Un anno dopo Harvey

Le disuguaglianze alla radice del disastro a Houston. One year after Harvey in Houston.

Un’abitazione colpita da Harvey, ormai chiusa e in affitto, a East Houston. Foto di Giuseppe Forino.

L’uragano Harvey che ha colpito Houston e il Texas meridionale il 25 agosto 2017 ha rappresentato il primo grande uragano negli USA da Wilma (che ha colpito la Florida nell’ottobre 2005) e nel Texas meridionale dai tempi di Celia (1970). Con oltre 125 miliardi di dollari di danni, Harvey è diventato il secondo uragano più costoso ad aver colpito gli USA dal 1900. Nelle settimane successive, gli uragani Irma e Maria lasceranno purtroppo morte e distruzione nelle isole caraibiche, tra cui Barbuda, Cuba e Portorico.

A Houston, come procede la ricostruzione un anno dopo? Data la drastica riduzione della copertura mediatica e delle informazioni sui luoghi colpiti nelle settimane successive all’evento, volevamo sapere qualcosa di più sulle condizioni attuali della popolazione. Il mese scorso, pertanto, abbiamo incontrato Magdalene, una delle migliaia di persone appartenenti alle comunità afro-americane e latino-americane di East Houston, ancora alle prese con il dopo-Harvey.

Magdalene* ci è stata presentata dal team di ricerca di Roberto Barrios (Southern Illinois University Carbondale, SIUC), antropologo con oltre 15 anni di esperienza in contesti post-disastro nel Nord e Centro America. In questi anni, le sue ricerche hanno indagato non solo il funzionamento della ricostruzione nelle aree colpite, ma anche il contributo di un approccio neoliberale alla ricostruzione nel peggiorare gli effetti dei disastri e nell’aumentare ulteriormente la vulnerabilità della popolazione colpita.

Nel suo ultimo libro Governing Affect: Neoliberalism and Disaster Reconstruction Barrios analizza il ruolo che le emozioni rivestono nel plasmare il modo in cui le persone danno senso e significato ai disastri e valutano gli effetti della governamentalità istituzionale (come ad esempio pianificazione, policy e politiche di ricostruzione) sulla loro vita. Tramite un finanziamento della National Science Foundation,  Barrios sta ora analizzando gli impatti sociali dell’uragano Harvey a Houston insieme al suo gruppo di ricerca, composto da due studentesse di antropologia della University of Houston, Irene Martinez e Mayra Sierra, e una studentessa della SIUC, Grace Vargas.

Gli effetti di Harvey a Houston figli delle disuguaglianze 

La risposta ai disastri e la ricostruzione negli Stati Uniti, come per esempio dimostrato a New Orleans e Puerto Rico, si basano da sempre sulla discriminazione e la segregazione dei gruppi più svantaggiati ed emarginati. Nonostante Harvey sia stato considerato un disastro “dalle uguali opportunità“, che non ha lasciato nessuno in stato di bisogno, la sua ricostruzione sta invece reiterando e amplificando le disuguaglianze preesistenti a Houston, una delle città statunitensi con maggiori disuguaglianze e segregazione.

L’US Census Bureau ha stimato che il 19,3% delle famiglie di Houston vive sotto la soglia di povertà, valore superiore a quello medio nazionale dell’11,3% e in aumento negli ultimi cinque anni, in particolare nei quartieri afro-americani e latino-americani. Disuguaglianze nella distribuzione e nell’accesso a risorse e opportunità – alloggio, assistenza sanitaria, strutture pubbliche, istruzione, protezione ambientale – persistono tra i quartieri a maggioranza bianca e a reddito più elevato e quelli delle persone a basso reddito, in particolare afro-americane e latino-americane.

Come già scritto su queste pagine dallo studioso Ilan Kelman subito dopo l’uragano, anche Roberto Barrios e il suo team sono convinti che, a Houston, Harvey e la sua ricostruzione stiano amplificando una segregazione spaziale e sociale frutto nel lungo termine della pianificazione urbana e territoriale. “Houston – afferma Barrios – è una città in cui le alluvioni accadono di proposito. La collusione tra imprese immobiliari e la politica locale rende i regolamenti e i codici di costruzione inefficaci contro le alluvioni. L’uragano Harvey è stato principalmente un disastro politico, non naturale”.

Il rapido sviluppo urbano di Houston è stato infatti accompagnato da una pianificazione che ha favorito le imprese immobiliari e le società di costruzioni a discapito di una pianificazione urbana giusta e sostenibile, aumentando ulteriormente la vulnerabilità di chi già vive in aree ad alto rischio alluvionale. L’uragano Harvey ha infatti colpito proprio quei quartieri già soggetti a disuguaglianze etniche e socioeconomiche e chi vive in aree ad alto rischio alluvionale.

Una casa abbandonata dopo l’uragano. Foto: Giuseppe Forino.

