WikiDaus e il fascismo enciclopedico

Un approfondimento sull’inquinamento delle fonti storiografiche sulle pagine di Wikipedia relative a squadristi e antifascisti.

Pare che il post pubblicato ieri e che potete leggere subito qui sotto, scritto in collaborazione con Nicoletta Bourbaki, sull’inquinamento delle fonti storiografiche nella pagina di Wikipedia dedicata a Rino Daus abbia smosso le “tranquille” acque senesi.

Gira voce che qualcuno, punto nel vivo dal nostro lavoro di inchiesta giornalistica, voglia querelare il blog.

il lavoro culturale e Nicoletta Bourbaki si sono avvalsi di un team legale per controllare che l’articolo rispetti i limiti del diritto di cronaca e di critica.

Abbiamo verificato minuziosamente le fonti utilizzate, tutte citate nell’inchiesta. Le conclusioni che abbiamo tratto sono logicamente coerenti con quelle fonti. Il registro del pezzo soddisfa il requisito della continenza espressiva. Infine, il fatto narrato, cioè che le voci wikipedia dedicate allo squadrista Rino Daus e a Giorgio Alberto Chiurco siano storiograficamente inadeguate, è d’interesse pubblico, dato che l’enciclopedia libera, come ribadito nel post, è uno dei principali mezzi da cui il pubblico – sia generalista che specialista – trae informazioni sui più disparati argomenti.

Siamo a posto con la nostra coscienza e disposti a difendere il nostro lavoro in tutte le sedi.

Preludio, di corsa e affannato

L’uomo è affannato e va di corsa, entra nel solito bar e ordina un caffè. Si avvicina a un tavolo. Nell’attesa che il barista gli serva la tazzina bollente i suoi occhi vagano e finiscono per incontrare l’impaginato vintage del quotidiano locale. Non campeggia a grandi lettere, sulla prima pagina, la solita cronaca della rapina in villa o l’articolo strombazzante sul degrado della città. No, ad attirare la sua attenzione è l’intervista a doppia pagina al leader di un piccolo partito che non nasconde la propria filiazione neofascista. Dedicheremo questa sede a Rino Daus, fulgido esempio di virtù per la nostra gioventù! Raus, Dino chi era costui? Ma non c’è tempo: l’uomo paga il caffè, esce dal bar, tira fuori dalla giacca lo smartphone e digita sul motore di ricerca “Rino Daus”. Indugia col dito sul primo link, una pagina di Wikipedia. «La leggerò più tardi, bloccato nel traffico» pensa l’uomo, ad alta voce.

1. Revisionismo tendenzioso

Immaginiamo, dopo l’apertura della sede senese di Forza Nuova intestata a Rino Daus, che molti, aprendo i giornali, si siano posti una domanda. Chi era Rino Daus? Sicuramente un personaggio minore, noto solo ai fascisti locali, che lo considerano un eroe, e agli studiosi antifascisti, che lo conoscono come uno dei criminali che assalirono la città di Grosseto durante un attacco squadristico, ovviamente illegale, che costò la vita a diverse persone. Poco e tristemente noto, per buona sorte. Ma di fronte a quel nome, cosa avranno fatto a quel punto alcuni cittadini incuriositi dall’apertura di una sede di Forza Nuova nella città del Palio, proprio a ridosso del quartiere ebraico e della sinagoga? Avranno inserito il suo nome su Google e lì avranno trovato una voce su Wikipedia. Una certezza, l’Enciclopedia libera, no? Sarà sicuramente una fonte interessante. E invece no. Perché, guarda un po’, la voce “Rino Daus” su Wikipedia è un esempio di revisionismo storico compiuto, un caso esemplare di riscrittura tendenziosa della storia, contro il rigore e la serietà metodologica dei risultati raggiunti dalla ricerca accademica in questo ambito storiografico. A riscrivere la storia del fascismo locale su Wikipedia, neanche a dirlo, pare proprio ci siano utenti di origini senesi. Ma dietro di loro ci sono i nomi del wikirevisionismo attivi nella versione in lingua italiana di Wikipedia. Uno fra tutti Jose Antonio – utente manipolatore seriale di voci a favore di un POV (nel lessico wikipediano «point-of-view», con cui si indica una posizione di non neutralità) teso tra il giustificazionismo fascista e l’apologia dei repubblichini – che dopo un’inchiesta del Collettivo Nicoletta Bourbaki sul suo operato in it.wiki ha temporaneamente sospeso la propria attività (o magari ha mutato nick). Questa convergenza produce un risultato di portata molto più ampia, e maggiore gravità, che l’inquinamento di una singola voce.

