Gli spazi pubblici post-sisma all’Aquila
La resistenza degli spazi pubblici all’Aquila dopo i terremoti
La resistenza degli spazi pubblici all’Aquila dopo i terremoti
Sul finire degli anni Ottanta capitava di accompagnare mia madre abbascio i prefabbricati, dove si trovavano le casette emergenziali – i prefabbricati, appunto – che ospitavano delle famiglie assistite dopo il terremoto del 23 novembre 1980 che aveva colpito l’Irpinia, compreso Monteforte Irpino, dove sono cresciuto.
Le testimonianze raccolte appartengono ad un tracciato spontaneo che ha visto coinvolte Amatrice, Arquata del Tronto, Norcia, Camerino. Nel rispetto dei silenzi, in un itinerario cadenzato entro pochi giorni, si sono rese evidenti le riflessioni di chi, durante l’incontro, ha desiderato affermare la propria condizione senza forzature e richieste. Attraverso lo sguardo della Gestalt, definibile sostanzialmente come “terapia dell’ovvio”, si lavora sull’ascolto di ciò che spontaneamente emerge dal territorio o dal singolo. Nel Counseling, ovvero nella relazione d’aiuto, l’ascolto che si organizza in un metodo non è già più ascolto. Non si può parlare qui di interviste ma di ascolto profondo o ascolto attivo.
Alcune riflessioni sulle forme di capitalismo dei disastri nel post-terremoto aquilano
I terremoti che tra agosto 2016 e gennaio 2017 hanno colpito Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo, si comprendono viaggiando nell’epicentro tra Campotosto, Amatrice, Norcia e Visso, tra sensi unici alternati, segnaletiche gialle, paesaggi trasformati, luoghi scomparsi e generati.
Sei domande a Gian Maria Valent, geografo e militante anarchico.
Sei domande a David Alexander, uno dei massimi esperti nella gestione dei disastri in Italia Il 6 aprile 2019 è stato il decimo anniversario del terremoto dell’Aquila, punto di partenza di una rete formale e informale di pratiche e riflessioni che ha portato alla nascita del nostro spazio Sismografie e ad un rinnovato interesse delle scienze sociali italiane ai Risk e Disaster Studies. Come curatori di questo spazio di dialogo all’interno del Lavoro Culturale, abbiamo scelto di intervistare chi, da vari punti di vista, ha analizzato il post-disastro all’Aquila (che continua). Non abbiamo chiesto di proporre soluzioni, ma riflessioni da angolature probabilmente poco battute nell’inevitabile flusso mediatico di queste settimane, persistenze della messa in scena di una Via Crucis emergenziale ormai assurta a caso studio internazionale. Ridare voce a ricercatori e ricercatrici e ad aquilane ed aquilani ci sembra possa continuare il lavoro di straforo che da otto anni e quasi 90 articoli intessiamo per proporre una visione differenziale sullo studio e la gestione del rischio e dei disastri nel nostro Paese. Dopo la prima intervista a Lina Maria Calandra ospitiamo David Alexander, professore di Risk and Disaster Reduction, Institute for Risk & Disaster Reduction, University College London. Uno dei massimi esperti a livello […]
Pubblichiamo la recensione di Andrea Ferraretto, giornalista e scrittore, al volume “Non più e non ancora. Le aree fragili tra conservazione ambientale, cambiamento sociale e sviluppo turistico”, recentemente pubblicato da Rita Salvatore ed Emilio Chiodo (con prefazione di Giorgio Osti) per Franco Angeli.