L’incomunicabilità del post-sisma

Castelluccio, uno dei paesi colpiti. Foto: Giulia Scandolara.

Dipanare la complessità della ricostruzione

Scomporre le voci che formano il post-disastro 2016 in Italia centrale è necessario per comprendere le narrazioni simultanee in essere. Ora sono quelle che segnano l’avvio della ricostruzione dei territori, ora quelle che testimoniano abbandono e speculazioni da 5 anni a questa parte. Comprendere cosa sia accaduto dopo le scosse del 24 agosto di 5 anni fa è indispensabile per non perdere la storia di un altro disastro, quello generato dall’abbandono delle persone terremotate e dalla deturpazione dei luoghi. Ho pertanto realizzato una mappa mentale con lo scopo di mostrare le voci che compongono il disastro di una ricostruzione nata storta, una storia assente su scala nazionale.

La Costellazione del terremoto1 intende fornire una traccia per comprendere meglio cosa sia oggi il post-terremoto in Italia Centrale. È una mappa mentale che restituisce immediatamente l’insieme delle voci emerse dopo le scosse. L’obiettivo della mappa è restituire la storia sensibile delle persone terremotate attraverso una serie di punti diversamente difficili da intendere qualora non si fosse a conoscenza della storia post-sisma. La Costellazione esplicita i meccanismi sociali ed istituzionali che formano l’altro terremoto, quello che si è mosso a luci mediatiche spente nella vita abbandonata di persone portate alla disperazione lentamente, cittadini che non hanno potuto che osservare negli anni la distruzione del territorio e dei luoghi.

La Costellazione del terremoto, una mappa mentale per intendere il postsisma. In: Vedi nota 1, p 104.

Il punto sulla ricostruzione

Dopo gli ultimi forti terremoti avvenuti tra il 24 agosto 2016 ed il 18 gennaio 2017 si è avviata una ricostruzione del territorio complessa e piena di ostacoli fino a ottobre 2020; una storia, questa, mai raccontata esaustivamente a chi non ha subito le scosse. L’assenza di informazioni a livello nazionale ha originato un vuoto comunicativo attualmente incolmabile tra i territori feriti dal sisma (Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo) e il resto del paese. Oggi, grazie a nuove ordinanze, la revisione degli errori burocratici del passato e un cambio di azioni generate ad esempio dall’Ordinanza 100 del 9 maggio 2020 – altamente esemplificativa dei precedenti 4 anni burocratici, fallimentari – hanno permesso alle persone delle aree terremotate di veder iniziare la tanto agognata ricostruzione, attualmente in essere ma ancora disomogenea.

Questo vuoto comunicativo nasce a riflettori spenti dopo le scosse avvenute tra 2016 e 2017. La scia di eventi che hanno costellato i territori colpiti è pressoché assente al di fuori dell’area sismica. Occorre normalizzare il lessico del terremoto nel Paese e – focalizzandosi sull’ultimo cratere in Centro Italia – è necessario salvare la memoria di questi cinque anni immobili affinché non vengano cancellati nella loro contorta e banale distruzione del territorio. La ricostruzione oggi riparte e fa i conti con un cratere saturo di casette donate da altre regioni o associazioni fuori dal territorio e costruite in modo estemporaneo, nonché altre costruzioni realizzate a sproposito rispetto la geografia dei luoghi, come il Centro polivalente progettato da Boeri a Norcia.

È solo uno dei tanti interventi realizzati senza una pianificazione e un accordo reale con le comunità locali. L’altro terremoto dell’Italia centrale, fatto di speculazione cementizia, furbetti del CAS (Contributo Autonoma Sistemazione) e sindaci sempre più indagati non è mai narrato dalla stampa nazionale. Visto con gli occhi di chi non lo ha subito, il post disastro 2016 rischia di apparire solo come un evento calamitoso, così epurato da conseguenze sociali profonde annoverabili esclusivamente a responsabilità umane.

Oggi, quindi, terremoto è la scia di devastazione causata da 4 anni di usurpazione del territorio, attraverso costruzioni estemporanee e fuori luogo che si possono scoprire solo spostandosi tra i borghi, come accade per i container inutilizzati, abbandonati lungo la strada che porta alla piana di Castelluccio. Un altro dei tanti esempi è la Casa amici del Trentino a Castelsantangelo sul Nera. L’assenza delle istituzioni, totale per 4 anni, si è interrotta solo di fronte a sporadiche e simboliche ricostruzioni, quelle dei principali campanili. Il terremoto è ora quello che ha reso ogni paese un affastellarsi di container. Sono quelli in cui i terremotati svolgono la propria attività o in cui dormono, le SAE (Soluzioni Abitative di Emergenza). Qui, una condizione alienante di appartenenza a se stessi e ai luoghi. Relativamente a questa narrazione, dove un danno rimanda subito ad un altro, La Costellazione del terremoto vuole rendere visibile ciò che per i non coinvolti risulterebbe incomprensibile di quegli anni che il Centro Italia ha trascorso al buio a livello mediatico nazionale.

Il centro polifunzionale di Boeri a Norcia. Foto: Giulia Scandolara.

Le voci dalla costellazione del terremoto

Sulla violazione dei diritti umani è possibile dire che gli abitanti del cratere siano stati privati dei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione italiana2, quali il diritto ad un’abitazione sicura, il diritto al lavoro, nonché il diritto a prendere parte alla collettività attraverso lo sviluppo della cultura. Rileggendo la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani3 è possibile considerare come siano stati lesionati il diritto a non essere sottoposti a trattamenti crudeli o degradanti, il diritto all’eliminazione di interferenze arbitrarie nella vita privata, nonché il diritto alla sicurezza sociale, all’infanzia e a un’adeguata istruzione. A testimonianza della violazione di quest’ultimo diritto restano le battaglie per la scuola di Norcia e il caso emblematico della scuola di Accumoli.  Gli alunni nursini delle scuole superiori hanno dovuto frequentare le lezioni in angusti container anche durante la prima fase della pandemia, facendo a turni tra le sezioni per poter utilizzare le aule con il corretto distanziamento fisico. Le scuole superiori provvisorie sono arrivate solo a settembre 2020. Ha lasciato amareggiata la popolazione la costruzione tardiva della scuola di Accumoli, che doveva avvenire nel 2017 e si è invece concretizzata solo nell’agosto 2019. Nel frattempo i genitori degli alunni accumolesi hanno dovuto iscrivere i propri figli in istituti fuori dal paese. Non può invece essere esaurita qui la vicenda degli ospedali del cratere, ancora in attesa di ricostruzione come quello nursino.

L’Economia del male, è invece l’insieme di dispersione delle risorse territoriali e personali, malagestione burocratica, e infiltrazioni mafiose nei cantieri della ricostruzione. È l’insieme dei gesti che sciupano la casa intesa come abitazione ma anche come territorio, la realtà collettiva dei borghi con i suoi legami, ed è figlia della cattiva amministrazione del territorio a cui fa seguito un lento declino.

Premessa e conseguenza della violazione dei diritti umani e dell’Economia del male è l’abbandono dei cittadini da parte delle istituzioni. È anche la stessa popolazione colpita dal terremoto a cadere in questo stato, suo malgrado, a causa delle costanti vessazioni burocratiche, dell’impossibilità di una vita stabile e coerente tra casa, affetti e lavoro. Si è più volte parlato di un aumento dei suicidi nelle zone terremotate, già a ridosso delle scosse. Questo allarme continua ad esistere, a fianco di un altro tipo di abbandono, come quello causato dallo spopolamento del territorio, a sua volta derivante dall’assenza di infrastrutture e servizi primari.

In questi anni non sono mancate le proteste da parte dei terremotati per l’impegno al nulla da parte dello Stato. L’ignavia politica, perpetuata da anni entro diversi governi, si è interrotta solo in occasione dei ripetuti 24 agosto. Passato il clamore delle scosse, la politica italiana ha effettuato veri e propri esercizi di invisibilità, omettendo interventi significativi utili a sbloccare la cattiva gestione della ricostruzione, che ha raggiunto il picco massimo dell’immobilismo con il Commissario e Geologo Piero Farabollini. Mentre il Governo Conte spettacolarizzava la ricostruzione del Ponte Morandi (inaugurato il 3 agosto 2020), per tutto il 2020 ha estromesso da interviste e messaggi istituzionali il tema dell’Italia centrale, assente anche dal suo discorso di fine anno, indignando profondamente i cittadini terremotati. Ma è solo l’ultimo di un lungo elenco di omissioni istituzionali. Il destino delle persone terremotate sembra quello di rimanere innominate e non viste anche di fronte al distanziamento fisico imposto dalla pandemia, distanziamento letteralmente impossibile per gli abitanti delle SAE, che mai vengono contemplati nella gestione dell’emergenza sanitaria.

Lo smaltimento delle macerie rappresenta un altro punto importante di questa mappa mentale. Già nel 2017 l’Osservatorio sulla ricostruzione (oggi Osservatorio sisma) segnalava gravi ritardi nel loro smaltimento, per giunta insufficientemente monitorato e poco trasparente. Lo stesso Osservatorio denunciava già nel 2018 la totale assenza di progettualità nella ricostruzione dei territori sul lungo termine.

