di Fabio Carnelli
Sabato 23 Giugno il Lavoro Culturale è tornato a Paganica con Sismografie. Ritornare a L’Aquila mille giorni dopo il sisma, in compagnia dei curatori, di Emanuele Sirolli e Isabella Tomassi (fra gli autori) e di Paolo Perna (Salviamo Paganica Onlus): una presentazione del tutto peculiare, che ha aperto i festeggiamenti della seconda riproposizione post-sismica della Festa di San Giovanni.
Presentare questo libro durante la festa ha assunto un duplice significato: da una parte perché molti stimoli al progetto sono partiti proprio da qui, da Paganica e dalla prima riproposizione della festa di San Giovanni, che ha visto presente anche uno dei curatori del volume per la ricerca di tesi; Dall’altra poiché la festa stessa può divenire parte di una vera e propria tattica di rifondazione di luoghi e relazioni, fondamentale per la costruzione di una memoria comune del paese dopo il sisma: anche di questo si è scritto in Sismografie.
Paganica, lo sappiamo, è stato uno dei paesi più colpiti dal terremoto e dalla gestione dell’emergenza: il 39% delle abitazioni è risultato inagibile e sul suo territorio sono sorti ben due Progetti C.A.S.E., fra cui Paganica 2, la più popolosa delle New Town del cratere; attualmente il centro storico del paese è sempre Zona Rossa, chiuso da transenne facilmente rimovibili ma ancora lì, bloccate, come il presente degli aquilani, immerso in vari piani di spaesamento. É in questo presente spaesato che un anno fa alcuni trentenni, insieme alla Onlus Salviamo Paganica, sono riusciti a riattivare delle reti nei bar per auto-organizzarsi nella prima riesumazione post-sismica della festa del patrono del rione Colle, il rione più colpito, il testimone maggiormente invocato di una dialettica mai terminata del paese col proprio passato rurale.
Questi pendolari degli altrove – fra tempi e spazi doppiamente altri, prima già compromessi e ora chiaramente lì, dietro le transenne e dentro e fuori le C.A.S.E. – stanno cercando di costruire dei qui, dove :«questo tempo festivo sembra quasi permettere il ritrovamento di un tempo quotidiano pre-sisma, di quella socialità e di quelle relazionicon e nei luoghi, a cui prima del sisma forse non si pensava più di tanto, ma che ora devono essere ricostruite attraverso rappresentazioni e pratiche ripensate, attraverso un incessante lavoro simbolico e materiale». [1]
Anche quest’anno, fra i salti al fuoco di San Giovanni e i quarti di finale della Nazionale, almeno quattrocento compaesani (un numero doppio o triplo rispetto alla prima edizione) si sono ritrovati di nuovo alle Aie del Colle, negli intermezzi dei nuovi tempi della Paganica post-urbana-emergenziale, dopo i frenetici preparativi che questa volta hanno coinvolto un numero maggiore di persone e anche qualcuno fra i più giovani.
Anche se appare già evidente il rischio di ritrovarsi a celebrare un requiem, nella vuota patrimonializzazione di un passato remoto, per di più in un altrove, magari solamente perché “tocca aggregarsi”, è fondamentale notare quali siano i riferimenti simbolici in gioco e quale continuità si voglia reinventare – quando, dove, come e perché – in un rito festivo giunto alla sua seconda rievocazione. Perché se è stato commesso un paesicidio [2] (colposo o preterintenzionale?), si può forse ripartire da ciò che faceva di Paganica un paese immaginato, affinché i soggetti si riapproprino di quegli strumenti e di quelle pratiche per ri-orientare il proprio immaginario futuro, magari sbloccando il de-presente spaesato proprio facendo leva sulla messa in scena del proprio passato remoto, spazzando via quel passato prossimo che -insieme alle transenne e alle C.A.S.E.- ancora non passa.
[per contribuire al lavoro incessante di rimemorazione e al lungo sguardo che esso deve adottare, segnaliamo inoltre che Sismografie è al 4° posto nella Classifica di Pordenonelegge-Dedalus per la categoria Saggistica. Un Grazie di cuore a tutti i nostri lettori]
Note
[1] Sismografie, p. 75.
[2] Cfr F. Mazzucchelli, Urbicidio. Il senso dei luoghi tra distruzioni e ricostruzioni nella ex Jugoslavia, Bononia University Press, 2010.