E’ assai necessario parlare di rischio sismico anche in un territorio come quello senese e soprattutto farlo “in tempo di pace”
di Dario Albarello, Fabio Carnelli e Stefano Ventura
La difesa da eventi naturali potenzialmente dannosi ha dei costi che possono essere affrontati solo se si ha consapevolezza dei rischi cui si è esposti. I terremoti non fanno eccezione a questo semplice enunciato, con l’aggravante di essere eventi rari (nell’esperienza di vita dei singoli cittadini) che però si sviluppano nell’arco di poche decine di secondi, non permettendo nessun tipo di difesa nell’immediatezza dell’evento. Per questo motivo è assai necessario parlare di rischio sismico anche in un territorio come quello senese e soprattutto farlo “in tempo di pace”. Un’occasione per farlo è l’ampio dibattito sorto attorno alla sentenza dell’Aquila che ha condannato i componenti della commissione Grandi Rischi e che pone importanti interrogativi da risolvere (prevedibilità, responsabilità dell’intervento, ruolo della prevenzione, ecc.).
Il problema ha aspetti tecnici (definizione dei possibili scenari sismici attesi, tecniche di difesa dai danni del terremoto) ma questi si collocano in un ambito assai più vasto. Infatti, ogni attività di prevenzione richiede decisioni politiche riguardo ad un numero di possibili opzioni e questa possibilità/necessità di scelta pone problemi importanti che riguardano il processo decisionale: chi decide, su che base e con quale consenso? Aspetti importanti in quest’ambito sono il livello di spesa giudicato sostenibile a fronte di differenti livelli di verosimiglianza attribuiti alle possibili minacce (la probabilità di una dato evento calamitoso), della diversa percezione del rischio da parte dei cittadini (di cosa ho paura?) e del livello di protezione da adottare ovvero (cosa proteggere?). Tutti questi elementi rimandano a scelte di ordine etico relative, per esempio, al valore attribuito ai beni da difendere (scuole, chiese, fabbriche, vite umane) e alla attribuzione delle responsabilità in caso di disastro (il caso dell’Aquila insegna).
Un aspetto importante in questo contesto è la definizione di percorsi formativi per i cittadini di ogni età e l’analisi della catena decisionale che le istituzioni e la società civile devono attivare in prospettiva di un evento eccezionale, sia esso atteso nel lungo o nel breve termine. Vanno quindi coinvolti a pieno i cittadini, gli esperti e le istituzioni pubbliche e private che hanno la responsabilità di comunicare e gestire il rischio da calamità naturale oltre che pianificare le attività di prevenzione finalizzate alla riduzione del rischio stesso.
Per attivare un percorso virtuoso che porti ad una efficace riduzione dei rischi da terremoto o da altri eventi disastrosi è necessario fare chiarezza sulla gestione dell’intero processo, interrogarsi innanzitutto su come avvengano le previsioni dei terremoti, in altre parole, su cosa sia la costruzione si base scientifica del rischio in condizioni di probabilità e incertezza. È poi necessario interrogare esperti e ricercatori sulle modalità con cui questo rischio viene in realtà percepito, come dovrebbe avvenire la comunicazione del rischio alla cittadinanza e le prassi (se esistono) con cui le istituzioni affrontano il problema a tutti i livelli.
A tal proposito, il Lavoro Culturale, su proposta del Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Siena e in collaborazione con il Centro Interuniversitario per la Storia del Cambiamento Sociale e l’innovazione (CISCAM), il Centro di Studi Interdisciplinari su Memorie e Traumi culturale dell’Università di Bologna (TraMe) e alcune Scuole di Dottorato di Ricerca dell’Università degli Studi di Siena organizza la Tavola Rotonda “Terremoti e rischio sismico: valutare, comunicare, decidere.”
L’iniziativa si svolgerà il 28 febbraio 2013 dalle 15 alle 18 presso l’Auditorium della Collegio Santa Chiara in Via Valdimontone 1 a Sienaed è connessa alle attività di formazione previste nell’ambito delle Scuole di Dottorato coinvolte (fornirà crediti formativi ai partecipanti).
Interverranno, fra gli altri, Dario Albarello, Gianni Silei, Anna Lisa Maccari, Fabio Mugnaini e Federico Montanari.
Date le forti implicazioni sociali delle tematiche discusse, l’evento sarà aperto agli studenti ed al pubblico cittadino. Si tratta infatti di un incontro che vuole avviare un dialogo all’interno del mondo accademico che si occupa di rischio sismico (a partire dalle scienze naturali ed applicate attraverso le scienze umane e politiche, fino alle politiche di salvaguardia dei beni culturali), per poi porre i risultati empirici all’attenzione delle istituzioni presenti sul territorio, nelle loro specifiche responsabilità in materia di Protezione civile, i Vigili del Fuoco e le altre Forze Armate, le associazioni di volontariato e presidio del territorio, la scuola e le Contrade.
Per il programma e i contatti si veda la locandina: