#LC2014: una questione sempre più politica

Con la pancia ancora piena per le cene e i pranzi natalizi da poco consumati, prima che il vento faccia il suo giro scompigliando i nostri calendari lisi dall’anno che si sta concludendo, il lavoro culturale, come da copione, raccoglie pensieri e parole per poi tuffarsi nell’anno che verrà.

Con i piedi ben piantati a terra siamo pronti a entrare nel 2015, con una convinzione che negli anni è andata consolidandosi: la convinzione, cioè, che il lavoro che impieghiamo nel nutrire questo spazio, nonostante le condizioni spesso difficili in cui ci troviamo a svolgerlo, sia necessario.

Se son tempi in cui la crisi sta rosicchiando ogni angolo delle nostre quotidianità, mettendo a dura prova la sostenibilità non solo dei desideri ma anche e soprattutto delle necessità più basilari, è altrettanto vero che la sopravvivenza di uno sguardo complesso, capace di osservare, interpretare e dire il mondo, diventa di vitale importanza.

«Il lavoro culturale al tempo della malaria è come un atto di resistenza», dicevamo nel 2011 quando ci affacciavamo al confine che sta tra il mondo e l’accademia che già faticava a reggersi sulle proprie gambe.

«Il lavoro culturale al tempo della malaria è come un atto di resistenza», ripetiamo oggi, quattro anni dopo, per rivendicare con tenacia quanto sia ancora importante nutrire uno sguardo critico capace di proporre delle visioni d’insieme, senza perdere di vista la necessità di autonomia di ogni particolare. Una visione d’insieme dove le differenze non si perdono in un’omogeneità inesistente ma costituiscono gli snodi fondamentali che ci vincolano a una questione imprescindibile: ogni cosa, per essere compresa, ha bisogno di più competenze e di più persone. E con lavoroculturale.org è proprio questo che ormai da anni ci impegniamo a fare.

Se la multifocalità, la multidisciplinarità e la polifonicità hanno sempre caratterizzato le intenzioni del nostro blog, possiamo dire che oggi sono finalmente diventate delle questioni strutturali.

I focus, che inizialmente erano spazi di approfondimento laterali ai contributi che settimanalmente venivano proposti, sono oggi i muri portanti della nostra architettura. Grazie alla continuità con cui molte e molti di noi hanno continuato a dedicarsi al blog e grazie all’arrivo di nuove redattrici e nuovi redattori, lavoroculturale.org oggi si articola in aree tematiche, gestite ognuna da una piccola redazione di riferimento.

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“Librillule”,  “Piccola biblioteca delle scienze umane”, “Milleuna”, “Nella rete”, “Reparto Agitati”, “Le immagini in questione”, “Insurrezioni”, “Scuola e istruzione beni comuni”, “Politiche del contemporaneo”, “Sismografie”, “Criminalità immaginate”, “Asylum”, sono gli scaffali sui quali potete trovare e leggere contributi che spaziano dalla letteratura per l’infanzia alla saggistica e la prosa, passando per la poesia e il teatro; approfondendo tematiche che vanno dalla salute mentale al diritto d’asilo, attraversando la complessità dello sguardo cinematografico e della cultura visuale, le fratture della terra e le speculazioni sulle ricostruzioni, arrivando fino all’analisi dei dispositivi di costruzione e distruzione delle politiche contemporanee, dai banchi delle nostre scuole, dai mattoni delle piazze, fino ad arrivare alle trame invisibili della rete.

Tradurre, raccogliere, praticare il pensiero attraverso letture, scritture, interpretazioni e confronti, sono dunque azioni che corrispondono ai frammenti di questo necessario atto di resistenza a cui non dobbiamo sottrarci.

Ed è per questo che, nonostante la pausa festiva che durerà fino al 6 di gennaio, lanciando attraverso i nostri social network #LC2014, riempiremo le giornate che seguiranno con la rilettura dei contenuti più preziosi che abbiamo prodotto e pubblicato nell’anno che si sta chiudendo.


Assieme a questo, il 29 dicembre pubblicheremo un saggio di Judith Butler, On Cruelty , in formato digitale, scaricabile gratuitamente.

Apparso per la prima volta su «London Review of Books» (vol. 36 n. 14, 2014), Sulla crudeltà viene tradotto per la prima volta in italiano da Federico Zappino e Nicola Perugini, e costituisce un’importante riflessione sulle aporie interne al pensiero e alle pratiche abolizioniste contro la pena di morte. Ringraziamo ancora una volta Judith Butler per averci concesso amichevolmente i diritti di traduzione. Interamente prodotto dalla redazione di LC, il testo è stato curato editorialmente da Giulia Romanin Jacur e Maria Teresa Grillo. Il progetto grafico è a cura di Francesco Tommasi.

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