Presentiamo qui, per la prima volta sottotitolato in italiano, il video “Tracce Liquide”, prodotto all’interno del progetto Oceanografia Forense del Centre for Research Architecture (Goldsmiths, Università di Londra).
Questo lavoro consiste in un’analisi critica della trasformazione del Mediterraneo in confine militarizzato d’Europa e della violenza che viene sistematicamente esercitata nei confronti dei migranti in questo spazio.
Il video viene proiettato oggi, 3 ottobre, anniversario della più grande tragedia nel Mediterraneo finora documentata, al Festival di Internazionale di Ferrara, nell’ambito dell’evento intitolato “Migrations – Subversive Atlas” curato dal progetto “Anti-atlas of Borders”.
“Tracce liquide” offre una sintesi della nostra ricostruzione degli eventi di ciò che viene chiamato il caso della “left-to-die-boat”, in cui 72 passeggeri, che nel marzo 2011 tentavano di raggiungere l’isola di Lampedusa dalla Libia a bordo di una piccola imbarcazione, furono lasciati andare alla deriva per 15 giorni all’interno di un’area marittima che risultava ampiamente sorvegliata dalla NATO nell’ambito delle operazioni militari contro la Libia. Nonostante i numerosi segnali inviati per identificare la loro posizione e le numerose interazioni avvenute in mare, tra cui quelle con un elicottero e una nave militare, nessuno intervenne per salvarli e solo nove di essi sopravvissero alla vicenda.
Nel produrre questa ricostruzione, la nostra ricerca ha tentato di sovvertire l’uso degli strumenti di rilevamento a distanza che leggono e registrano la superficie e la profondità del mare. Questo “sensorio del mare”, normalmente utilizzato come apparato di polizia e controllo, è stato qui utilizzato per documentare le violazioni dei diritti dei migranti che avvengono ai confini marittimi dell’Unione Europea. In contrapposizione con una concezione del mare come spazio privo di storia e significato, in cui qualsiasi evento si dissolve nelle correnti in continuo movimento, la nostra ricerca ha dimostrato che nel mare rimangono delle tracce. Leggendo con attenzione queste tracce, il mare stesso può essere trasformato in un testimone e interrogato. L’animazione che abbiamo prodotto dà forma ai differenti ritmi di mobilità del Mediterraneo emersi attraverso la progressiva restrizione dei mezzi legali di accesso all’Unione Europea per certe categorie di persone e la corrispondente accelerazione dei flussi di beni e capitali.
Mostrato per la prima volta alla Casa della Cultura di Berlino nel marzo del 2014, il video si basa sul materiale prodotto per la compilazione di un rapporto sui diritti umani che ha dato vita a molteplici azioni legali, alcune delle quali ancora in corso, contro gli stati coinvolti nelle operazioni militari in Libia. Nonostante nessun elemento della nostra ricostruzione sia stato contraddetto, il crimine collettivo di cui sono stati vittime i passeggeri dell’imbarcazione è rimasto sino ad oggi invisibile alla legge.
Tracce Liquide – Il Caso della “Left-to-Die Boat” from charles heller on Vimeo.
Credits:
Directed by CHARLES HELLER and LORENZO PEZZANI
Based on THE “REPORT ON THE ‘LEFT-TO-DIE’ BOAT” by CHARLES HELLER, LORENZO PEZZANI and SITU RESEARCH, 2011 (with the techincal support of DONALD FEURGUSON, LAWRENCE FOX III, RICHARD LIMEBURNER, ROSSANA PADELETTI)
Graphics by SAMANEH MOAFI
Animations by SAMANEH MOAFI and MANUEL JIMENEZ GARCIA
Sound “MUSIC FOR LOOM” BY JAMES WYNESS and SOUND SAMPLES FORM THE “LISTEN TO THE DEEP OCEAN ENVIRONMENT (LIDO)” PROJECT, LABORATORY OF APPLIED BIOACOUSTICS, BARCELONATECH, UPC
Sound design USF PROD and GOON KID
Produced with support from HAUS DER KULTUREN DER WELT, BERLIN and FORENSIC ARCHITECTURE (ERC), GOLDSMITHS, UNIVERSITY OF LONDON
Thanks to RAPHAËL CUOMO, MARIA IORIO, MANUELA HONEGGER, LAURENT JESPERSEN, ADRIAN LAHOUD, RICHARD LIMEBURNER, SWANN THOMMEN, EYAL WEIZMAN, GIULIA ZANINI
This work could not have been produced without the support and collaboration of all those who have been seeking justice for this case.