I fascisti riscrivono la storia a modo loro e lo fanno sull’enciclopedia che si autoproclama libera. Il problema è che Wikipedia è la prima fonte usata dagli studenti a scuola. Nella scuola secondaria, tanto di primo quanto di secondo grado, per una tesina o per un approfondimento, googolare il nome di persona o l’evento su cui lavorare è diventato ormai automatico. E i primi risultati della ricerca sono sempre o quasi le voci di Wikipedia. Frammentazione delle informazioni, velocità, decontestualizzazione degli accadimenti sono spesso i frutti avvelenati di un uso acritico dell’Enciclopedia libera come fonte di verità storica. Proviamo allora a smontare il lavoro di inquinamento della voce “Rino Daus”, precisando che purtroppo questo problema si ripropone per gran parte delle voci su fascismo e antifascismo: i wikirevisionisti hanno inquinato tantissime voci, minimizzando le responsabilità storiche dei fascisti e insinuando dubbi sulla moralità degli antifascisti.

2. Una voce inquinata

La cosa che colpisce della voce su Daus è che riporta tutti i tic della stampa fascista delle origini. L’inversione della vittima e del criminale, che fa risultare uno squadrista come una vittima e non un aggressore. Il giustificazionismo devastante che accusa. Un repertorio ormai ben calibrato, realizzato da anni. La voce di Wikipedia fa apparire normale che i fascisti “rispondessero” con spedizioni squadriste a provocazioni o aggressioni subite, così come a gesti di “affronto alla patria”: non esporre il “Tricolore”, o condurre campagne di stampa contro di loro, contro la sacra nazione. Una banalizzazione della violenza squadrista e allo stesso tempo la costruzione di una narrazione vittimistica, ben sviscerata, per quanto riguarda la nostra contemporaneità, da Daniele Giglioli.

Nel caso della voce su Daus lo squadrismo compare come figlio naturale del disordine seminato dai “sovversivi” dopo la Grande Guerra, come reazione legittima al “caos decadente” dell’Italia postbellica: la giunta socialista di Grosseto si era addirittura spinta fino alla rimozione del busto di Sua Maestà Vittorio Emanuele III dalla sala del consiglio comunale! Per questo i fascisti misero a ferro e fuoco la città e uccisero alcuni grossetani. Un frame che viene usato ancora oggi: quando un neofascista aggredisce una vittima, dirà sempre di essere stato provocato, come spiega in questo articolo Selene Pascarella.

La fonte accademica usata dall’utente Jose Antonio, qui come altrove, è Roberto Vivarelli, storico notoriamente collocato in una zona grigia fra il rigore storiografico e la nostalgia per il proprio impegno giovanile al fianco della Repubblica di Salò. L’opera di Vivarelli è utilizzata in modo da insinuare una correlazione quasi necessaria fra le azioni della giunta socialista di Grosseto e la reazione squadrista , sulla base di tre pagine dedicate all’origine del fascismo, invocate a sostegno, appunto, della pericolosità dei socialisti grossetani.

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E qui non sappiamo se si vuole gabbare il lettore o se ci troviamo di fronte ad un cattivo esercizio di retorica. La voce su Daus contiene una vistosa caricatura dell’argomentazione basata sulla successione fra causa ed effetto perché pretende di provare il “pericolo rosso” – ciò che nelle intenzioni dei wikirevisionisti dovrebbe essere la causa della spedizione contro Grosseto – mediante l’esistenza dello squadrismo, dell’effetto. In altre parole, una determinata interpretazione degli eventi del 1921, fondata su un uso tendenzioso delle pagine di Vivarelli, giustifica a priori il presunto effetto di quegli eventi: la violenza fascista (per una disanima dei paralogismi fondati sul nesso causale, cfr. C. Perelman – L. Olbrechts-Tyteca, Trattato dell’argomentazione. La nuova retorica, Einaudi, 2013, pp. 287-288). Un po’ azzardato per l’occhio allenato all’argomentazione storiografica, ma sufficientemente convincente per il lettore frettoloso o inesperto.

