400ISO – #RenatoMambor: uno sperimentabile senso di compiutezza

In ricordo di Renato Mambor, artista del confine tra il sé e il mondo.

Tra i fondatori della Scuola di Piazza del Popolo, assieme a Pascali, Ceroli, Schi­fano, Festa e Kou­nel­lis, Renato Mambor è stato un artista eclettico capace di fondere linguaggi e prospettive espressive differenti. Senza mai abbandonare la sua cifra di pittore, attraversado la Dolce Vita di Fellini e i set con Totò, Chet Baker e Paso­lini, la vita di Renato Mambor è trascorsa tra la poesia, il cinema e il teatro, in una costante tensione creativa fondata sulla relazione con uomini e donne capaci di indagare, assieme a lui, il mistero della vita nei suoi limiti e nelle sua potenza.

Renato Mambor è morto a Roma il 6 dicembre.

8 - 51. diffusore176 «Non c’è niente e nes­suno che sia vera­mente sepa­rato dal resto,

la vita stessa si mani­fe­sta in rela­zione.

Tra il pit­tore e il fare il qua­dro, tra il dipinto e lo spet­ta­tore…

Que­sti fili nell’arte sono ciò che ci lega ai com­pa­gni di strada,

alla sto­ria con­tem­po­ra­nea,

al pas­sato,

alle diverse forme d’arte»

Renato Mambor

 

2- intro post - 2013_mambor_foto_invito

 

Pubblichiamo alcune delle opere di Renato Mambor selezionate da Gianna Mazzini, regista che da un anno sta lavorando a un documentario sulla straordinaria biografia di questo artista. Le opere che seguono, saranno accompagnate dalle parole espresse da Gianna Mazzini in occasione della cerimonia dedicata a Mambor tenutosi a Roma l’8 dicembre nella sala della Promoteca del Campidoglio.

[…]

Tre cose di lui desidero ricordare. 

La prima: l’importanza che hanno sempre avuto le persone, le relazioni per lui. E questa sala gremita ne è la prova. Era un autentico piacere parlare con lui, fare con lui. Collaborare.

Il diario degli amici, l’avventura del teatro, Fermata d’autobus. Coinvolgere.

Giocoso e profondo, sempre. Una volta gli ho chiesto: qual è il gesto che potrebbe raccontare bene quello che fai? E lui: io allungo la mano e trovo le cose. E ti assicuro funziona sempre. O come quando parlava del suo desiderio di vivere con gli amici, più che con gli amici, con una pluralità, con delle persone con cui condividere delle idee.

 

23. Nato re magio.Nel finale P.Colaps e L. Battaglioni, con Patrizia Specilae e Renato mambor. Foto Rimoldi

La seconda: il suo “due ma non due’”

Il gioco d’arte che sottoponeva a chi si avvicinava alle sue opere. Lui separava, distingueva, metteva distanza e tu che guardi ricomponi. Con un giro d’occhi, con un giro intorno alle sagome o con un giro del pensiero. Questo mi ha sempre emozionato di lui. Questo movimento non sempre fisico eppure sempre naturale: separare e ricomporre. La dualità è l’illusione. Lui, parlandone, la definiva oscena, come è oscena una bugia, come è osceno tagliare, sezionare e pensare che un brandello possa vivere senza il resto. La realtà che ci circonda, diceva, è continuamente mossa, continuamente fatta di questo “due ma non due”. La realtà mi appare distinta, separata, ma se osservo bene, se penso e ci giro intorno si svela e si ricompatta: c’è quel senso di compiutezza che non si dà per acquisito ma solo per sperimentabile. E lui ha sperimentato tanto.

 

 

4- uomo statistico

Renato era buddista come me.

Lui mi diceva che fin da ragazzo aveva sempre avuto un interesse per la psicanalisi, la sociologia, ma anche per la spiritualità, e si leggeva tanti libri. Avevo questo amore per la spiritualità e le risposte a tutte le domande che mi facevo leggendo questi libri le ho trovate nel Buddismo.

È successa quella che io chiamo “direzione di senso”.

5 - mambor

Ha messo al centro della sua attenzione il fatto che c’è una relazione formidabile tra te e tutte le cose. Diceva: se io guardo una cosa c’ho un rapporto con questa cosa. Se io chiudo gli occhi la cosa non c’è però so che c’è.

Lui c’è. La sua vita è eterna.

10. Evidenziatore, foto Claudio Abate

Scrive Daisaku Ikeda, il nostro maestro: «Le nostre vite esistono, sono sempre esistite ed esisteranno sempre insieme all’universo. Non hanno avuto origine prima dell’universo, né sono apparse per caso o sono state create da un’entità soprannaturale. N.D. ha insegnato che nell’alternanza di vita e morte si manifesta il nostro vero io e ambedue questi aspetti sono parte dell’essenza cosmica».

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La terza cosa che mi piace ricordare: la sua profonda leggerezza.

È stato emozionante sentirlo parlare del suo ultimo lavoro: Portare acqua al nemico, che contiene l’idea, diceva, che il nemico sei te, uno come te, uno che ha fame e sete come te, quindi, per quanto sia, devi dargli da bere.

Mi diceva: c’ho messo anche la mia figura perché anche in me esiste il nemico.

7 - scoprireilvolto

Mi diceva: questo è molto importante, questa idea della guerra che mi fa urlare perché è talmente stupida questa cosa che devo fare qualcosa. Ma, – e qui era il mio Re – senza drammatizzare: dunque sciabole di cartone ricoperte di stoffa, muri di sabbia. La guerra è drammatica ma io non voglio mettere il dramma nel mio lavoro, io ne voglio parlare sì, ma con materiali leggeri: stoffa e sabbia.

3 -PORTARE L'ACQUA AL NEMICO

Renato era un combattente. C’è una foto bellissima dell’anno scorso che lo ritrae magro magro vestito da pugile in guardia, coi guantoni e i boxer. Durante quest’ultimo anno quello che emergeva prepotente era non solo la sua capacita d’arte, non solo la sua capacita di stare, essere, cercare le relazioni con le persone, ma soprattutto di combattere continuamente per affermare la dignità e la bellezza della vita anche quando questa ti porta all’estremo o allo stremo delle forze.

mambor

Qualche giorno, quando era già stanco, con poche forze gli ho chiesto come stai? Mi ha risposto: sto costruendo il mio passato. Lo chiamavo Re, per quella sua eleganza di ragazzo del Quadraro. Alto, dritto, leggero, profondamente vero.  Ciao Re. Uomo di rara bellezza d’anima e di tratto. Mille e più ricordi, parole e pensieri scambiati.

E ancora,

e ancora grazie.

10 - CAMMINARE

 

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