Spagna 1936-39. Memorie in musica

La guerra civile spagnola ebbe luogo fra l’estate del 1936 e la primavera del 1939. Questa sera alle ore 21, a Siena, nell’aula magna del Rettorato uno spettacolo e una mostra nel quadro del festival Siena Città Aperta ricorderanno, a ottant’anni dagli eventi, la fine violenta dell’esperienza della Seconda Repubblica Spagnola.

Spagna ’36, lo spettacolo che segnaliamo attraverso una recensione a cura di Stefano Arrighetti, presidente dell’Istituto Ernesto De Martino, parte dall’uccisione dell’anarchico Francisco Ferrer ed arriva alla sconfitta del 1939. I canti, in lingua originale, sono frutto di un lavoro di ricerca su brani meno conosciuti di quel periodo. Composti in alcuni casi da Francisco Curto che le traeva dalle poesie del “poeta pastore” Miguel Hernandez. Altri provengono dal repertorio di Chicho Sanchez Ferlosio. Gli arrangiamenti per strumenti acustici saranno accompagnati anche dai filmati tratti dal documentario di Francesco Corsi, Memorias, con l’essenziale scenografia del muralista Francesco Del Casino.

Mentre stavo assistendo allo spettacolo “Spagna ‘36” non ho potuto fare a meno di pensare alla forza del canto popolare e alla sua capacità di non avere steccati o confini: l’Associazione Le radici con le ali ha tra i suoi (pochi) “cattivi maestri” due rappresentanti della toscanità, Altamante Logli e Caterina Bueno; ha prodotto, qualche anno fa, un cd di canzoni, filastrocche e ninne nanne toscane; tutti gli anni, la notte del 30 aprile, gira tra i poderi della Montagnola senese a cantare il maggio eppure eccoli qui a raccontare “un lungo sogno di libertà”.

È proprio vero che devi avere radici robuste e ben radicate per poter aspirare alle ali, al possibile volo verso nuovi territori geografici e storici. La Guerra Civile Spagnola, e prima ancora il golpe militare contro lo Stato Repubblicano Spagnolo, sono un episodio esemplare e riassuntivo delle speranze sconfitte del 900; a 80 anni di distanza, resta una ferita aperta e non solo per la Spagna di oggi.

Lo spettacolo, questo “Spagna 1936”, non ci fa la cronaca degli avvenimenti ma racconta l’evolversi della crisi spagnola dall’uccisione dell’anarchico Francisco Ferrer alla sconfitta del 1939. Lo fa con un mix perfetto tra i versi del “poeta pastore” Miguel Hernandez, testimonianze di intellettuali come Durruti e Rosselli, grazie alla voce di Gianni Calastri; le canzoni di Chicho Sanchez Ferlosio e altri brani tra i meno conosciuti dell’immenso canzoniere della Guerra Civile, eseguiti dal gruppo “I Disertori”, nato appunto all’interno dell’Associazione senese “Le Radici con le ali”; le immagini tratte dal documentario “Memorias” di Francesco Corsi.

Tutto questo è frutto di una ricerca attenta che ha visto coinvolto anche l’archivio dell’Istituto Ernesto de Martino, “abitato” dal gruppo de “I Disertori” per diversi giorni e dal quale sono emersi un canto dedicato a Ferrer e un’intervista a Giuseppe Raffaelli, mitico autore della canzone Figli dell’officina, utilizzati nello spettacolo.
Le canzoni sono in lingua originale e gli arrangiamenti sono per strumenti acustici proprio per esaltare il loro stare dentro la cultura popolare.
Il risultato è uno spettacolo che trascina e sorprende, non solo per la bravura di tutti gli interpreti (una segnalazione particolare alle voci femminili) ma soprattutto per la passione che riesce a trasmettere: stanno raccontando un “sogno immenso di libertà” che non si è realizzato ma che era possibile e che, ancora oggi, parla alle nostre coscienze assopite e sembra dirci che sognare è sicuramente difficile e pericoloso, ma è necessario pensare ad un altro mondo e, magari grazie a filosofi e falegnami, provare a realizzarlo.

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