterizzano il tardo capitalismo. Come filo conduttore della sua indagine Tanner sceglie il tema della spettralità e del perturbante (uncanny). La Vaporwave viene descritta come il prodotto di una cultura infestata dal tardo capitalismo e come un tentativo di dare le forme più inquietanti alle nostre fantasie e fascinazioni: le stesse fascinazioni che il capitalismo cerca di sfruttare al fine di produrre crescita economica. In questo modo le immagini sfavillanti che popolano e hanno popolato l’immaginario del consumatore – ad esempio le palme sulle spiagge dorate di mete di vacanze da sogno, oppure le prime consolle e personal computer degli anni Novanta, il cui arrivo nelle case destava un così grande senso di novità e appagamento – vengono trasformate in visioni spettrali e distorte, il cui apparire fa riflettere sulla vera trama di questo immaginario. Lo stesso vale per la musica, i cui motivi vengono rallentati fino alla nausea e fino a provocare una percezione dell’assurdità loro intrinseca.

Si prenda il caso della Muzak, la musica ambient degli ascensori e dei centri commerciali, prodotta in passato dalla casa discografica omonima. Studi sui consumatori hanno rivelato che i motivetti jazz banali e rilassanti che la caratterizzano favoriscono la permanenza delle persone nei negozi, aumentando la probabilità che questi decidano di fare acquisti non previsti dell’ultim’ora. La Muzak, musica messa a punto al fine di intrattenere i clienti nei grandi magazzini e di rendere lo shopping un’esperienza più piacevole e spensierata, appare così come un simbolo di un capitalismo sfrenato che cerca di spingere al consumo fine a se stesso. I brani Vaporwave basati sulla riproposizione della Muzak esercitano una sorta di azione accelerazionista  su questo prodotto (e strumento) del capitalismo, accentuando a più non posso il senso di straniamento che deriva dalla lentezza dei brani e dalle loro melodie asettiche: l’estetica musicale dello slow down corrisponde così nella teoria a un tentativo di esagerare il processo di speed up del capitalismo. Non a caso il gruppo Reddit più grande dedicato alla Vaporwave si chiama Music Optimized for Abandoned Malls.

L’analisi di Grafton Tanner individua inoltre altri fattori che contribuiscono ad aumentare il senso di inquietudine prodotto dalla Vaporwave: la qualità audio dei brani è volutamente bassa e vengono spesso introdotti elementi di interferenza, come ad esempio il friggere di una radio non sintonizzata, il suono distorto di una cassetta mal funzionante o il rumore di un nastro magnetico che si riavvolge. La presentazione di un prodotto difettoso, i cui problemi tecnici – i «glitch» – arrivano a produrre un disturbo a tutti gli effetti fisiologico nell’ascoltatore, vuole lasciar intendere che c’è qualcosa che sta andando storto, e non solo a un livello meramente meccanico: non si vuole evidenziare un problema nella strumentazione, ma nel nostro rapporto in generale con i prodotti multimediali e i loro mezzi di diffusione. Il brano midnight luvr di New Dreams Ltd può essere preso come modello dell’uso dei Glitch nella musica Vaporwave. Questo pezzo ci ripropone stralci di trasmissioni che è possibile ascoltare in televisione facendo zapping a tarda notte e la permanenza dell’elemento di interferenza lascia pensare a una ricezione totalmente passiva del medium.

Questo tipo di riflessione vuole essere applicata non solo ai prodotti trash del consumismo esagerato – come le televendite di notte e la musica ambient dei centri commerciali – ma anche agli elementi più mainstream della musica pop e degli show televisivi. Nell’album Eccojam Vol. 1 di Chuck Person è possibile ascoltare la reinterpretazione in chiave Vaporwave di hit famosissime, come Africa dei Toto: i ritornelli sono rallentati e ripetuti all’infinito, sono introdotti elementi di distorsione e disturbo come l’incepparsi del disco. Le voci dei miti della musica pop diventano in questo modo delle voci spettrali e i brani vengono riproposti in una maniera straniante e del tutto inusuale. Questa prospettiva completamente diversa sugli evergreen del passato costringe l’ascoltatore a ripensare in chiavi diverse e a rinunciare alla normale concezione familiare e rassicurante che si ha di questi brani. Come paradigma italiano di quest’operazione possiamo trovare i remake del jingle pubblicitario della Tassoni o della sigla del Maurizio Costanzo Show, motivi che in milioni di salotti negli anni Novanta sono entrati a far parte della “colonna sonora” delle serate a casa in famiglia.

