L’ordine del discorso: #CharlieHebdo

A distanza di una settimana dall’assalto alla rivista «Charlie Hebdo», abbiamo raccolto e ordinato alcuni dei numerosissimi interventi che hanno caratterizzato il dibattito pubblico.

Abbiamo provato a definire una mappa critica del discorso, a dargli un ordine possibile, a indicare e suggerire relazioni a partire da alcune chiavi di lettura che ripercorrono la cronologia degli eventi e ne forniscono una rilettura critica.

A questo link e in fondo al post trovate lo storify che raccoglie il tutto. 

Nel nome di chi?

Diventato in poco tempo l’hashtag più popolare di sempre, l’identificazione e la solidarietà entrano in gioco nella presa di parola simbolica. Ma cosa significa essere Charlie?

Libertà di parola e di scelta

La libertà di parola, come il diritto alla satira, implica sempre più di una scelta. Sotto i riflettori di tutto il mondo, la responsabilità e il significato di queste vignette assume proporzioni enormi. Possiamo isolare questi diritti dai rapporti di potere che traducono e in cui si inscrivono?

Chi è il vero nemico

La costruzione del nemico è sempre un passo per la costruzione della comunità. Chi condanniamo in quanto società, e per cosa? Non soltanto persone, ma idee, gruppi, opinioni, culture.
Non per ribadire qualcosa, o per aggiungere l’ennesima voce ad un clima sempre più caotico e rumoroso; ma nello sforzo di tornare a esercitare pensiero critico, nel senso etimologico: capace di distinguere e di discernere, di comprendere e di inquadrare; di riconoscere e giudicare l’ordine dei discorsi sottostanti.

La manifestazione

Nata come risposta nazionale al terrorismo, la manifestazione che ha fatto seguito all’attacco a Charlie Hebdo ha unito dietro lo slogan “Je suis Charlie” forze politiche e spinte ideologiche diverse. Union sacrée in nome di cosa?

Don’t look back in anger

Gli attacchi a Charlie Hebdo sono stati preceduti da dibattiti, polemiche e pubblicazioni controverse come Soumission, il libro di Houellebecq.

Il senso della comunità
Ad essere messa in discussione da una crisi è il senso di comunità, il suo discorso unitario, la sua tenuta. La Francia, come l’Occidente, discutono sulle loro contraddizioni, o difendono e rimarcano la propria identità.

Guerra d’immagine e immagine della guerra

Oltre le immagini della strage, si moltiplicano i simboli. La loro natura, le loro affermazioni, non sono meno dirette né meno esplicite. Le immagini affermano, chiedono, ricordano.

Proliferazione

Il panorama contemporaneo dei media vive della moltiplicazione: delle voci, dei pericoli, dei nemici, degli sguardi, delle soggettività. Il mondo vive di questa proliferazione, ogni discorso ne genera altri, crea la sua negazione, si moltiplica di persona in persona.

Il nemico siamo noi

Chi non sostiene l’unità della comunità e non accetta il suo discorso prova a ricontestualizzare i propri limiti; criticando l’opposizione noi/loro si riscoprono nature e fratture della propria società.

L’appropriazione dell’evento

L’utilizzo politico della tragedia viene piegato a discorsi differenti; diventa la conferma delle proprie opinioni e l’occasione di rilancio delle proprie convinzioni.

La risposta di Al Qaeda
Al Qaeda rivendica l’operazione parlando di libertà di espressione e di risposta agli attacchi ai propri organi di stampa. Così facendo entra nelle contraddizioni dell’occidente e le fa esplodere, ritorcendocele contro.

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