Dai campi al campo

Per un’inchiesta sul doposisma dei Sibillini

Anche alla luce delle recentissime scosse di terremoto che hanno colpito l’Abruzzo e della situazione caotica provocata dall’impatto di molteplici eventi naturali – purtroppo noti da tempo – segnaliamo una call ospitata dalle Brigate di Solidarietà Attiva (BSA).

Le BSA nascono a seguito del terremoto aquilano e da subito operano cercando di sviluppare forme di autorganizzazione e protagonismo dei terremotati, ispirandosi alle prime forme di mutuo soccorso del movimento operaio e contadino italiano: elemento questo che porta le BSA ad intrecciare la loro azione con il tema della crisi economica e dell’organizzazione della difesa dei diritti dei lavoratori.

Questo è uno scopo molto importante: non solo non c’è uno scarto, un divario e una contraddizione tra l’inchiesta e questo lavoro di costruzione politica, ma l’inchiesta appare come un aspetto fondamentale di questo lavoro di costruzione politica. Inoltre il lavoro a cui l’inchiesta ci costringerà, cioè un lavoro di discussione anche teorica tra i compagni, con gli operai ecc., è un lavoro di formazione politica molto approfondita e quindi l’inchiesta è uno strumento ottimo per procedere a questo lavoro politico (Panzieri, Uso socialista dell’inchiesta operaia, 1965).

Il terremoto e, in genere, le calamità naturali lasciano segni profondi, a volte irreversibili, nelle collettività disastrate. Tutte le sciagure di massa mettono a rischio, infatti, la presenza di alcuni componenti o di alcune classi delle società locali. Il rischio è quello di perdere, con le fonti di sussistenza, la propria abitazione per quanto inospitale, la propria identificazione nella comunità d’origine quantunque disgregata; di dover abbandonare il proprio paese, la propria famiglia, il proprio lavoro, i precedenti legami […]. È su questo terreno che, di norma, i poteri pubblici mettono in moto meccanismi produttori di sradicamento, di espulsione, di impoverimento ed emarginazione sociale e culturale delle popolazioni sinistrate (Musacchio, Mannocchi, Marini, Orioli, Saba, Stato e Società nel Belice, 1981).

Il 24 agosto del 2016 un terremoto 6.0 Mw colpisce l’alta Valle del Tronto. Un’alta percentuale di vittime sconvolge un’area estremamente circoscritta. Il Governo, attraverso la Protezione Civile, implementa un iter emergenziale inedito per le popolazioni sfollate. Il modello “dalle tende alle case” di Berlusconi e Bertolaso (L’Aquila 2009), sconfitto politicamente ed empiricamente sul campo, si trasforma senza stravolgere la sua natura. Per evitare l’utilizzo del container come step intermedio, dopo lo smontaggio delle tende (realizzato sul versante laziale-piceno a inizio autunno) le popolazioni sono state obbligate ad attraversare un periodo transitorio che dovrebbe durare almeno fino alla consegna delle casette in legno (le cosiddette SAE, strutture abitative emergenziali).

Nel frattempo le scosse del 26 e 30 ottobre, che i sismologi imputano allo stesso sistema di faglie, amplia il cratere di qualche centinaio di chilometri: oltre la Salaria Piceno-laziale, viene colpita l’area maceratese dei Sibillini e il versante umbro che arriva fino a Norcia e Spoleto. Il numero di sfollati decuplica e il piano della Protezione Civile viene stravolto: torna in campo l’ipotesi dei container, soluzione scartata in prima istanza dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Questo tempo sospeso, tra alberghi, affitti e ordinanze, ha generato una situazione caotica che ha dipanato le alternative possibili dei terremotati, declinate a seconda della loro capacità di accesso ai capitali relazionali, economici, culturali etc. Inoltre ha creato un vuoto che sta compromettendo forse irrimediabilmente il sistema di sussistenza di coloro che sono rimasti, mentre ha drogato i mercati “di sponda”. Il verticismo decisionale della Protezione Civile si è manifestato in tutti i suoi limiti sugli innumerevoli fronti aperti dal disastro, inclusi quello della questione del lavoro e dell’assetto socio-produttivo, marcando sempre più la distanza tra popolazioni e istituzioni e al tempo stesso le dinamiche di differenziazione tra terremotati.

L’obiettivo di questa call per una inchiesta militante è ricomporre il quadro delle differenze che si sta generando nel post-sisma del 2016, indagando l’eterogeneità delle soluzioni abitative e più in generale le fratture sociali che si stanno creando nelle comunità colpite dal sisma. Le metodologie utilizzate dipenderanno dalla sensibilità e dalla formazione degli integranti del gruppo, sebbene sia possibile prevedere l’integrazione di tecniche miste qualitative e quantitative.

La natura militante dell’inchiesta nasce dall’esigenza di mettere in relazione le conoscenze generate con la pratica mutualistica e la politica attiva: allo stesso modo è da queste pratiche che nasce la domanda di ricerca e in queste trova il veicolo per avanzare.

Lanciamo quindi un appello a ricercatrici e ricercatori, a tesisti, studiosi, laureandi o appassionati, perché rispondendo possano integrare un gruppo di ricerca autonomo e indipendente per un’inchiesta sul dopo-sisma del 2016.

Le domande saranno accettate se inviate entro la mezzanotte del 31 gennaio 2017.

Alcune questioni tecniche:

  • Il gruppo di ricerca è ospite delle Brigate di Solidarietà Attiva (BSA), che operano nel cratere sin dal 24 agosto 2016. Chi aderisce all’iniziativa condivide i principi di autorganizzazione e mutualismo che guidano l’intervento sul terremoto del Centro-Italia.
  • Nessun compenso è previsto per nessuna figura del gruppo di ricerca. I costi vivi sono quindi a carico di chi sceglie di aderire al progetto. Esiste la possibilità di essere inseriti nel circuito dei volontari delle BSA e quindi usufruire dei servizi gratuiti concessi a tutti gli altri volontari (alloggio, possibilità di provvedere al vitto, ove possibile rimborsi benzina per viaggi interni al cratere), contestualmente con le necessità dei versanti operativi (Tronto, Fermano, Umbro, Amatriciano).
  • La call è aperta a tutti gli studiosi, benché sia data priorità a:
    sociologia, scienze politiche, antropologia, geografia sociale, urbanistica, storia e altre scienze sociali; statistica, demografia, e discipline geostatistiche (GIS); discipline audio-visuali, sociologia visuale, fotografia e video-making.
  • Il periodo in cui verrà realizzata la prima fase dell’inchiesta è, indicativamente, la seconda metà di febbraio (con date da definire). Ė importante specificare la propria disponibilità rispetto alla partecipazione in loco (es: “due giorni”, “solo elaborazione online”, “tutta la durata della ricerca”, etc.).

Per partecipare, è sufficiente rispondere al modulo online e aspettare di essere ricontattati. La selezione avverrà secondo la capacità, la disponibilità e l’esigenza del gruppo, e l’eventuale esclusione sarà comunque comunicata a mezzo posta elettronica.

Per qualunque altro tipo di questione è possibile scrivere a infabbrica [at] anche.no.

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