Riprendere il filo del discorso

In questi giorni, all’Aquila, sta avvenendo il passaggio di consegne fra la Struttura Tecnica di Missione e il Comune, passaggio che segna, dopo 3 anni e 5 mesi dal sisma, la fine dello stato d’emergenza, ufficialmente terminato il 30 Agosto di quest’anno come sancito dal decreto legge 83 del 22 Giugno [1].

di Fabio Carnelli, Orlando Paris, Francesco Tommasi

Nel frattempo, in Emilia, il Commissario delegato per la ricostruzione Vasco Errani ha appena provveduto alla realizzazione di moduli scolastici provvisori (EST e PMS) per permettere lo svolgimento dell’anno scolastico e ha firmato, la scorsa settimana, le ordinanze 40 e 41, attraverso le quali si avviano le procedure di realizzazione di 2000 moduli abitativi temporanei (PMAR) per far fronte alla sistemazione di 7.427 [2] persone ancora alloggiate fra tendopoli (5.148), alberghi (2.040) e strutture al coperto (239). Proprio un anno fa maturava su questo blog la necessità di occuparsi del post-sisma aquilano, per dare il giusto spazio ad un evento sottoposto al regime della cronaca, in bilico tra la spettacolarizzazione della catastrofe e il suo precoce oblio mediatico. Dai contributi del focus è nato Sismografie. Ritornare a L’Aquila mille giorni dopo il sisma. Il volume è il riflesso di una pratica quotidiana d’analisi del reale, una ricerca che abbiamo già presentato a Paganica e all’Università dell’Aquila e che ci porterà quest’autunno a creare nuovi spazi di discussione, dentro e fuori dal blog, per continuare ad esercitare sia un processo di ri-memorazione dell’evento sia uno “sguardo ermeneutico” che, all’incrocio tra i saperi e le metodologie, consente di scardinare le retoriche dello stato d’emergenza [3]. Perché è proprio quando bisogna ricostruire l’ordine, dopo la messa in discussione dell’orizzonte di senso quotidiano, che emergono più chiaramente i paradigmi di governo, le strategie e le tattiche di resistenza, gli habitus da ridefinire e i nuovi percorsi di soggettivazione da “intraprendere” o perseguire.

Se non esiste ancora quella “giusta distanza” dalle due scosse del 20 e 29 Maggio che hanno coinvolto l’Emilia e le province di Mantova e Rovigo, è importante però far luce sin da subito sulle dinamiche di un evento, che è -ed è stato- per lo più taciuto dai media. Per certi aspetti potrebbe sembrare una strategia volta a minimizzare la portata del sisma che sembra aver danneggiato “solo gli orologi cittadini, le chiese e poche decine di fabbriche. Nient’altro che simboli” [4].

E se dopo quattro mesi poco sappiamo di cosa stia succedendo nelle zone colpite dal sisma o di quante tendopoli siano state allestite, forse non sappiamo che il modello di gestione dell’emergenza è assolutamente differente da quello abruzzese, visto che la gestione è stata già affidata al Presidente della Regione ed ai sindaci dei comuni colpiti. A tal proposito, senza i necessari preamboli, si nota come strategiche e fuorvianti risultino ad esempio le parole del segretario del Pdl, Alfano, pronunciate qualche giorno fa a Mirandola: “Quando abbiamo gestito in modo solerte ed efficiente il post-terremoto all’Aquila, e compiuto miracoli, sono state dette tante falsità, e tanti sono stati gli attacchi assurdi. Questo non sta succedendo per l’Emilia, in forte ritardo sui tempi di ricostruzione” [5].

Diventa necessario, ancora una volta, analizzare e soffermarsi sulle rappresentazioni e le strategie adottate dalle istituzioni e dai media, partendo dalle prime fasi del sisma emiliano, per arrivare a ricostruire le problematiche dell’umanitarismo legato agli stati di emergenza contemporanei e senza sottovalutare un elemento drammaticamente peculiare del contesto emiliano: il “crollo” dei luoghi di lavoro.

In questo viaggio sarà necessario non perdere di vista le trame dei vissuti degli attori sociali; infatti, se una catastrofe si produce e si percepisce come tale anche a partire dalle capacità di reagire allo sconvolgimento del proprio sistema di significati, è attraverso la costante costruzione di strumenti d’analisi e di una memoria collettiva che è possibile orientarsi nella ricostruzione del proprio orizzonte di senso.

Note

[1] Termine che era stato inizialmente prorogato al 31 Dicembre 2012 con il decreto del Governo Monti del 4 Dicembre 2011.

[2] Fonte: Dipartimento della Protezione Civile; i dati sono aggiornati al 1 Agosto 2012.

[3] Un paradossale elenco dei 58 “stati” d’emergenza “attivi” al momento in Italia è presente sul sito della protezione civile.

[4] A. Chiappanuvoli, Terrae Motus, in “Alfabeta2”.

[5] La notizia è riportata su varie testate on line, si veda ad esempio qui.

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