My Covid in Comics. Racconto sociale di una pandemia globale

My Covid in Comics. Racconto sociale di una pandemia globale: l’introduzione di Jacopo Granci e Claudio Calia.

Fadi Abou Hassan (Palestina-Norvegia)

C’era una volta il fumetto. C’era chi ne aveva fatto un mestiere e chi si avviava a riscoprire una passione remota mai del tutto sopita. La storia di My Covid in Comics forse potrebbe iniziare così… O forse no. Riproviamo.

C’era una volta un paese lontano (nemmeno troppo) dove due organizzazioni stavano collaborando per costruire percorsi originali sull’utilizzo dei linguaggi artistici come forma di cittadinanza attiva e partecipata, come strumento di coesione e promozione dei diritti, prima che il cielo gli cascasse sulla testa (direbbe Abraracourcix, realizzando così la sua peggiore paura). Meglio. Ma forse non è neanche questo. O non solo…

Non è mai facile spiegare la genesi di un libro. Nel caso di un racconto corale ancora meno. Possiamo dire però che My Covid in Comics è senz’altro il risultato di un incontro. Anzi, di una serie di incontri. Quelli fisici, tra persone e tra associazioni, e quelli virtuali, tra giovani talenti e artisti famosi sparsi ai quattro angoli del mondo. Sono incontri tra geografie distanti, lingue diverse ma anche tra immagini e parole, tra un virus nuovo e una società globale che si è scoperta impreparata ad affrontarlo.

My Covid in Comics
Ali Rastroo (Iran)

Come siamo arrivati a questo racconto? Se proviamo a mettere in fila tutti gli elementi ci accorgiamo che My Covid in Comics parte da lontano, da ben prima del covid, come ogni storia che si rispetti. Tutto ha inizio dal lavoro che Cefa Onlus e Ya Basta Caminantes portano avanti ormai da anni in Marocco, Iraq e più recentemente in Tunisia: laboratori sperimentali in cui il fumetto è un mezzo creativo per promuovere inclusione sociale e scambi culturali tra i ragazzi dei quartieri disagiati e nei territori più emarginati. Indipendentemente delle doti artistiche, infatti, il fumetto è un’occasione ed un modo divertente per raccontare e raccontarsi. Per affrontare problemi o tabù sociali. Per far emergere uno spazio di intimità. E’ come se le storie disegnate fossero più sincere, genuine; seduti uno accanto all’altro con il proprio foglio e la propria matita, i ragazzi tendono ad esprimere ciò che difficilmente direbbero con le parole.

Nel febbraio 2020, quando il virus si affaccia alle porte d’Europa e del Mediterraneo, ci troviamo proprio in Tunisia, nelle montuose regioni settentrionali, per realizzare alcuni dei laboratori in programma con il progetto “Jasmin”. Ignari del pericolo incombente e di come le nostre vite sarebbero cambiate di li’ a poco. L’arrivo della pandemia, va da sé, interrompe il lavoro sul campo. Non ferma però il fumetto né inibisce le sue potenzialità. Sebbene confinati, chi in Italia chi a Tunisi, un po’ impauriti ma decisi ad andare avanti, cerchiamo di adattarci alle priorità del momento, sostituendo i laboratori con una campagna di informazione illustrata. La nostra “fase uno” diventa così un decalogo a disegni per sensibilizzare la popolazione sulle buone pratiche quotidiane da adottare in contrasto alla diffusione del virus, con oltre 4 milioni di tunisini che seguono la campagna sui social.

My Covid in Comics
Ixène (Francia)

Il passaggio alla “fase due” invece ci spinge a capovolgere la prospettiva. Perché non chiedere agli altri di raccontare come stanno vivendo questa esperienza? Abbiamo informato e sensibilizzato le persone sull’importanza di stare in casa e rispettare il distanziamento, ma che cosa significa per loro questa inattesa condizione di isolamento? Con che stato d’animo la stanno attraversando? Così germoglia l’idea di My Covid in Comics, approdo di un lungo percorso incentrato sul fumetto come linguaggio universale. Quale miglior strumento, ci siamo detti, per provare a restituire le sfaccettature di questa nuova era?

