Sui confini d’Europa #9
Voci da Lesbo, Alcatraz per ventimila innocenti. Sull’isola soffia un vento gelido, la pioggia ti arriva in faccia e piega gli alberi, dal mare si alza un ululato di tempesta, talmente forte che non riusciamo a sentirci. La bocca chiusa, i cappucci ben calati sulle orecchie, guardiamo l’orizzonte: all’alba sono arrivati dei gommoni carichi di siriani che si sono buttati sulla spiaggia tremanti, l’espressione smarrita, i vestiti fradici. Uno spettacolo che non dimenticherò mai. Un bambino e una ragazzina non parlavano, lo sguardo vuoto, immobili. Gli operatori umanitari li hanno messi uno vicino all’altra pensando che fossero fratello e sorella ma non era così: erano soltanto soli, sotto choc. Gli uomini avevano il volto cupo, alcuni adolescenti sfogavano l’adrenalina facendosi selfie, una donna era svenuta, la faccia bianca come la cera. Una bimba, avrà avuto sei anni, mi sorrideva piena di fiducia mentre le cambiavo la maglietta bagnata: i suoi occhi mi dicevano che dopo tante sofferenze si sentiva finalmente al sicuro, in Europa. Ho provato pena; e soprattutto ho provato vergogna. Era marzo del 2016 e Lesbo da un anno viveva la prima lunga ondata di sbarchi (sono 850mila le persone arrivate in Grecia via mare nel 2015 secondo […]