Chick Corea. Musica per condividere
La buona maniera di suonare insieme.
Stefano Jacoviello ricorda la figura intellettuale di Paolo Fabbri scomparso il 2 giugno.
Fino al 10 dicembre 2016 documentaristi, studenti di cinema e nuovi media, studiosi e amanti del teatro, semplici spettatori potranno partecipare al concorso “Playing Identities Mashup Prize”.
Pubblichiamo in anteprima alcuni estratti della postfazione di Stefano Jacoviello a “Il Neobarocco” di Omar Calabrese (La Casa Usher), che raccoglie le ricerche pubblicate in “L’età neobarocca” (1987), “Mille di questi anni” (1991) e gli inediti sulle evoluzioni dell’ultimo decennio
Ancora oggi a parlare di Bianciardi di Stefano Jacoviello Film, libri, documentari, canzoni, articoli, convegni, e ora anchespettacoli teatrali. Il pensiero di un uomo sopravvive, anche a lui stesso, nella serie di interpretazioni che lo seguono. Così si ha l’impressione di un dialogo che attraversi il tempo. Così si costruiscono le tradizioni. Fedeltà o infedeltà, al pensiero o alla persona: sono atteggiamenti interpretativi che alimentano quesiti per i filologi, i critici, i familiari, talvolta anche per i semplici passanti, acquirenti o spettatori chiamati a dar “da posteri” una sentenza qualsiasi. Nel discutere sull’attualità di Bianciardi sarebbe interessante capire quanto possa contare oggi il suo pensiero, quale sia e cosa ne resta, e quanto invece sia importante, o invadente, “il mito di un antieroe” che si è costruito a partire dalle sue narrazioni. La finzione autobiografica dei suoi romanzi è stata lo strumento più efficace per irridere il passaggio obbligato “dalla cronaca alla storia”, la progressione “dal neorealismo al realismo” che attanagliava la critica militante del dottor Fernaspe nella Milano degli anni Sessanta. Poi questa narrazione è diventata immediatamente la base per una biografia: racconto di una realtà che a sua volta era stata una finzione servita a raccontare una realtà che, […]
Shun Li e il poeta, fra la laguna e il cielo. In cosa consiste la poesia? Trovare corrispondenze inattese fra le salienze del mondo che diventano rime, ritmi; inventare armonie, che a quel mondo danno un volto nuovo. È ciò che fa Bepi “il poeta” istriano con le parole di una lingua non sua: l’italiano o il chioggiotto. È ciò che fa Lian, ragazza cinese dall’occupazione misteriosa, eseguendo i movimenti del Qi gong davanti alle onde di un mare Adriatico dal volto quotidiano. È ciò che Shun Li cerca di ritrovare, posando sul pelo dell’acqua lumi di carta a forma di fiore che, con il loro baluginare, illuminano la notte di una vita cacciata nell’interiorità dalla segregazione. È ciò che fa Andrea Segre, seguendo il percorso di quel lumino sulla superficie quieta della laguna, e spiccando da lì un movimento di camera improvviso che rima con la campata di un ponte e rivela immediatamente le risonanze fra le vite di chi oggi abita la provincia italiana. Io sono Li, il nuovo film di Andrea Segre, dimostra che queste risonanze, alla base della poesia, permettono di indagare la realtà ancor meglio di ciò che per genere – ovvero per un’idea socialmente […]
Nella disputa sulla figura dell’intellettuale e il suo destino, l’intervento di Giacomo Tagliani tira in ballo qualcosa che evidentemente ha a che fare con i meccanismi di definizione dell’auctoritas, legata in qualche modo al valore dell’attualità nel discorso pubblico: ci si chiede chi ha il diritto di dire cosa, e su quale base debba essere giudicata opportuna. I commenti stimolati dal suo intervento suggeriscono che la questione debba essere vista in relazione alle tecnologie della rete, come il blog di cui in questo momento stesso ci serviamo.