Ma chi ha scritto questa voce? Creata nel giugno 2009, dopo alcuni mesi la voce prende corpo e si struttura stabilmente, in particolar modo grazie agli edit di due utenti: Duccius e Barbicone. Duccius – «Appassionato di storia e della mia città: Siena», come si legge nella sua pagina utente – è il primo utente a contribuire sistematicamente alla voce. Con i suoi edit, da un abbozzo privo di riferimenti bibliografici la voce “Rino Daus” cresce nelle informazioni riportate, organizzate in una determinata struttura che i titoli dei paragrafi esemplificano: La vita, L’azione di Grosseto, La morte di Rino Daus, Nascita e declino di un mito, Curiosità. A sugellare questa lunga serie di edit, nel novembre 2009, Duccius elimina dalla voce i template che segnalano la carenza di fonti, la dubbia neutralità della voce e la sua rilevanza enciclopedica. A chi insiste sulla nulla rilevanza enciclopedica di Daus – «A me sembra che il Daus, oltre a lasciarci le penne mentre andava a malmenare gli altri, di notabile non abbia fatto nulla» –, nella pagina di discussione della voce, Duccius risponde che l’importanza di Daus è data dal fatto che «divenne un’icona per una massiccia campagna di propaganda nazionale».

Compare, a questo punto, nella cronologia degli edit Barbicone, un utente che si descrive come «cittadino italiano», di «lingua madre e quotidiana senese» (sic!), probabilmente vicino a Casa Pound, come si evince in questa discussione (dove l’interessato non è mai intervenuto per smentire) e come si deduce, a ulteriore conferma, dai suoi edit alla voce “Blocco studentesco” e dai suoi interventi nella relativa pagina di discussione (dove scrive che le materie su cui ha competenze sono «il Fascismo e la Storia di Siena»). Della discussione alla voce “Blocco studentesco” va notata la sintonia degli interventi di Barbicone con quelli di Lo Berti e Pietro Chiocca, entrambi alias di Lorenzo Berti, leader di CasaPound Pistoia, che per diversi anni ha guidato una task-force di militanti di CasaPound che svolgeva in Wikipedia Italia un’azione coordinata per eliminare le informazioni sgradite.

Se Duccius pare un utente la cui azione in Wikipedia è guidata dall’interesse localistico – cosa che sovente si riscontra in utenti attivi nell’Enciclopedia libera e che cortocircuita con lo sbandierato principio di enciclopedicità di Wikipedia –, Barbicone rappresenta un POV marcatamente fascista. Per restare alla voce “Rino Daus”, basta portare un singolo esempio di edit di Barbicone per portare alla luce il suo POV: l’inserimento nella voce della categoria “Vittime dell’antifascismo”.

Tra le altre cose l’utente Barbicone intrattiene interessanti conversazioni da appassionato di mercatini e antiquariato nostalgico. Basta leggere la talk in cui un altro simpatico antiquario gli dà una serie di consigli per gli acquisti circa pubblicazioni di epoca fascista: «al mercatino al Tartarugone – [così viene chiamato il mercato coperto dai senesi] – domenica scorsa ho trovato un vecchio numero del periodico del GUF di Siena in cui è riportato un articolo su Daus completo di foto del busto di Trapassi, voleva 20 € e non mi andava di spenderli, magari a te interessa»…

Nel 2010 – nonostante i massicci edit di Duccius prima e di Barbicone poi – i dubbi sull’enciclopedicità della voce non sono stati risolti. Si arriva così all’apertura di una procedura di cancellazione per sottoporre la questione alla comunità degli utenti: la cancellazione della voce viene respinta a maggioranza, bocciata in una votazione che ha visto, tra gli altri, il voto contrario di Jose Antonio, oltre a quello scontato di Barbicone che commenta: «enciclopedico. Tutt’oggi inoltre a Siena esiste il busto storico in bronzo e la lapide». Nei contrari alla cancellazione, va sottolineato, confluiscono due profili di ragioni diversi: utenti convinti tout court dell’enciclopedicità di Daus; altri che sottolineano che non sia la biografia in sé del personaggio a soddisfare la condizione di enciclopedicità, quanto l’utilizzo da parte del fascismo del caso Daus a scopo propagandistico.

