Quasi una ninna nanna

Una recensione per immagini a Quasi ninna quasi nanna, un albo illustrato (21×22 cm) uscito nel luglio 2013 per l’editore Orecchio Acerbo ad opera di Mariana Chiesa, artista argentina, scultrice, pittrice, fumettista, nata nel 1967 e residente in Italia.

Le illustrazioni occupano i tre quarti dello spazio-libro e ogni immagine dialoga con una strofa della ninna nanna letta da una madre alla figlia adagiata su di lei, a letto. La cornice narrativa dell’albo è costituita proprio dalle tavole dedicate alla coppia madre-figlia, a cui si susseguono le descrizioni fantastiche dello spazio onirico che viene invocato dalla ninna nanna.

foto 2(3)

Le immagini sono cromaticamente e tematicamente alternate in tavole “tono su tono”, dominate dai blu, cobalti, azzurri, verdi, e in tavole “di complementari”, rosso e verde, blu e arancio, giallo e viola, in cui il colore si fa azione e movimento . Il cromatismo appare quindi strumentale alla narrazione testuale, alternando i toni chiari – scelti soprattutto per descrivere lo spazio del sogno – e gli scuri – usati soprattutto per ritrarre la madre e la figlia – e quindi l’azione e l’abbandono, creando così un ritmo ondivago che sale e che scende.

“Quasi ninna quasi nanna” è un albo sul limen, sul confine, sul momento spaventosamente dolce in cui un figlio è accompagnato nella solitudine della notte: contiene la tensione dell’abbraccio materno – rassicurante e caldo – e la vertigine dell’abbandonarsi al buio -in solitudine.

Come lo specchio di Alice, la ninna nanna è frontiera fra i due mondi: separa il giorno di luce, azione, consapevolezza, calore, contatto e la notte di buio, abbandono, inconscio, paura e solitudine. Nel farlo, utilizza i codici del giorno per dire l’oscuro e renderlo meno terrorizzante.

foto 1

L’opera di Mariana Chiesa possiede un “doppio incanto” ed è capace di rendere conto con assoluta efficacia dell’ambivalenza che accompagna il processo di abbandono, senza mai omettere la minaccia alla quiete né ricorrere a rassicurazioni facili ma rendendo il bambino attore del gioco del sogno e spettatore del mistero della morte-vita.

foto 3(3)

foto 4(2)

Ogni notte il viaggio è una sfida all’identità che trasforma l’individuo assegnandogli ruoli sempre diversi per condurlo verso un’evoluzione interiore che, nel trasformarlo, gli permette di diventare se stesso. La crescita è identificata con un preciso momento, ossia quello del riconoscimento di una voce interna, di un dáimōn. È la voce rassicurante e sicura del sé che permette di intraprendere scelte autonome e responsabili.

La figlia, destinataria della ninna nanna, ci viene mostrata nel momento della sua crescita come una figura con le parvenze di un manichino, priva di genere, la cui testa ha la foggia di una mela. Mela rossa e perfetta, mela di Eva, mela di Biancaneve: oggetto del proibito e veicolo della punizione riservata alle femmine curiose.

foto 2

foto 3

La crescita passa quindi attraverso un processo di sostanziazione del peccato originale e ci rende liberi di scegliere, di desiderare, di «ascoltare bellezza e splendore», e quindi di scoprire il corpo, la sessualità e l’amore.
Mariana Chiesa illustra questo passaggio con tavole che possiedono un’intensità rara, giocate sull’allusione delicata e su contrasti di colori pastello. Sono immagini che ritraggono senza pudore corpi nudi e riescono svelare la trama emotiva dei personaggi che sembrano vibrare del sussulto pieno di desiderio e timidezza tipico della scoperta della propria corporeità in età adolescenziale.

foto 1(2)

foto 2(2)

Finalmente la ninna nanna riesce nel suo intento e la bambina dorme, sola in un nido sull’acqua, accompagnata nel suo viaggio, onirico ed esistenziale, da esseri fantastici e rassicuranti che la spingono al largo, nel fondo del percorso di scoperta di sé, del mondo e degli altri.

foto 4

In un breve passaggio introduttivo l’Autrice dichiara «la ninna nanna è meticcia e viaggiatrice»: viaggia il tempo, si mescola nelle generazioni, raccoglie l’evocazione della storia personale e la trasforma in parola che si fa nido, rinnovandola ogni volta.
È il persistere del filo che ci unisce a chi veniva prima, alla genìa – tradizionalmente femminile – che si prendeva cura dell’accudimento nel momento liminale dell’addormentarsi. La ninna nanna nasce nel vibrato del ricordo di quando venivamo accompagnati nel sonno e si evolve nel tepore del contatto col figlio, teso fra conquista e riscoperta di sé, dei propri limiti, desideri, paure.

L’albo di Mariana Chiesa è carico di suggestioni e bellezza e si pone come esempio di testo adatto a un pubblico anagraficamente trasversale.

foto 4

E come tutti gli incontri intensi, una volta chiuso, continua a interrogarci e richiamarci.

foto 1(3)

Print Friendly, PDF & Email
Close