Sul New York Times, una recente indagine condotta in Texas riporta che il 27% dei cittadini latino-americani che hanno subito da Harvey gravi danni alle proprie abitazioni ha affermato come quelle abitazioni siano tuttora insicure, rispetto al 20% degli afro-americani e all’11% dei bianchi. Oggi molte persone già in difficoltà finanziaria, vulnerabili o emarginate, si trovano dunque a dover affrontare tempi di recupero più lunghi. Harvey ha colpito migliaia di persone senza assicurazione sulla casa, senza risparmi da poter investire nella ricostruzione, e senza nessun mezzo di trasporto alternativo alle automobili danneggiate dalle acque. Il supporto garantito nel post-disastro, incluso un insufficiente programma assicurativo nazionale contro le alluvioni, viene tuttavia assegnato principalmente a chi ha una casa di proprietà, mentre chi vive in affitto o in alloggi pubblici si trova ad avere meno opzioni disponibili.

Nel quartiere di East Houston, secondo Roberto Barrios, la politica locale ha inoltre largamente trascurato l’efficienza dei sistemi di drenaggio: “East Houston è sempre stato un quartiere “invisibile” agli occhi di molti abitanti di Houston, sebbene sia considerato un’area di discariche e deposito di materiali pericolosi per gran parte della città. Dopo Harvey, l’attenzione dei media si è concentrata sulle aree colpite più abbienti di Houston, mentre ha continuato quella lunga tradizione di noncuranza di altri quartieri storicamente marginalizzati”.

Voci da East Houston

E’ pertanto necessario ascoltare la voce delle persone colpite, come Magdalene. Magdalene è profondamente radicata nella comunità di East Houston; vive nel quartiere da quasi 40 anni ed è molto attiva in quella rete informale creata a supporto delle persone del quartiere più bisognose. Magdalene si porta le mani al petto e ci mostra l’altezza dell’acqua rilasciata da Harvey nella sua abitazione, che l’ha costretta a trascorrere un giorno e una notte sul tavolo del salotto, prima dell’arrivo dei soccorsi. Troppo caldo per camminare, ci ha portato in giro per il quartiere in auto, insieme al team di ricerca di Barrios. 

Davanti a molte abitazioni si trovano resti di interni ormai inutilizzabili e da dover buttare. Foto di Giuseppe Forino.

Magdalene conosce quasi tutto di ogni casa del quartiere, e descrive meticolosamente i danni subiti da ogni famiglia. Ci ha mostrato il paesaggio di finestre rotte, impalcature, mobili rovinati, ingressi chiusi da tende e assi di legno. Alcune case non sono mai state riaperte dopo l’uragano e, dall’esterno, si vede chiaramente il livello di devastazione. Altre case sono state riparate grazie ai risparmi personali, ma molte altre non lo saranno mai. Poiché East Houston è un quartiere marginale, gli abitanti ricevono in media meno fondi per la ricostruzione o non hanno alcun risarcimento in quanto non possono permettersi assicurazioni sulla casa contro il rischio dal costo di migliaia di dollari.

Alcune famiglie stanno già lasciando il quartiere. Secondo Magdalene, il prezzo delle case è crollato drasticamente. Abitazioni che avevano mediamente un valore di 80.000 dollari possono ora essere acquistate a 20.000 dollari. Gli speculatori sono in agguato e offrono ai residenti anche meno di 20.000 dollari per accaparrarsi le abitazioni danneggiate, da rivendere poi a oltre 100.000 dollari a nuovi acquirenti. Man mano compaiono annunci immobiliari di affitto e vendita a ridicoli prezzi ribassati. Le agenzie immobiliari approfittano della sfortuna della persone, mentre le compagnie assicurative fiutano l’occasione di costringere gli abitanti ad acquistare assicurazioni più costose.

Una delle tante roulotte utilizzate, ancora oggi, come abitazioni temporanee. Foto di Giuseppe Forino.

I regolamenti per l’accesso ai fondi assegnati dalla FEMA (la Federal Emergency Management Agency, l’agenzia statunitense che interviene in caso di disastri) sono sempre sfavorevoli per le persone emarginate o senza assicurazione come a East Houston. Tutto questo rende queste persone non eleggibili ad alcun programma di finanziamento. Rispetto ai quartieri “più ricchi”, molti abitanti non hanno usufruito di alcuna abitazione temporanea, come per esempio camper o roulotte. Alcuni abitanti si sono arrangiati costruendo delle case mobili sopraelevate, per proteggersi da future inondazioni. Il trauma perpetuo delle alluvioni li seguirà così per il resto della loro vita.

L’uragano Harvey, insomma, ha solo rispecchiato e accentuato le disuguaglianze sociali ed economiche che regolano ogni giorno la vita di Houston. Ascoltare le storie delle persone più vulnerabili dopo l’occorrenza di un disastro dimostra, ancora una volta, come questo sia un fenomeno politicamente costruito, derivante da percorsi storici di ingiustizia ambientale e sociale.

* Magdalene è un nome inventato per garantirle l’anonimato. Anche il quartiere di East Houston non è stato identificato ed è stato genericamente menzionato come East Houston. Ringraziamo di cuore Magdalene per il tempo speso, Grace, Mayra e Irene per la loro cortesia, e Roberto per averci consentito l’accesso alla sua ricerca.

 

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