Duccius, pur non avendo partecipato al dibattito, ringrazia tutti quelli che hanno votato contro la cancellazione della voce dedicata a Rino Daus, chiosando poche righe prima che «il personaggio può non piacere ma non siamo qui a dare giudizi». Come ad ammettere che l’intenzione primaria nella costruzione della pagina it.wiki dedicata a Daus non è la ricerca della verità storiografica ma la riproposizione, il rilancio tendenzioso di un’icona vittimaria. E a suffragare questo metodo di lavoro, tutto teso a rifrangere gli effetti di senso prodotti dal Daus “martire fascista”, lo stesso Duccius chiama a testimone un minestrone di lavori di «storici contemporanei, antifascisti, accademici», tra i quali, a ben guardare, figura il Dizionario di politica del PNF, scaricabile anche da http:\\bibliotecafascista.org!

Ad ogni modo la voce rimane e, nonostante l’utente Marte77 provi nella pagina di discussione ad aprire un confronto sull’ipotesi di modificare il nome della voce per evidenziare il focus sull’uso propagandistico di Daus, addirittura il suo profilo agiografico si rafforza.

È l’utente Jose Antonio che, dopo la defezione di fatto di Barbicone da Wikipedia, avvenuta nel 2011, “prende in custodia” la voce a partire dal novembre 2012, come si evince dalla cronologia, andando a intervenire con modifiche che cancellano, da una parte, le tracce dell’uso propagandistico del caso Daus da parte del fascismo e, dall’altra, mettendo in opera il dispositivo che Nicoletta Bourbaki ha denominato «livella della violenza». Un copione che Jose Antonio replica spesso e volentieri (si veda l’analisi della voce “Fatti di Sarzana”, qui) e che mira proprio a confondere, come scritto in precedenza, cause ed effetti della violenza squadrista, prima, e nazifascista, poi. Ecco alcuni esempi di edit di Jose Antonio nella voce, che non serve commentare oltre la loro riproposizione: da «figura simbolo della propaganda dell’Italia fascista», Daus diventa «figura simbolo dell’Italia fascista» (qui), da «potente icona della propaganda fascista» a «potente icona del martirologio fascista» (qui).

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3. Ti conosco, mascherina

Sembra che in genere ci si muova nella galassia wikirevisionista per gradi: ci sono apologeti locali del fascismo (Barbicone e Duccius) che si fanno poi spalleggiare da utenti di più lungo corso, che fanno un gioco più coperto, apparentemente protettivo e quasi paternalista. È il caso di Bramfab, utente e amministratore di lungo corso, le cui tracce si trovano nelle cronologie di molte voci biografiche di fascisti così come di voci sulla Resistenza inquinate. Poi, quando il gioco si fa duro e si arriva alla conta, arriva anche Jose Antonio a dare, come abbiamo visto, il suo voto contrario quando la voce “Rino Daus” rischia la cancellazione. Un gioco di scatole cinesi, di maschere che nascondono altre maschere, per mezzo delle quali i wikirevisionisti “fanno rete”, si stringono intorno a una voce e la modificano fino ad inquinarne irrimediabilmente il contenuto. Fregandosene, com’è nel loro stile, della circolarità delle argomentazioni, dei vizi di forma nelle loro conclusioni, del rigore metodologico, avendo ben cura piuttosto di presidiare la voce contro chi tenta di cancellarla o modificarla.

Prendiamo la voce dedicata a Giorgio Alberto Chiurco, grande organizzatore del fascismo senese, prefetto (o meglio capo della provincia, come si chiamavano allora) della RSI nell’anno più cupo della guerra, il 1943-44, e responsabile di molte azioni contro i partigiani in quanto massimo dirigente della provincia di Siena. La voce di Chiurco è collegata a quella di Daus, perché Chiurco fu anche uno squadrista della prima ora, anzi, fu una figura di rilievo dello squadrismo senese: fu lui a spedire Daus a Grosseto ed è quindi responsabile dell’aggressione alla città maremmana. Bene, anche questa voce non a caso è stata plasmata dal duo Duccius-Barbicone, che si relazionano con una modalità che alterna piccole provocazioni reciproche a pacche sulle spalle, e anche questa voce apre uno spunto di riflessione sul modo di utilizzare le fonti da parte dei wikirevisionisti. La cosa interessante è che il lavoro virtuale dei nuovi fascisti su Wikipedia sembra aprire la strada al loro attivismo nel mondo reale, rimbalzando tra la cronaca e l’enciclopedia. Dalla voce in it.wiki di Daus alla sede di Forza Nuova intestata a Daus a Siena.