Anche se gli obiettivi critici della Vaporwave riguardano temi di grande attualità, non tutti gli ascoltatori si accostano al genere con l’intento di condividere una critica al tardo capitalismo. Per molte persone che si avvicinano alla Vaporwave – tra cui il sottoscritto – ciò che in un primo momento spinge ad esplorare questa corrente è piuttosto la veste enigmatica e accattivante con cui si presenta, assieme alla singolarità dei brani che, pur volendo porre l’ascoltatore di fronte a un elemento di disturbo, grazie ai loro toni nostalgici e al loro ritmo moderato possono arrivare a dare luogo a un’esperienza di fruizione piacevole o perfino rilassante. Se cerchiamo quindi di astrarre momentaneamente dal significato critico specifico della Vaporwave e ci concentriamo sul solo elemento estetico (i vaporwavers parlano di «Aesthetics 因き若») possiamo osservare che la Vaporwave da una parte si inserisce all’interno di altre tendenze estetiche caratteristiche del nuovo millennio e dall’altra ha prodotto essa stessa una sua Wirkungsgeschichte – una serie di effetti il cui impatto può essere riscontrato sul web nella grafica di molte pagine.

Partiamo dalla prima osservazione. La ricerca di una spettralizzazione del set e della restituzione di un senso di straniamento non è di certo una novità nel campo del cinema d’autore. David Lynch – anche nella sua produzione precedente agli anni 2000 – può essere considerato come uno dei maestri di questa tendenza. In molti dei suoi lavori (si pensi ad esempio a Twin Peaks, Rabbits o Inland Empire) i luoghi in cui si svolge l’azione perdono di consistenza e calore, fino ad arrivare a trasmettere una sensazione di smarrimento e di mancata appartenenza. Si tratta, in altre parole, della percezione dell’Unheimliche: il non sentirsi a casa, lo straniante, il perturbante. Pur se corredati di un normale arredamento e popolati da diversi personaggi, sono luoghi vuoti e freddi, che sembrano esistere indipendentemente da noi e che si sottraggono a qualsiasi possibile forma di influenza da parte nostra. La tendenza a introdurre l’Unheimliche negli ambienti della normalità e a condurre una reductio ad absurdum di questi luoghi trova al giorno d’oggi un grande riscontro negli user generated content, ad esempio nella produzione di YouTube Poop (YTP), dove gli utenti riassemblano pezzi di trasmissioni televisive, film o cartoni introducendo elementi di disturbo, malfunzionamenti tecnici e riproduzioni a loop al fine di dare una forma assurda e straniante a ciò che in origine costituiva un normale show. Nemmeno le case produttrici e i grandi canali di distribuzione si sono lasciati sfuggire il grande impatto di questo fenomeno. Senza bisogno di fare ricorso al cinema d’autore, è possibile osservare l’utilizzo di un’estetica dello straniamento anche in serie mainstream distribuite da Netflix: basti pensare all’upside down di Stranger Things o alla house within the house di Dirk Gently. Tanner stesso nel suo libro fa più volte riferimento al caso della Adult Swim, che nel 2014 col cortometraggio Too many Cooks ha sperimentato l’applicazione di questa operazione di deformazione alle sitcom americane.

