Italiano ai migranti: l’importanza delle condizioni d’insegnamento

Pubblichiamo e sosteniamo la petizione del blog per il Riconoscimento della professionalità degli insegnanti di italiano L2/LS per fare chiarezza in merito all’istituzione presso il Comune di Brescia di un albo degli insegnanti in pensione, da cui gli Istituti possono attingere per l’insegnamento a titolo gratuito della lingua italiana agli alunni migranti, avvalendosi del volontariato dei suddetti ex insegnanti in pensione.

L’insegnamento della lingua italiana ai migranti richiede una competenza specifica che si acquisisce attraverso anni di studio, e titoli accademici che spaziano, per dirne alcuni, dalla laurea (triennale e magistrale) al Master, ai corsi di formazione e attraverso anni di esperienza specifica sul campo.

Insegnare l’italiano a migranti non significa “aiutare nei compiti”: significa sapere come insegnare una lingua, quali approcci e metodi utilizzare e in quale situazione, significa saper creare attività e materiali ad hoc, significa progettare percorsi che tengano conto di determinati fattori (stadio dell’interlingua, sequenze di apprendimento, interferenze con la L1, e altri elementi teorici che si devono conoscere e saper applicare). Significa saper coinvolgere gli insegnanti di classe in questo percorso.

Ci chiediamo perché non si reputi necessario affidare l’educazione linguistica degli studenti non madrelingua a docenti opportunamente formati ed esperti: questi studenti hanno forse meno importanza degli altri?

Riteniamo dunque che iniziative come questa siano lesive del diritto all’educazione degli studenti migranti.

Inoltre, ci chiediamo come sia possibile immaginare di gestire una situazione strutturale (la presenza di studenti migranti non è certo più definibile come un’“emergenza”) attraverso il lavoro di personale volontario, quando esistono centinaia di insegnanti specializzati nell’insegnamento dell’italiano a migranti.

L’utilizzo di volontari non solo squalifica in partenza la preparazione e la formazione di questi docenti, ma contribuisce a portare avanti l’idea secondo cui si possano tappare le falle del sistema scolastico attraverso personale non pagato, affinché Stato, Comuni e Province possano risparmiare. Ma le scuole non sono aziende, e l’istruzione non è una merce che tanto più conviene quanto meno costa.

Invitiamo tutti coloro che concordano con noi a inviare una richiesta formale di chiarimento all’attenzione dell’Assessore Roberta Morelli a questo indirizzo e-mail: urp@comune.brescia.it

Approfondimenti:
– L’articolo di Roberto Ciccarelli pubblicato su Il Manifesto.
– L’articolo di Claudia Boscolo pubblicato su Carmilla.

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