Pubblichiamo un articolo di Sara R. Farris uscito originariamente in inglese sul sito Al Jazeera English. Traduzione a cura di Nicola Perugini.
Nel 1844 Karl Marx ha pubblicato un breve ma molto denso testo intitolato La questione ebraica, contenente un’analisi critica di due saggi in cui il poi famoso filosofo Bruno Bauer si opponeva alla concessione di pari diritti agli ebrei su base religiosa. Se avessero voluto essere considerati cittadini a tutti gli effetti, sosteneva Bauer sulla scia di un’opinione molto diffusa all’epoca, gli ebrei avrebbero dovuto abbandonare la loro religione e abbracciare l’Illuminismo. Secondo questa logica non vi è spazio per richieste religiose in una società laica.
Come suggerisce la posizione di Bauer, nella Germania della prima metà del diciottesimo secolo e nel resto d’Europa il razzismo anti-ebraico era giustificato soprattutto su basi culturali e religiose. Gli ebrei erano discriminati e visti con sospetto perché erano considerati una «nazione aliena dentro la nazione». Infatti è solo nella seconda metà del diciannovesimo secolo che la crescita del «darwinismo sociale» e dell’«antisemitismo razziale» su base biologica si sono affacciati sulla scena politica e gli ebrei sono stati apertamente discriminati sulla base di una presunta inferiorità biologica.
La questione che potremmo porci oggi è se nell’Europa contemporanea esista una questione musulmana simili alla questione ebraica di 170 anni fa. L’astio europeo contro i musulmani è comparabile a quel primo livello di odio contro gli ebrei – un odio che è culminato in una della pagine più buie della storia umana?
A dispetto delle ovvie differenze tra i due contesti, il successo dell’estrema destra durante le recenti elezioni tenutesi in diversi paesi europei sembra suggerire che la risposta è decisamente sì. La vittoria di questi partiti attesta l’incredibile avanzata della propaganda islamofobica durante gli ultimi dieci anni. In Francia la presidentessa del Fronte Nazionale, Marine Le Pen, che ha ottenuto un quarto dei voti, ha chiesto alle mense scolastiche di non servire più ai bambini e alle bambine musulmane cibi alternativi al maiale. In Gran Bretagna l’Independence Party ha portato avanti una campagna contro la costruzione delle moschee ed è diventato il principale vincitore delle elezioni, con un sorprendente 27,5% di voti.
Molti di questi partiti, così come i loro elettori, non si considerano razzisti. Dopotutto il problema con i musulmani – secondo i politici alla Le Pen – è legato alla loro arretratezza, al fanatismo e alla loro scarsa voglia di integrarsi.
In poche parole è colpa dei musulmani. Come nel caso della questione ebraica del diciannovesimo secolo, la questione musulmana di oggi ha origine nelle differenze culturali e quindi viene presentata come legittima e politicamente corretta.
Anche se tutti i migranti in generale vengono additati come una minaccia sociale ed economica per le società e i lavoratori europei, sono i migranti musulmani ad essere investiti del ruolo di “cattivi migranti” e di “cattivi altri”. Questo è stato reso possibile dalla propaganda xenofoba della destra. Ma anche i partiti liberali e di sinistra hanno contributo a questa fanfara.
Da un lato leader conservatori come il britannico David Cameron, il francese Sarkozy e l’ex-primo ministro italiano Silvio Berlusconi hanno ripetutamente invocato le radici cristiane dei paesi europei. Dall’altro lato una più ampia sfera di forze politiche che include i liberali e la sinistra hanno preso parte alla campagna contro il velo come simbolo di arretratezza e oppressione. Le voci che nutrono il sentimento anti-musulmano in Europa provengono da tutti fronti della mappa politica.
Così i musulmani sono diventati, per molti versi, i nuovi ebrei. Sono diventati i capri espiatori su cui gli europei stanno proiettando le loro ansie per il futuro. I politici conservatori e di estrema destra amplificano e sfruttano costantemente queste ansie al fine di rafforzare agende neo-liberiste e nazionaliste, mentre la maggior parte dei partiti liberali e di sinistra ha imitato la destra razzista, forse sperando di guadagnare voti.
Marx ha compreso alla perfezione questo processo. Ha criticato Bauer per aver sostenuto che la mancanza di emancipazione politica degli ebrei era legata alla loro cultura e religione. Marx ha sostenuto che la religione non aveva nulla a che vedere con la continua discriminazione degli ebrei. Secondo Marx il pregiudizio contro gli ebrei e la mancanza di diritti andava compreso nel più ampio contesto delle disuguaglianze strutturali di stato.
La trasformazione dei musulmani di oggi in ebrei del diciannovesimo secolo non significa che una nuovo genocidio sia imminente, o che la tragedia europea degli ebrei del ventesimo secolo sarà ripetuta dai musulmani del ventunesimo secolo. La storia non si ripete in questo modo. Ma la storia a volte ha le sue rime. Solo il lavoro dei militanti e delle organizzazioni anti-razziste può fermare queste rime.