Volevamo che la città si risvegliasse con un nuovo spirito, uno spazio restituito e rubato all’abbandono.
Da sei anni il cantiere era ormai chiuso e il luogo negato alla cittadinanza. Molti ci chiedono come mai abbiamo premuto affinché si parlasse di “liberazione” e non di “occupazione”. Ma come si fa a parlare di occupazione quando ogni giorno passano da lì centinaia di persone. Uomini, donne, bambini, anziani che, con i loro cappotti per ripararsi dal freddo, applaudono al concerto barocco appena concluso. Occupato da chi? Liberato per chi? ci sembra la domanda più corretta.
Da diverso tempo, in Italia, si respira un’insofferenza per la gestione pubblica della Cultura. La maggior parte degli spazi concessi dalle amministrazioni comunali, sempre secondo logiche clientelari, sono, di fatto, gestiti dai partiti e, anche quando la gestione pare essere più “illuminata”, si è, in realtà, vittime del giogo dei finanziamenti pubblici, che condizionano persino la programmazione degli spettacoli. I partiti risolvono la “questione cultura” con finanziamenti a pioggia, mal distribuiti, che favoriscono le grandi sale, quelle a partecipazione statale, a discapito delle piccole, le quali spesso cercano di sopravvivere con le briciole che rimangono.
Lasciare la gestione della proprietà pubblica alle caste è una pratica che si è dimostrata fallimentare e lo stato di abbandono nel quale versano tantissimi spazi ne è la prova più lampante. Abbiamo deciso di occupare il Teatro Coppola perché vogliamo rivendicare che un altro modo di fare politica è possibile e perché crediamo nella gestione diretta da parte dei cittadini. Per questo motivo il gruppo di occupazione ha deciso di prendere la forma giuridica del comitato, l’espressione più adatta per questo tipo di iniziative perché aperta a chiunque voglia farne parte. Il Teatro Coppola fu il primo teatro comunale di Catania, nato nel 1821 dalla pressante richiesta della popolazione di avere uno spazio di aggregazione culturale, mentre i lavori del Teatro Massimo Bellini tardavano a concludersi. A distanza di 190 anni i catanesi tornano a far sentire la loro voce.
È sorprendente vedere come uno stesso posto possa essere un cantiere movimentato e pieno di rumori la mattina e poi, la sera, riempirsi di sedie e di gente attenta e in silenzio a gustarsi uno spettacolo.
Non appena il teatro sarà pronto, questo posto diventerà luogo della sperimentazione con l’avvio di laboratori e corsi di formazione artistica, sarà un libero teatro dei cittadini gestito dai cittadini. Mentre l’Amministrazione Comunale cerca di tirar fuori dal cappello vecchi progetti di riqualificazione mai iniziati e la chiave perduta che ha bloccato le misurazioni per l’avvio di questi fantomatici progetti, lavoratori e lavoratrici dello spettacolo insieme a liberi cittadini hanno dato vita ad un meraviglioso sogno che dà nuovo respiro alla città di Catania.