Con Cefa Onlus e Ya Basta Caminantes abbiamo lanciato una sfida in sei lingue (italiano, inglese, spagnolo, arabo, francese e portoghese), un Cartoon World Challenge rivolto ad illustratori e vignettisti, caricaturisti e fumettisti, ragazzi ed adulti. “Come cambia la tua vita con il coronavirus?” è il tema della sfida, il quesito a cui rispondere – rigorosamente – con pennino, china e colori. Obiettivo, riuscire a conservare una traccia inchiostrata e polifonica di questo strano periodo.

Oltre all’invito aperto su scala globale per i professionisti dei baloons abbiamo provato a coinvolgere anche chi non aveva mai (o poco) praticato il disegno e l’illustrazione. Giovani appassionati, curiosi e artisti alle prime armi riuniti, dal Mozambico al Guatemala passando per la nostra penisola, dietro ai riquardi di uno schermo. In epoca di smart working e didattica a distanza il passaggio dai laboratori sperimentali – cioè l’inizio di questo viaggio – ai corsi online interattivi è stato abbastanza naturale. Sorprendente è stata invece la risposta dei ragazzi (cento iscritti) e il supporto dello staff Cefa che li ha accompagnati tra lezioni, esercizi, domande e spiegazioni in un patchwork emozionante di idiomi, grafiche e fusi orari.

I lavori usciti dal corso sono stati raccolti in un ebook (scaricabile gratuitamente su yabasta.it) che è servito da volano per far conoscere e apprezzare l’iniziativa, diffondendola tra le reti dei cartoonists più affermati. Alcuni disegni sono arrivati fino a queste pagine, al fianco dei tanti artisti di rilievo che hanno partecipato al challenge con storie e illustrazioni inedite o con vignette già pubblicate in precedenza.

My Covid in Comics
Giancarlo Covino (Italia)

Alla fine siamo rimasti letteralmente folgorati dall’entusiasmo e dall’interesse riscosso da My Covid in Comics. Dobbiamo confessarlo, non ci aspettavamo un risultato di tale portata. Le adesioni si sono moltiplicate di settimana in settimana, rimbalzando da un continente all’altro ed ampliandosi sempre di più – come i cerchi del famoso sasso lanciato nello stagno – fino a raggiungere il numero di 137 artisti e oltre 500 opere (tra tavole, strisce e illustrazioni). Selezionarle (per ovvie esigenze editoriali) è stato un compito difficile e doloroso, tanta era la forza e la bellezza di ogni singola immagine a cui non avremmo voluto rinunciare.

I 300 disegni confluiti in questo libro possono essere paragonati alle preziose tessere di un mosaico, adagiate su una trama testuale in veste di collante, che cerca di ripercorre i momenti e le situazioni più caratterizzanti dell’anno appena trascorso. Dalla comparsa del virus alle prime chiusure, dalla quarantena allo smart working, dalle riaperture all’attesa del vaccino. In questo racconto parole come “lockdown”, nozioni quali “distanziamento”, “emergenza” e “normalità” diventano spunti per snodare le complessità di un quotidiano che, almeno in apparenza, si assomiglia ad ogni latitudine. Un quotidiano che sembra accomunare spazi lontani, senza per questo cancellare le contraddizioni e le disuguaglianze che hanno scavato distanze profonde già prima del covid. E che la pandemia ha reso ancor più forti. My Covid in Comics, nel suo sviluppo narrativo, si aggrappa alla cronaca, alla successione degli eventi per come è stata vissuta nella nostra piccola parte di mondo. Ma la sua ambizione è universale. Le sue pagine vogliono offrire un’occasione per fermarsi a riflettere, immersi in un cocktail di distaccata ironia e profonda empatia, sui concetti di sviluppo e benessere, sul lato oscuro che si nasconde dietro al termine “realtà”, sul vero significato del termine “solidarietà”. Sull’importanza delle piccole cose e sul valore dei piccoli gesti. Dai quali tutti possiamo e dobbiamo ripartire…

My Covid in Comics. Racconto sociale di una pandemia globale, a cura di Jacopo Granci e Claudio Calia, Caracò editore, 2021.

My Covid in Comics

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