Ma andiamo con ordine e usciamo per un momento dalla rete. Sul quotidiano locale «Corriere di Siena» il 22 aprile compaiono ben due pagine dedicate a Roberto Fiore, capo politico di Forza Nuova, che concede una lunga intervista. Un servizio ampio in cui, nel giorno dedicato dalle forze democratiche della città ad un presidio antifascista organizzato per dissentire pubblicamente rispetto all’apertura della sede di Forza Nuova e alla sua intitolazione ad uno squadrista, la scelta editoriale appare d’impatto. L’intervento di Fiore infatti, centrale e in risalto, è “circondato” da una serie di trafiletti in cui si elencano le varie posizioni in dissenso.

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Cosa ha a che fare l’intervista a Fiore con la voce it.wiki dedicata a Chiurco? Un dettaglio ci stupisce: l’autore dell’intervista a Fiore è citato proprio su Wikipedia, nella voce dedicata al gerarca fascista Chiurco. Si legge infatti, nella sezione dedicata al periodo dopo la Seconda guerra mondiale: «Da allora il giornalista senese Andrea Bianchi Sugarelli ha iniziato una revisione storica dell’ex capo del fascismo della provincia di Siena che ha portato a diverse pubblicazioni sul quotidiano «Corriere di Siena» e alla partecipazione ed organizzazione di eventi sulla figura del gerarca e deputato fascista tendenti alla sua riabilitazione istituzionale».

E il cortocircuito è totale nel momento in cui nella pagina di discussione della voce, nel gioco delle parti tra Duccius e Barbicone, il primo scrive:

Barbicone! ma che fai, ti citi da solo?!

Un articolo che hai scritto sul quotidiano locale dei pettegolezzi (famoso per le locandine tipo: “Impiegato di banca travestito da Batman in ospedale dopo gioco erotico” et similia) non puoi citarlo come fonte attendibile. Scrivi piuttosto le fonti “vere” da cui hai tratto queste informazioni. Tra l’altro non mi sembrano concordare esattamente con quanto ho io.

Anche in Daus avevi scritto diverse inesattezze (la data del funerale, il ruolo di Chiurco e altre cosette).

Per favore, MENO PASSIONE e PIÙ SCIENZA, vedrai che verrà un bel lavoro.

A cosa si riferisce Duccius? A quale modifica effettuata da Barbicone, dove si autociterebbe? Prendendo in esame la cronologia degli edit e tenuto conto che Duccius inserisce il commento sotto al titolo Il ruolo dello squadrismo ’19-’22, possiamo ragionevolmente individuare l’edit incriminato nell’inserimento di una fonte in nota: Andrea Bianchi, «Corriere di Siena», 28 ottobre 2002. Rivelando quindi il nome di chi indossa la maschera di Barbicone.

La parte di voce che troverebbe conferma in quanto riportato nell’articolo del «Corriere di Siena», già prima presente in voce ma senza fonti a sostegno, è questa:

Completata l’occupazione di Siena e dei centri della provincia la sera del 27 ottobre, Chiurco organizzò la partenza di tremila squadristi senesi verso Roma. Qui ricevette il comando di una intera colonna di camicie nere, con l’ordine di guidare una delle direttrici dell’occupazione della Capitale: quella attraverso Porta Salaria.

Duccius, dopo aver accusato Barbicone di autocitarsi, elimina l’articolo a firma Andrea Bianchi come fonte. Siamo nell’aprile 2010, Barbicone non smentirà né commenterà quanto scritto da Duccius nella pagina di discussione della voce. I due senesi ne avranno forse parlato in real life, al bancone di un bar, in it.wiki – né nella voce in questione, né nelle rispettive pagine di discussione utenti – non ve n’è traccia. In it.wiki Barbicone lascerà scorrere il tempo, poi nel novembre dello stesso anno inserirà come fonte allo stesso passaggio l’Opera Omnia di Benito Mussolini. E così è tutt’ora nella voce.

