Incontrotesto 2013 – Cristina Alziati, “Come non piangenti”

La terza edizione di Incotrotesto si apre il 6 novembre, alle ore 16:30, nella Sala Storica della Biblioteca Comunale di Siena con Cristina Alziati (Milano, 1963), autrice di poesia e interprete, che attualmente vive e lavora a Berlino.

Il suo esordio poetico risale al 1992, anno in cui pubblica in antologia una silloge di versi accompagnata da una Prefazione di Franco Fortini, poi, con qualche modifica, confluita nella sua prima raccolta, A compimento, con il titolo I magri versi (Manni, 2005; Premio Pasolini – Opera prima 2006). Durante il pomeriggio sarà presentata l’ultima raccolta, Come non piangenti (Marcos y Marcos, 2011), con la quale Cristina Alziati ha conseguito nel 2012 il Premio di Poesia Marazza e il Premio Pozzale e, nel 2013, il Premio Stephen Dedalus – Pordenonelegge. Interverranno Luca Lenzini e Davide Dalmas.

Alla pagina della casa editrice Marcos y Marcos, si possono apprezzare recensioni, interviste e letture dell’autrice.

Di seguito, alcune poesie tratte dall’ultima raccolta.

[Presto, dai vetri aperti stamattina]

Presto, dai vetri aperti stamattina
un baccano di uccelli s’è levato. Folli,
che fate, ho domandato alle chiome
ossidate nel giardino, è novembre.
Sbrigatevi, andate. Lasciate ch’io qui
resti ancora a chiamare per nome ogni cosa,
il grido la piazza l’arrotino, a ripetere
il fosforo, il fosforo, il cargo, è mattina.
Il mendicante, anche se giura
non verrà creduto. Lasciateci.
Che qui resti ancora a guardare, e altri
attraverso il deserto dei rami
tralucano, alberi.

 

Adesso

Hanno mandato armi e ruspe
per sgomberare il campo
per demolire le baracche
dove vivono uomini donne bambini,
l’ordine è stato eseguito.

Hanno rassicurato i cittadini:
nessun allarme animali, nessun felino
risulta abbandonato di quelli
“che usano romeni e altre etnie
per dare caccia ai topi” è stato scritto.

Posso indicarti i luoghi e il giorno.
Perché la mia età ho scordato?

Sulla melma del fiume
guardo scorrere lentissimi
cadaveri, qui sotto Ponte Milvio.
Ne riconosco i volti, furono assassinati
buttati morti o vivi nella Senna,
li chiamavano ratti, è ottobre, sono d’argento.

Compio ora gli anni della terra offesa.

 

Dove giocano i bambini

Tutta rimpicciolita, minima, essiccata
l’hanno portata così, tutta cenere
una coltre di bruna preistoria.
Hanno portato una piccola mummia,
la più nuova di tutto il creato.

Giocavano per strada
tirava sassate con gli altri bambini
ai tracciati di fosforo bianco,
e ciottoli
dentro i riquadri del gioco del mondo.

Qui, dove corrono, vedi, le linee del mondo.
Masticata all’interno,
non sappiamo che cosa sia stato.
Noi a giocare scendiamo ogni giorno,
qui o altrove, che importa
se una coltre ci inchioda
e l’arma fradicia della menzogna,
e noi siamo bambini e qui corrono
le linee del mondo, e tutto, vedi,
tutto è una sola traiettoria intorno.

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