Oltre alla ricerca dell’Unheimliche, la Vaporwave si mostra particolarmente ricettiva verso un altro tipo di espressione estetica. Si tratta un’estetica da un gusto per certi versi decadente, che tende a catturare ed enfatizzare le impressioni luminose date dal paesaggio urbano e metropolitano notturno. Insegne al neon, tenui bagliori provenienti dallo skyline che si staglia in lontananza, scie di luce che si sollevano dalle strade trafficate sono esempi di questo immaginario che cerca di catturare le fascinazioni del paesaggio cittadino, disumanizzandolo e lasciando in esso soltanto l’impronta del passaggio umano. Come esempi di questa tendenza possono essere menzionati, tra molti altri, film come Drive e Bladerunner 2049.

Per quanto riguarda la Wirkungsgeschichte della Vaporwave, il suo maggiore impatto per il momento si limita a rimanere sul web e riguarda il mondo degli user generated content, internet memes e YouTube Poop in prima linea. Su innumerevoli pagine Reddit e Facebook è possibile osservare come molti memers si riferiscano alle immagini degli illustratori Vaporwave, applicando gli elementi dell’estetica Vaporwave ai loro meme. Spesso le citazioni Vaporwave sono inserite senza soluzione di continuità con il tema del meme: palmeti, statue greche, scritte in neon e filtri sgranati vengono aggiunti solo per il gusto di farlo e senza la necessità di integrarli con gli altri elementi dell’immagine. Altre volte questa operazione ha come risultato l’enfatizzazione dell’assurdità del meme, che arriva così a trasmettere un certo senso di straniamento allo spettatore.  Per finire, su YouTube e altre piattaforme di condivisione video è possibile assistere al fenomeno di “vaporwavizzazione” di molti programmi televisivi. Questo fenomeno è in generale assimilabile a quello degli YTP, con la peculiarità che in questo caso il rimontaggio audio e video delle trasmissioni ha un carattere esplicitamente Vaporwave nelle sue scelte compositive. Uno degli esempi più conosciuti è la Simpsonwave, dove diversi momenti della nota serie vengono riproposti al rallentatore, ambientati in uno scenario surreale e psichedelico dai toni violacei, con musica Vaporwave di sottofondo e glitch video. 

Cerchiamo di tirare le somme. Chi sono gli ascoltatori della Vaporwave e cosa cercano in questa musica? Come è stato accennato in prima battuta, si tratta solitamente di esponenti della millennial generation che subiscono il fascino dei riferimenti al mondo della loro infanzia e dei toni nostalgici e decadenti con cui questo è rivisitato. Quel brusio di fondo che ha inconsciamente accompagnato la loro crescita adesso viene rievocato e rielaborato attraverso gli occhi – o meglio i filtri – del presente, fruito nuovamente con la consapevolezza di un cambio di punto di vista e di una presa di distanza. Non c’è Vaporwave senza  «Aesthetics», ed è proprio per via del suo immaginario così eclettico e della sua atmosfera così malinconica e ovattata che questa tendenza riesce ad attrarre sempre di più nuovi adepti. Tuttavia abbiamo visto che dietro questa estetica si cela un messaggio più profondo. Molti di questi giovani ascoltatori non vivono la Vaporwave come una critica distopica del tardo capitalismo e, al più, trovano rispecchiato in questa forma espressiva un loro senso di disagio nei confronti della società. 

Chi si sente chiamato in causa dalla Vaporwave, anche se pensa di essere un puro esteta, sta probabilmente condividendo questa percezione critica del mondo. Tuttavia, conformemente ai toni della Vaporwave, questo sfogo non ha un carattere aggressivo e mantiene un profilo debole. I miti parodiati costituiscono infatti la nostra origine e, volenti e nolenti, anche la nostra identità: distruggerli significherebbe distruggere una parte di noi stessi. Questi pertanto non vengono attaccati con ferocia, ma soltanto deflazionati e indeboliti fino a far perdere loro ogni consistenza, fino a trasformarli in una nuvola di vapore. Per questo motivo l’azione critica della Vaporwave si pone al limite e decostruisce la differenza tra la parodia e l’esaltazione, tra il serio e l’ironico, in un mondo dove la distinzione tra queste categorie non è più rilevante e dove le immagini della realtà prodotte sul web assumono una consistenza più vivida della realtà stessa, qualcuno direbbe che è post-ironica.

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