Il gioco di maschere, la circolarità viziosa per mezzo della quale i wikirevisionisti tentano di riabilitare Chiurco, è evidente. Basta gettare uno sguardo sulla bibliografia e riappare il solito nascondino tra opere accademiche citate solo in fondo al testo ma non usate nella voce, come ad esempio Il fascismo. La politica in un regime totalitario di Salvatore Lupo, e opere che presentano un’evidente intenzionalità riabilitativa, se non agiografica, dalle quali invece si attinge a piene mani. Ovviamente non sono fonti accademiche, al massimo sono ritagli, articoli pubblicati da quotidiani locali, secondo criteri dunque che afferiscono più alla cronaca, alla polemica giornalistica o all’elzeviro che al rigore metodologico dello storico. Le fonti citate sono lontanissime da un rigore storiografico che persino in opere coeve si potrebbe trovare, con un serio lavoro di ricerca bibliografica.

Le fonti accademiche – questa è la tecnica – sono citate, ma spesso non hanno alcun riscontro nel testo della voce. Gli storici (Franzinelli, Collotti, Lupo) servono a dare un’aura di scientificità, anzi, di imparzialità (“diavolo, citiamo anche Franzinelli!”), ma sulle questioni più rilevanti emerge il punto di vista neofascista, distorcendo e riscrivendo in forma revisionista la storia. Questa tecnica è utilizzata, nel caso della voce su Chiurco, per suffragare il ruolo di protettore della città dai bombardamenti alleati – tirando in ballo un libro di Pietro Ciabattini, pubblicato da una nota casa editrice neofascista – e per millantare, addirittura, la carica di salvatore degli ebrei senesi dai rastrellamenti nazisti (e in questo caso, ovviamente, non viene citata alcuna fonte). Ciò appare quantomeno dubbio, per usare un eufemismo, essendo Chiurco l’autore di un testo dal titolo significativo La sanità delle razze nell’impero italiano e come dimostra uno studio di Simone Duranti Un medico al servizio della campagna razziale. Giorgio Alberto Chiurco, “Italia contemporanea” (n. 219, Milano, 2000). Entrambi i testi naturalmente sono citati nella voce! Ma il vero capolavoro consiste nell’investire Chiurco della capacità di aver gestito «il delicato periodo post 8 settembre» con un’autorevolezza tale, secondo i revisionisti, da aver evitato le rappresaglie dei tedeschi, in corrispondenza d’amorosi sensi con il CLN di Siena.

Chi invece ha studiato i documenti, interpretato le fonti, studiato la storiografia su quel cupo periodo, sa bene che tra le mura di Siena non ci fu insurrezione partigiana, ma prevalse una tattica diplomatica rispetto ai territori circostanti della provincia, dove invece la lotta partigiana fu molto accesa. La tattica fu una questione peculiare del CLN senese. La proposta di Chiurco e del vescovo di dichiarare Siena città aperta o città ospedaliera – citata nella pagina Wikipedia slegata da ogni relazione con la situazione difficile, se non disperata, per i fascisti – non ebbe invece alcun esito, perché fascisti e nazisti non avevano smilitarizzato la città, e anzi, in ritirata, continuavano a ordinare sanguinosi rastrellamenti (cfr. La nascita della democrazia nel senese. Dalla Liberazione agli anni ’50, atti del convegno, Colle Val d’Elsa, 9-10 febbraio 1996, a cura di Alessandro Orlandini). È il caso dei fatti di Tegoia, ma anche su questo le fonti, i documenti e gli studi non meritano di apparire nell’apparato critico della voce su Chiurco.

A conti fatti, il gioco è semplice e non è nuovo. Inquinare la narrazione degli accadimenti, mascherare le responsabilità, riabilitare i fascisti mediante un uso distorto delle fonti, interpolare nel testo ipotesi infondate. È questo il campionario di violenze, simboliche, con cui i wikirevisionisti riscrivono la storia del ventennio e ne calpestano la dolorosa memoria.

Appendice. Letture/Pratiche

Il primo numero dell’anno della rivista quadrimestrale di storia contemporanea, «Passato e Presente» (N. 100/2017, Franco Angeli), comprende un saggio di Roberto Bianchi e Gilda Zazzara, La storia formattata, Wikipedia tra creazione uso e consumo (su cui torneremo in modo più ampio) dove si parla anche delle inchieste apparse su Giap. Con lo stesso titolo, il 20 maggio, l’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’età contemporanea ospiterà proprio Roberto Bianchi che insieme a Luca Verzichelli e Valerio Entani duscuterà del rapporto fra wikipedia, fonti storiche e memoria. Anche noi parteciperemo alle iniziative organizzate dall’ Istituto storico della resistenza senese e dell’età contemporanea il 19 e il 20 maggio su questi temi.

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