Alcuni tweet e foto della presentazione al Festival Internazionale di Ferrara del progetto “Anti-atlas of Borders” nel quale rientra anche il video Tracce Liquide.
A @Internazfest per “Antiatlante delle frontiere. Per una nuova concezione dei confini e delle mobilità del ventunesimo secolo.” #intfe
— il lavoro culturale (@lavoroculturale) 3 Ottobre 2014
Ospiti ad”Antiatlante delle frontiere”: Nicola Mai e Cédric Parizit (Univ. Aix-Marseille), e Lorenzo Pezzani (Goldsmith College) #intfe — il lavoro culturale (@lavoroculturale) 3 Ottobre 2014
“Cerchiamo di rompere con l’ordine degli atlanti, per proporne uno più disordinato ma più dinamico e adatto alle nuove frontiere.” #intfe
— il lavoro culturale (@lavoroculturale) 3 Ottobre 2014
“L’Antiatlante delle frontiere è un progetto all’incrocio fra arte e scienze, oggi ne vengono presentate 4 parti” #intfe — il lavoro culturale (@lavoroculturale) 3 Ottobre 2014
— il lavoro culturale (@lavoroculturale) 3 Ottobre 2014
È il turno di Lorenzo Pezzani, progetto Forensic Oceanography del Center for Research Architecture del Goldsmith College di Londra #intfe
— il lavoro culturale (@lavoroculturale) 3 Ottobre 2014
Liquid traces di Lorenzo Pezzani e Charles Heller rende il mare un testimone. #intfe — il lavoro culturale (@lavoroculturale) 3 Ottobre 2014
Liquid traces di Lorenzo Pezzani e Charles Heller rende il mare un testimone. #intfe
— il lavoro culturale (@lavoroculturale) 3 Ottobre 2014
L. Pezzani ricorda che proprio oggi è l’anniversario del naufragio di Lampedusa, ma che pochi giorni dopo è successo di peggio. #intfe — il lavoro culturale (@lavoroculturale) 3 Ottobre 2014
Pezzani racconta del naufragio dell’11 ottobre 2013 e delle responsabilità di Guardie costiere italiana e maltese e di altre barche. #intfe
— il lavoro culturale (@lavoroculturale) 3 Ottobre 2014
Liquid traces parte dal caso dell’11 ottobre 2013. Quelle e tutte le altre non sono morti naturali, ma vere circostanze politiche. #intfe — il lavoro culturale (@lavoroculturale) 3 Ottobre 2014
Le ‘left-to-die boats’ denotano precise responsabilità. Sorveglianza spropositata (38 navi, l’11 ottobre) ma persone lasciate morire. #intfe
— il lavoro culturale (@lavoroculturale) 3 Ottobre 2014
Le interviste di Pezzani e Heller ai sopravvissuti riguardavano dettagli ambientali per ricostruire vicende e responsabilità in mare #intfe — il lavoro culturale (@lavoroculturale) 3 Ottobre 2014
Liquid traces: quando un ‘drift model’, un modello di deriva, nel Mediterraneo diventa modello di agonia. #intfe pic.twitter.com/grLi7MpZyf
— il lavoro culturale (@lavoroculturale) 3 Ottobre 2014
‘Liquid traces’ traccia una cartografia delle responsabilità di navi, militari, Nato, EU e altri per le barche di migranti ignorate. #intfe — il lavoro culturale (@lavoroculturale) 3 Ottobre 2014
‘Liquid traces ‘si rivolge alla ‘illegalizzazione’ dei migranti e alla militarizzazione delle frontiere. #intfe pic.twitter.com/x5oOLSRZW5
— il lavoro culturale (@lavoroculturale) 3 Ottobre 2014
Lorenzo Pezzani: il mar Mediterraneo è uno spazio iper-regolato, ma per ragioni opposte a quelle della retorica politico-umanitaria. #intfe — il lavoro culturale (@lavoroculturale) 3 Ottobre 2014
‘Il mare stesso può essere trasformato in un testimone e interrogato’. Tracce liquide #3ottobre #intfe http://t.co/NXO34GOPvh @Internazfest
— il lavoro culturale (@lavoroculturale) 3 Ottobre 2014
#intfe Antiatlante delle frontiere, Liquid traces: pic.twitter.com/BhkwpUZDRq — il lavoro culturale (@lavoroculturale) 3 Ottobre 2014