Atlas of Belt&Road #3

La terza tappa di Sandro Montefusco sulla Via della Seta.

Uzbekistan e Kirghizistan

Ancora sospese tra il passato sovietico, le spinte islamiche e l’apertura all’occidente, le repubbliche centro-asiatiche vivono intense stagioni di cambiamenti.  In Uzbekistan e Kirghizistan, incrociando gli sguardi, è ancora affascinante perdersi nel patrimonio della diversità di antiche tribù turco-mongole mistesi a russi, occidentali e mediorientali. 

Un viaggio in treno tra le principali città dell’Uzbekistan racconta i profumi dei bazar, tra le tradizioni etniche e la ricerca di nuove identità. Samarcanda, capitale storica dell’Uzbekistan e cuore dell’antica via della seta, è una perla turchese, un sogno antico dove favole e fantasie si incontrano tra madrasse e danze ancestrali. 

Il Kirghizistan è territorio nomade e ostile, pascoli circondati da aspre catene montuose. Terra ancestrale nei grandi bazar delle sue città dove spiccano gli Ak Kalpak, caratteristici cappelli di feltro da uomo. Verso la Cina, percorso obbligato dell’antica via della seta è lo spartiacque tra le catene montuose e il deserto cinese del Taklamakan.

Bambini giocano al tramonto davanti la moschea di Teleshayakh, Taskhent, Uzbekistan.
Donna di origine russa nel mercato di Urgut, distretto di Samarcanda.
Panetteria a conduzione familiare ad un centinaio di chilometri dal mercato di Samarcanda. Il più piccolo (all’esterno) fa la spola in bicicletta tra il forno e il mercato per vendere il pane.
Gruppo di donne uzbeke in visita al complesso monumentale del Registan, Samarcanda.
La maestosa cupola turchese della moschea Bibi-Khanym, Samarcanda.
Pascoli lungo la strada verso il lago Songköl, Naryn, Kirghizistan.
Sulla strada verso il lago Songköl, Naryn, Kirghizistan.
Il lago Čatyr-Köl, al confine con la Cina.
Uomo kirghiso con il caratteristico cappello Ak-Kalpak, piazza di Naryn.
Giovane pastore a cavallo nelle distese del Kirghizistan.

 

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