La Forestale dei Veleni

L’inchiesta di Silvia Sciorilli Borrelli, Davide Gangale e Andrea Tornago racconta la storia oscura del nucleo investigativo della Forestale di Brescia. In onda questa sera, alle 21:30, su Rainews24.

Vincenzo Li Causi, Ilaria Alpi, Miran Hrovatin, Natale De Grazia. Giornalisti, operatori della Rai e servitori dello Stato. Tutti, tra il 1993 e il 1995, hanno trovato la morte in circostanze misteriose, mai chiarite fino in fondo, assassinati in Somalia o caduti sulla Salerno-Reggio Calabria, nel corso di quella che si sarebbe rivelata la loro ultima inchiesta, la loro ultima missione. Su che cosa stavano indagando?

Per intuire il legame che unisce la loro tragica scomparsa, c’è un filo rosso da seguire. Un filo lungo vent’anni di storia criminale, che dalla terra porta al mare, dall’Europa all’Africa. È la storia delle navi a perdere, carrette del mare affondate negli anni Ottanta e Novanta e mai più ritrovate. Svanite nel nulla. Ufficialmente demolite in India oppure in Turchia, salvo poi scoprire che in quei porti non sono mai approdate.

Secondo gli uomini e le donne che hanno indagato sulle navi a perdere e sui loro tanti naufragi (identici nella dinamica, avvenuti senza il lancio di alcun SOS e senza un graffio per i marinai), le stive di quei mercantili nascondevano segreti pericolosi. Erano cariche di rifiuti tossici, veleni industriali, materiali radioattivi che trafficanti e grandi aziende – pubbliche e private – avevano interesse a smaltire, oppure ad esportare, illegalmente.
La nostra inchiesta, vincitrice della seconda edizione del Premio Morrione, nuova sezione del Premio Ilaria Alpi, ricostruisce dal punto di partenza, attraverso documenti finora inediti e la testimonianza diretta dei “sopravvissuti”, le indagini sulle navi a perdere fatte da investigatori e cronisti che per anni hanno cercato di dare un volto e un nome ai trafficanti, nel tentativo di localizzare i relitti. Finché qualcosa o qualcuno non è intervenuto per fermarli.

C’è una data che segna la svolta nella storia delle indagini: è il 13 maggio del 1995. Un uomo si presenta negli uffici investigativi del Corpo Forestale di Brescia. Agli agenti coordinati dal colonnello Rino Martini racconta di una nave affondata nel 1987, a largo di Capo Spartivento, in provincia di Reggio Calabria. Una nave che sarebbe stata affondata volontariamente, per far sparire sul fondo del mare un carico di rifiuti tossici. Ma c’è di più. Perché secondo l’informatore della Forestale di Brescia quella nave non avrebbe trasportato soltanto rifiuti, ma anche materiale nucleare d’interesse strategico. Uranio additivato, un combustibile che può essere utilizzato a scopo militare, per costruire le bombe.

Parte da qui, da quella che fu la prima testimonianza sulle navi a perdere, la nostra ricostruzione delle indagini della Forestale dei Veleni. Per almeno dieci anni il nucleo comandato dal colonnello Martini ha monitorato dalla fonte i traffici di rifiuti tossici industriali e di materiale nucleare che nel corso della Guerra Fredda hanno coinvolto l’Italia e molti altri Paesi. Il capo di quel pool di investigatori, il colonnello Rino Martini, ha accettato per la prima volta di raccontare di fronte a una telecamera la sua verità. Assieme a lui lo hanno fatto anche i suoi più stretti collaboratori, gli ispettori Gianni De Podestà e Claudio Tassi e l’agente William Stival. Una verità non soltanto inedita, ma scomoda e priva di dietrologie. Basata su riferimenti puntuali, circostaziati e documentati.

Nella squadra del colonnello Martini, nella primavera del 1995, entra il giovane Capitano di Corvetta Natale De Grazia, in servizio a Reggio Calabria. Non si tratta di un investigatore qualunque. È l’uomo giusto, al momento giusto, nelle indagini giuste. Nel giro di qualche mese De Grazia riesce a identificare la nave affondata a largo di Capo Spartivento di cui aveva parlato la fonte della Forestale di Brescia: è la Rigel. Il giorno prima di morire, parlando al telefono con il procuratore di Matera Nicola Maria Pace, gli fa una promessa: “Al mio ritorno, la porterò sul punto esatto in cui è affondata la nave”. Ma De Grazia non ritorna: muore sulla Salerno-Reggio Calabria, il 13 dicembre del 1995. Dove stava andando? Chi c’era con lui? E perché, subito dopo la sua morte, la Forestale dei Veleni è stata smantellata?

La nostra inchiesta tenta di dare una risposta a queste domande, e se ne pone delle altre. La Commissione parlamentare sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, presieduta dall’onorevole Gaetano Pecorella, a diciotto anni di distanza dalla morte di Natale De Grazia è giunta a una conclusione sconvolgente. L’ufficiale non morì di morte naturale, come per anni perizie e autopsie hanno sostenuto. La sua morte fu dovuta a una non meglio identificata “causa tossica”. In altri termini, secondo la Commissione, Natale De Grazia è stato avvelenato. Com’è possibile che il caso non sia stato riaperto, alla luce di una novità come questa? E com’è possibile che al Capitano De Grazia non sia stato riconosciuto lo status di vittima del dovere? Anche questi, come il naufragio della Rigel e la storia delle navi a perdere, come la morte di Vicenzo Li Causi, di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin, rimangono tra i misteri irrisolti del nostro Paese.

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