La banalizzazione del bene, invece, sintetizza la gestione delle donazioni pervenute sul territorio a ridosso delle scosse. Comprende una gestione privata dei beni donati ai terremotati dagli stessi italiani, ma anche donazioni su cui si allunga l’ombra del peculato e della truffa. Ad oggi, per esempio, il Senatore della Lega Giuliano Pazzaglini, ex sindaco di Visso, è stato posto sotto accusa per alcune donazioni pervenute al comune.

La stampa nazionale ha continuato l’invisibilità creata dalla politica intorno all’Italia centrale, non interessata a cercare spiegazioni sullo stato d’abbandono. Per esempio, in pieno inverno 2020 vari telegiornali nazionali hanno parlato della faticosa vita degli abitanti di Amatrice causata dalle abbondanti nevicate e dal freddo, ma mai hanno espressamente motivato il disagio a partire da una vita in SAE da 4 anni. Un’informazione parziale e poco chiara che ha creato nel tempo lacune profonde nella comunicazione del terremoto. L’omissione prosegue con una forte carenza di informazioni anche quando si parla di rischio sismico in un quadro di prevenzione nazionale, che dovrebbe coinvolgere e raggiungere tutti i cittadini.

Ad oggi, sul sito ufficiale del Commissario Straordinario Ricostruzione sisma 2016, la storia della ricostruzione in Centro Italia inizia nel 2021. Non vi è cioè uno storico o un archivio contenente i movimenti burocratici della ricostruzione gestita dai precedenti Commissari alla Ricostruzione Vasco Errani, Paola De Micheli, Piero Farabollini. Ci si chiede che ne è del racconto che va da dopo le scosse fino all’arrivo di Giovanni Legnini, a febbraio 2020. Il rischio è che, chi arrivi sul sito dell’attuale ricostruzione, non abbia modo di conoscere l’immobilismo della ricostruzione. Ricostruire il buco nero del non detto tra 2016 e 2020 deve rendere percepibile le problematiche attraversate da questi territori ad un pubblico nazionale. A maggior ragione dal momento che le prepotenze territoriali non cessano di esistere.

L’Auditorium della Laga ad Amatrice, realizzato dalla Croce Rossa Italiana. Foto: Giulia Scandolara.

Ripartire dalla comunicazione del terremoto

La macchina della prevenzione sismica è ancora linguisticamente lontana dalle persone. Per chi volesse intendere gli avvenimenti degli anni trascorsi dalle scosse ad ora, non esiste una fotografia nitida a livello di informazioni. Da quel 2016 è passato un tempo silenzioso, in cui la comunicazione4 del terremoto non ha generato alcuna profonda sensibilizzazione e comprensione del tema. I terremoti dell’Italia centrale rimangono insomma un affare privato, una storia sconosciuta, raramente comprensibile oltre confine nella sua complessità.

Mentre si scrive, ad Amatrice è stato costruito l’auditorium della Laga, ribattezzato come per tante altre strutture centro polifunzionale, e di cui ci si chiede il senso, con quei 400 e più posti, in un luogo abitato da un nugolo di resistenti amatriciani. Nel frattempo, a Tolentino i cittadini lamentano l’invecchiare delle messe in sicurezza delle case, ormai vetuste. La domanda latente è chi possa mai preoccuparsi delle mille contraddizioni dell’ultimo scenario post-sisma quando ancora si fatica a spiegare le basi di cosa sia successo nel cratere a chi passa in modo estemporaneo per questi territori. Se fosse questo il tempo per un cambiamento, dovrebbe essere urgentemente votato al coraggio della verità, alla riconnessione della storia dell’Italia centrale con il resto del Paese, al fine di conoscere non solo la sua realtà, ma volendo intendere quanto questa zona terremotata sia lo specchio delle disfunzioni politico-sociali dell’intera Italia.

 

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Note

  1. Giulia Scandolara, Ho preso il terremoto. Un’indagine umanitaria: la denuncia dei danni materiali e sociali in un Paese fragile, Altreconomia, Milano 2020.
  2. Della Costituzione italiana sono stati violati gli Art. 2, 3, 4, 9, 32, 35, 36, 44, 47, 97
  3. Della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani sono stati violati gli Art. 3, 5, 12, 22, 23, 25, 26, 27, 28
  4. Luca Calzolari, Come i media raccontano un’emergenza, Geologia dell’Ambiente 1/2018, Roma 2018
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